Roma, 8 settembre 2023 – Impatto record sull’economia dell’intelligenza artificiale: in Italia, il mercato dell’AI nel 2022 ha raggiunto 500 milioni di euro, con una crescita del 32% in un solo anno - di cui il 73% commissionato da imprese italiane (365 milioni di euro) e il 27% rappresentato da export di progetti (135 milioni di euro). Sono questi alcuni dei risultati della ricerca dell'Osservatorio Artificial Intelligence edizione 2023 della School of Management del Politecnico di Milano.
Nelle imprese
Con il processo di transizione ecologica il 61% delle grandi imprese italiane ha già avviato almeno un progetto di AI, 10 punti percentuali in più rispetto a cinque anni fa. E tra queste, il 42% ne ha più di uno operativo. Tra le Pmi, invece, il 15% ha almeno un progetto di AI avviato (nel 2021 era il 6%), quasi sempre uno solo, ma una su tre ha in programma di avviarne di nuovi nei prossimi due anni.
La svolta di ChatGPT
Se le imprese devono investire con programmi a medio-lungo termine e con l’intelligenza artificiale ci avevano già fatto i conti – anche in termini di competitività internazionale – nella realtà dei cittadini è stato l’avvento di ChatGPT a dare la misura di cosa, in concreto, sia l’AI (compresi rischi, pericoli, responsabilità e potenzialità). Dallo stesso studio è emerso che l’esperienza quotidiana degli italiani si concentra sugli assistenti virtuali e sui sistemi di recommendation. In particolare, i chatbot – già utilizzati dall’81% – sono ormai diffusi quasi come gli assistenti vocali (83%). Cresce l’interesse verso le raccomandazioni ricevute da motori di AI per l’e-commerce e un utente su quattro ha realizzato un nuovo acquisto online dopo averli utilizzati.
I riflessi su mercato e professioni
L’intelligenza artificiale spaventa il 73% degli italiani per l’impatto sul mondo del lavoro ma la realtà è che l’intelligenza artificiale è già in grado (si vedrà poi se sarà capace di resistere) a elaborare automaticamente informazioni: dagli atti giudiziari, a contratti e polizze. Analizza comunicazioni interne o esterne e produce elaborati per social network, web, mail e libri.
L’intelligenza artificiale si affaccia come una comodità
Piaccia o meno l’intelligenza artificiale, ogni giorno, interviene sui più diversi aspetti della quotidianità, senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Ci suggerisce gli acquisti da fare online, gli smartphone sono dotati di assistenza virtuale, vengono tradotti testi. Fino ad arrivare alla domotica nelle case, le auto viaggiano con l’intelligenza artificiale ed è anche vero che ormai l’AI è messa al servizio della salute tramite sistemi in grado di coadiuvare, se non addirittura sostituire il medico nella fase dell’intervento chirurgico.
Questioni aperte su scala mondiale
I riflessi economici sono subito evidenti. Il paper “How Saudi Arabia Bent China to Its Technoscientific Ambitions” del Carnegie Endowment for International Peace spiega che sull’intelligenza artificiale l’Arabia Saudita si affida alla Cina anche in vista della Saudi Vision 2030. Insomma, sulla stessa questione, l’occhio può essere o ristretto o a visione lunga. Se l’Arabia Saudita vuole affrancarsi dalla dipendenza dal petrolio investendo su altri settori - per poi posizionarsi tra le principali economie finanziarie usando anche l’intelligenza artificiale - Europa e Stati Uniti si muovono su altri fronti.
Stati Uniti ed Europa – in questa fase – scelgono pedine diverse e cautelative. In Italia, lo scorso marzo, il Garante per la Protezione dei Dati Personali aveva bloccato ChatGPT per raccolta illecita di dati personali e assenza di sistemi per la verifica dell’età dei minori. Pochi giorni dopo i Garanti della privacy europei, riuniti nel Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB), avevano deciso di lanciare una task force su ChatGPT. L’obiettivo della task force sarebbe quello di promuovere la cooperazione e lo scambio di informazioni su eventuali iniziative per l'applicazione del Regolamento europeo condotte dalle Autorità di protezione dati. Ad aprile il Garante aveva poi riaperto la piattaforma in Italia, garantendo più trasparenza e più diritti a utenti e non utenti europei. Negli Stati Uniti, a luglio è arrivata la prima class action, sostenendo che l’azienda OpenAI, creatrice di ChatGPT, avrebbe violato i diritti d’autore e la privacy di innumerevoli persone utilizzando dati sensibili per ‘realizzare’ al meglio la propria creatura figlia dell’intelligenza artificiale.