Venerdì 18 Aprile 2025
CLAUDIA MARIN
Economia

Buco nelle casse dell’Inps, servono 6,6 miliardi per garantire le pensioni

L’allarme lanciato dall’Istituto nazionale di previdenza sociale. I contributi mancanti sono dovuti a condoni e rottamazioni di cartelle fiscali

Buco nelle casse dell’Inps, servono 6,6 miliardi per garantire le pensioni

Roma, 15 aprile 2025 – La denuncia è di quelle che lasciano il segno: il conto delle sanatorie e delle rottamazioni degli anni precedenti sarà di oltre 6,6 miliardi di euro per garantire le pensioni. A lanciare l’allarme è il Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza) dell’Inps in una nota dettagliata sui costi per lo Stato delle operazioni di condono varate negli anni tra il 2018 e il 2022. A causa dello stralcio dei crediti contributivi fino al 2015, nei prossimi anni bisognerà trovare 6,6 miliardi a copertura dei contributi mancanti per le pensioni dei lavoratori dipendenti. Se infatti lo stralcio delle cartelle contributive per i lavoratori autonomi nel lungo periodo non è rilevante perché le pensioni saranno più basse tenendo conto dei contributi non versati, per i dipendenti vige l'automaticità delle prestazioni e in caso di contributi non versati dall'azienda e poi rottamati gli assegni pensionistici devono comunque essere pagate sulla base dei contributi dovuti anche se non sono stati versati.

Inps, per chi rinvia quota 103 contributi in busta paga
Buco nelle casse dell'Inps, servono 6,6 miliardi per garantire le pensioni

L'allarme scaturito dalla lettura dei dati arriva dal Civ dell'Inps che oggi ha approvato la delibera sul riaccertamento dei residui attivi e passivi al 31 dicembre 2023, secondo la quale lo stralcio delle cartelle contributive comporterà la cancellazione di 16,4 miliardi. Le variazioni e le eliminazioni incideranno negativamente sul Rendiconto generale dell'Istituto per 13,4 miliardi dato che c'è anche l'eliminazione di residui passivi per 2,7 miliardi.

Nel dettaglio la diminuzione dei residui attivi (15,4 miliardi di euro su un totale di 16,4 miliardi) è ascrivibile allo “stralcio dei crediti fino a mille euro maturati dal 2000 al 2010” pari a 0,4 milioni, allo “stralcio dei crediti di importo residuo fino a cinquemila euro»” maturati dal 2000 al 2010, pari a 5,4 miliardi (decreto legge 41/2021); allo “stralcio dei crediti di importo residuo fino a mille euro”, maturati dal 2000 al 2015, pari a 9,9 miliardi (legge 197/2022).

La conseguenza è che il Civ chiede di incrementare i trasferimenti statali all'Istituto per coprire il buco che si determinerà nei prossimi anni. Ma questo ulteriore obiettivo non sarà semplice da raggiungere vista la situazione dei conti pubblici.

Approfondisci:

L’inverno demografico gela l’Italia. Ecco quanto incide la spesa per un figlio sugli stipendi

L’inverno demografico gela l’Italia. Ecco quanto incide la spesa per un figlio sugli stipendi

La situazione rischia di peggiorare nei prossimi anni se non dovessero crescere i tassi di occupazione, gli orari di lavoro o la produttività. A causa del calo della popolazione in età da lavoro (tra i 15 e i 64 anni) legato alla transizione demografica, ha spiegato Bankitalia, si avrebbe una riduzione dell'input di lavoro con una riduzione del Pil nei prossimi 25 anni dello 0,9% annuo. Il Pil pro capite si ridurrà dello 0,6% l'anno per effetto della parallela riduzione della popolazione complessiva.

Il Civ dell'Inps ha inoltre messo in evidenza come lo stralcio delle cartelle contributive non avrà ripercussioni sul patrimonio dell'Istituto perché viene coperto dal Fondo di svalutazione dei crediti ma ha tuttavia ricordato la necessità di "interventi compensativi nei confronti dell'Istituto a carico della fiscalità generale” per i 6,6 miliardi di oneri che peseranno sulla gestione dei lavoratori dipendenti a fronte dell'automaticità delle prestazioni pensionistiche. I provvedimenti sullo stralcio hanno riguardato crediti fino a 5mila euro fino al 2010 e crediti fino a mille euro fino al 2015.