Milano, 9 settembre 2022 - È finita la stagione dei tassi zero. Dopo gli Usa anche l’Europa ha deciso di frenare l’inflazione più alta da metà anni Ottanta (9,1% e 8,4% in Italia ad agosto) con un maxi-rialzo del costo del denaro. Ieri infatti la Banca centrale europea ha varato un aumento dello 0,75% – un rialzo record che entrerà in vigore il 14 settembre – portando, dopo il più 0,50% di luglio, il tasso principale all’1,25% con effetti a catena su mutui, prestiti e titoli e debito pubblici. "Questo passo significativo", secondo l’istituto guidato da Christine Lagarde, che ha fatto il mea culpa per non aver previsto l’esplosione dell’inflazione, purtroppo destinata, spinta da energia e alimentari e dalla guerra in Ucraina, a crescere ancora nel breve termine, non sarà l’ultimo. In base all’andamento dei prezzi, con l’obiettivo di riportare l’inflazione entro il 2% (2,3% nel 2024, dopo una stima dell’8,1% quest’anno e del 5,5% il prossimo) la Bce proseguirà nei rialzi nelle future riunioni del board, più di due e meno di cinque. E quindi il costo del denaro secondo gli analisti potrebbero salire fino al 2,5% nei prossimi mesi con un altro 0,75% a ottobre.
Rischio recessione
La Bce stima al ribasso la crescita del Pil dell’Eurozona al 3,1% quest’anno e a uno 0,9% nel 2023 a meno che uno stop alle forniture di gas russo non lo faccia addirittura diventare negativo. Il che significa che il rialzo dei tassi è l’anticamera di una recessione. Per questo anche all’interno della Bce c’erano visioni diverse, ma alla fine ha vinto il partito dei falchi del Nord nell’inseguire le mosse dell’americana Fed, il cui presidente Jerome Powell ha ribadito anche ieri la linea dura. Ma l’arma dei tassi servirà a frenare la corsa dei prezzi da caro-energia e guerra? A livello finanziario non si può non utilizzarla, ma, avverte Angelo Drusiani di Edmond De Rothschild, "da sola non basta: serve un’alleanza tra banche centrali e politica e la soluzione del conflitto ucraino".
La reazione dei mercati
Le Borse europee hanno recuperato in chiusura le perdite per la mossa "jumbo" della Bce, già scontata dai mercati, con Piazza Affari su dello 0,88% trascinata dai titoli delle banche, favorite dal rialzo dei tassi, e dalla partenza positiva di Wall Street. L’euro è rimasto sotto la parità con il dollaro scontando il rischio di una recessione europea mentre il rendimento del Btp decennale è schizzato al 3,91% nonostante una riduzione a 224 punti (-3) dello spread.
Mutui e prestiti più cari
Per Facile.it un mutuo variabile da 126 mila euro a 25 anni, stipulato a gennaio, vedrà la rata mensile aumentare di 45 euro a 560. Per MutuiOnline.it un finanziamento ventennale da 140mila euro subirà, per i migliori tassi variabili sul mercato, un rincaro della rata mensile di 49 euro e di 11.700 euro complessivi con un tasso al 2,07%. Che resta però più basso dei prodotti a tasso fisso, oggi attorno al 3%, e per questo, ricorda Alessio Santarelli, ad di MutuiOnline, chi pensa di stipulare un mutuo a tasso fisso deve affrettarsi prima che salgano mentre resta un’opzione interessante quella dei prodotti variabili con il cap (tetto al rialzo dei tassi) che stanno vivendo un vero e proprio boom. Anche per prestiti e credito al consumo sarà inevitabile un incremento dei tassi mentre per le imprese sarà più caro e selettivo indebitarsi con un calo quindi degli investimenti.
Risparmi e debito pubblico
Con il rendimento dei Btp al 4%, spiega Drusiani, l’investimento graduale in titoli di Stato diventa appetibile tenendo conto che nel 2024, di fronte a una recessione, i tassi torneranno a scendere e si avrà anche un guadagno sul capitale. Non sorride invece il Tesoro perché, nonostante non si sia di fronte a un allarme per le casse dello Stato, anche se ieri i rendimenti dei Btp a due anni sono balzati di 16 punti al 2,27%, tra i più alti d’Europa, le ultime stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio dicono che un aumento dell’1% dei tassi pesa per 19 miliardi in tre anni.