Roma, 12 giugno 2024 – Elon Musk, il patron di Tesla, continua nella sua offensiva contro OpenAI, il colosso dell’intelligenza artificiale. E, questa volta, nel mirino del plurimiliardario, è finita però anche la Apple, che nei giorni scorsi ha annunciato l’integrazione strutturale di ChatGPT nelle prossime versioni del suo sistema operativo IOS. Un accordo che è stato salutato positivamente dalle borse mondiali: a Wall Street il titolo della mela morsicata ha toccato un nuovo record. Ma che non è stata affatto digerito da Musk, da sempre ostile a OpenAI, almeno da quando nel 2018 l’imprenditore sudafricano, naturalizzato statunitense, ha lasciato l’azienda creatrice di ChatGPT perché a detta sua non stavano rispettando i principi di fondo dell’organizzazione, cioè "aperta e trasparente", mentre avrebbe deciso di sfruttare l’intelligenza artificiale per massimizzare i profitti.
Ora Musk ha deciso di far partire una nuova offensiva, con la decisione di vietare i dispositivi Apple nelle sue aziende dopo il nuovo accordo sull’intelligenza artificiale. Il motivo? Semplice: l’integrazione di ChatGPT sugli iPhone e sugli altri device di Cupertino metterebbe a rischio la privacy degli utenti perché attraverso il chatbot integrato del telefonino, la società potrebbe raccogliere dati sensibili degli utenti. "Questa è un’inaccettabile violazione di sicurezza", tuona Musk su X.
Il bando si applicherebbe non solo ai dipendenti di X, Tesla, SpaceX e xAI, ma anche a tutti quelli che visitano le sedi delle aziende. In quel caso, i telefoni e i computer Mac verrebbero "conservati in una gabbia di Faraday", cioè un contenitore che scherma tutto quello che c’è al suo interno dai campi elettromagnetici. E che quindi non permetterebbe agli iPhone di funzionare.
Ma da dove nascono le preoccupazioni di Musk? E perché si violerebbe la privacy degli utenti? Il problema è che l’intelligenza artificiale targata OpenAI entrerà in funzione quando Siri, il chatbot integrato nei telefonini del gruppo di Cupertino, non è in grado di rispondere alle domande degli utenti. Ed a questo punto che le richieste chiameranno in causa OpenAI per chiedere un aiuto. Apple ha già fatto sapere che le domande fatte non saranno salvate da quest’ultimo e gli indirizzi IP (che identificano il singolo dispositivo che si connette a internet) non saranno mai condivisi con ChatGPT.
Ma per Musk non è sufficiente, perché non garantisce la protezione degli utenti. Una paura infondata, spiega Pierluigi Paganini, esperto di sicurezza e professore di Cybersecurity presso l’Università Luiss Guido Carli: "Il risentimento di Musk contro OpenAI è noto e non perde occasione per attaccare l’azienda. Ma trovo prematuro additare Apple Intelligence come una minaccia per gli utenti". In ogni caso Apple ha già annunciato che l’accordo con OpenAI andrà avanti, nonostante le minacce del numero uno di Tesla. Uno dei manager di punta di Cupertino, Craig Federighi, ha già aperto alla possibilità in futuro di altre partnership sul fronte dell’intelligenza artificiale, menzionando esplicitamente Google, per lasciare libera scelta agli utenti.