Giovedì 21 Novembre 2024
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Intelligenza artificiale, come può assicurare il benessere di una società che invecchia

Sarà dedicata alle risposte che le nuove tecnologie possono garantire a una popolazione sempre più anziana e fragile la tavola rotonda che accompagnerà, domani a Bologna, la cerimonia di assegnazione del premio Eubiosia

"Nonna, dammi i soldi". Anziana ingannata con l’intelligenza artificiale

L'intelligenza artificiale potrà aiutare gli anziani nello svolgimento di alcune funzioni

Bologna, 13 novembre 2024 – Sarà dedicata alle risposte che le nuove tecnologie possono garantire a una popolazione sempre più anziana e fragile la tavola rotonda che accompagnerà, domani a Bologna, la cerimonia di assegnazione del premio Eubiosia (15esima edizione), il riconoscimento che Fondazione Ant Franco Pannuti consegna, ogni anno, alle aziende e agli enti che la sostengono.

Intitolata “Intelligenza artificiale, benessere plurale”, la tavola rotonda sarà moderata da Alberto Mattiello, esperto di innovazione tecnologica e business, relatore di oltre 200 conferenze internazionali e 'mentor' in diverse aziende e università, fra cui l'Imperial College di Londra e l'università Bocconi di Milano. Mattiello farà il punto sull’evoluzione dell'IA e della robotica, ponendo l’accento, in particolare, sulle tecnologie maggiormente in grado di rivoluzionare, nel prossimo futuro, la nostra quotidianità e gli stili di vita.

“L’Ai? Sarà proattiva e sentirà le nostre emozioni”

Secondo Alberto Mattiello, stiamo passando rapidamente da un’intelligenza artificiale capace di eseguire le mansioni, più o meno complesse, che le vengono assegnate, a un "sistema proattivo, il quale, dato un obiettivo, si impegna affinché tutte le azioni vadano nella direzione indicata. Sempre più simile, insomma, al modo di agire dell’essere umano”. E, come l’essere umano, l’Ai potrà comprendere le emozioni, ‘sentirle’ e reagire di conseguenza: “si chiama ‘affective computing’ – spiega l’esperto – ed è una delle tecnologie con il maggior impatto previsto negli anni a venire. Se avvio un dialogo con un robot e quest’ultimo può ‘leggere’ il mio stato emotivo, decodificare emozioni come ansia, dolore o impazienza, la comunicazione diverrà molto più efficace. A tutti gli effetti paragonabile a una conversazione fra esseri umani”.

La nuova modalità vocale di ChatGpt

Un ulteriore potenziamento è assicurato, in tal senso, dalla nuova modalità vocale di ChatGpt – Advanced voice mode – che, oltre a essere molto avanzata, "manifesta le emozioni modulando il tono di voce – continua – e dando l’impressione che l’interlocutore sia emotivamente coinvolto nella conversazione. Questa funzionalità è già in fase di sperimentazione con persone affette da malattia di Alzheimer: potrebbe essere utilizzata, infatti, per dare risposte alle domande ripetitive (uno dei sintomi più frequenti e, purtroppo, più frustranti per coloro che si occupano di persone con questa patologia). Inoltre, la possibilità di dialogare con le macchine, anziché usare tasti e pulsanti, aiuterà, ad esempio, le persone con difficoltà motorie a compiere tutti quei gesti che ora richiedono l’intervento di un assistente. “Saremo circondati da oggetti ‘animati’dalla lavatrice all’auto – con i quali dialogheremo costantemente, usando solo la voce”, dichiara Mattiello.

I robot umanoidi, caregiver del futuro

"Solo negli ultimi 6 – 8 mesi, in tutto il mondo sono nate almeno 20 società che realizzano robot umanoidi – prosegue –: le loro applicazioni possono essere infinite, dagli ambienti domestici alla consegna di merce a domicilio. Al di là delle rappresentazioni ‘pittoresche’ o romanzate dei robot, tuttora assai diffuse nella narrazione dei media, c’è un dato di fatto: i robot possono compiere lavori domestici o svolgere mansioni di assistenza alle persone, arrivando addirittura a imboccarle al momento del pasto. Pensiamo a quanto queste tecnologie possano essere utili a sollevare i familiari di persone sofferenti e non autosufficienti”.

Una Ai più ‘intelligente’ e performante dell’essere umano

Appena un mese fa, è stato rilasciato un nuovo modello di intelligenza artificiale definito ‘reasoning’ (dal verbo inglese ‘to reason’, ragionare): "ha una capacità di ragionamento simile a quella degli esseri umani ed è certamente più affidabile del metodo basato sul calcolo probabilistico, finora utilizzato dall’Ai – argomenta il business futurist –. Un ulteriore passo verso la cosiddetta Ai generativa (GenAI) che, grazie a modelli ancor più sofisticati di machine learning, arriverà – secondo le previsioni – a essere più intelligente dell’essere umano, in quanto saprà ottimizzare sé stessa costantemente e molto più rapidamente di quanto riesca a fare un essere umano. È uno scenario a cui, devo ammetterlo, non siamo ancora preparati”.

In che modo l’Ai cambierà il mondo del lavoro?

Si torna, così, su uno dei dibattiti più ricorrenti da quando le tecnologie basate sul machine learning hanno iniziato a diffondersi in maniera più pervasiva, spinte anche da costi sempre più accessibili dei software e delle tecnologie di manutenzione e allenamento dei sistemi: l’intelligenza artificiale impatterà sul mercato del lavoro? "Da almeno 3 anni – conclude Mattiello – i progressi in questo ambito si stanno succedendo con una rapidità mai vista prima. Non passa giorno senza che si apprenda di un nuovo ‘tool’ e di una tecnologia capace di rendere improvvisamente obsoleta quella precedente. Il mondo del lavoro sta già cambiando: secondo le previsioni, nel prossimo futuro almeno 80 milioni di persone usciranno dal mercato del lavoro, mentre altri ruoli emergeranno o saranno ridelineati, alla luce delle trasformazioni introdotte dall’uso massivo dell’Ai. Sono elementi di cui le organizzazioni e i policy maker dovranno necessariamente tener conto”.