Roma, 31 marzo 2023 – L’inflazione, sulla base dei dati Istat, continua a invertire la rotta a marzo. Nel mese che finisce “prosegue la fase di rapido rientro dell'inflazione” che scende al 7,7% dal 9,1% del mese precedente, guidata dalla dinamica dei prezzi dell'energia. Il tasso tocca così il livello più basso degli ultimi mesi, a partire da maggio 2022, quando era al 6,8%. Ma il rallentamento della corsa prezzi non si riflette nel ‘carrello della spesa’: la crescita dei prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona rimane stabile su base tendenziale al 12,7%, superiore di 5 punti percentuali al tasso complessivo.
Su base mensile l'indice dei prezzi al consumo registra una diminuzione dello 0,3%. Mentre continuano le tensioni al rialzo dei prezzi dei beni alimentari non lavorati, e l'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimenti freschi, registra "ancora una moderata accelerazione” (da +6,3% a +6,4%).
A marzo – questa la valutazione degli analisti dell’Istat – prosegue la fase di rapido rientro dell’inflazione, guidata dalla dinamica dei prezzi dei beni energetici, sia della componente regolamentata sia di quella non regolamentata (entrambe in netto calo su base congiunturale). Continuano, di contro, le tensioni al rialzo dei prezzi nel comparto dei beni alimentari non lavorati, dei tabacchi e dei servizi, che portano a una nuova accelerazione dell’inflazione di fondo (salita a +6,4%), la cui dinamica tuttavia sembra perdere lo slancio che aveva contraddistinto i mesi precedenti. Infine, i prezzi del “carrello della spesa” rimangono stabili su base tendenziale a +12,7%.
Più in dettaglio, il rallentamento del tasso di inflazione – spiegano gli esperti dell’Istituto di statistico - si deve, in prima battuta, alla decelerazione su base annua dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +40,8% a +18,9%) e alla flessione più marcata di quelli degli energetici regolamentati (da -16,4% a -20,4%) e, in misura minore, dalla contrazione dei prezzi degli alimentari lavorati (da +15,5% a +15,3%), dei beni non durevoli (da +7,0% a +6,8%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,4% a +6,3%). Tali effetti sono stati solo in parte compensati dall’accelerazione dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,7% a +9,3%), dei tabacchi (da +1,8% a +2,5%) e dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (da +6,1% a +6,3%).
L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, registra ancora una moderata accelerazione (da +6,3% a +6,4%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +6,4% a +6,5%). Si attenua la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +12,4% a +9,8%), mentre si accentua lievemente quella relativa ai servizi (da +4,4% a +4,5%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -5,3 punti percentuali, da -8,0 di febbraio. I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona restano stabili in termini tendenziali (al +12,7%), mentre quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto rallentano la loro crescita (da +9,0% a +7,7%).
In definitiva, la diminuzione congiunturale dell’indice generale si deve al calo dei prezzi degli energetici, sia non regolamentati (-9,6%) sia regolamentati (-4,8%), solo in parte compensato dall’aumento dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,2%), dei servizi relativi ai trasporti (+0,9%), degli alimentari lavorati e dei tabacchi (+0,7% entrambi), dei beni durevoli e semidurevoli (+0,5% entrambi), dei Beni non durevoli e dei Servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+0,3% entrambi).
L’inflazione acquisita per il 2023 è pari a +5,1% per l’indice generale e a +4,1% per la componente di fondo.