Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

Chiusa l’indagine su Facebook e Instagram: ipotesi evasione fiscale per 887 milioni. Cosa c’entrano i nostri dati personali

I rappresentanti legali della società Meta Platforms Ireland sono accusati di “omessa dichiarazione dell’Iva” nei periodi dal 2015 al 2021

Chiuse le indagini su Meta

Chiuse le indagini su Meta

Milano, 9 dicembre 2024 – Una presunta evasione fiscale per oltre 887 milioni di euro. È l’ipotesi al centro delle indagini (di cui oggi c’è stato l’avviso di chiusura) della Procura di Milano sulla società Meta Platforms Ireland. Per intenderci, si tratta della società titolare di Facebook e Instagram. I rappresentanti legali della società sono accusati di "omessa dichiarazione dell'Iva” per i periodi d'imposta dal 2015 al 2021. Meta, che prima di chiamava appunto Facebook, "avrebbe omesso di dichiarare un imponibile pari a euro 3.989.197.744,05, cui corrisponde un'Imposta sul Valore Aggiunto evasa pari a euro 887.623.503,69". 

Gareth Lambe è indagato in qualità di "director" della società irlandese tra il 2015 e il 2018 e Maria-Begona Deirdre Fallon Farrugia in qualità di "director" tra il 2019 e il 2021.

L’origine dell’indagine

I pm Giovanni Polizzi e Cristian Barilli, come si legge in una nota del procuratore Marcello Viola hanno notificato oggi l'avviso di conclusione delle indagini "nei confronti dei Rappresentanti Legali della società di diritto irlandese Meta Platforms Ireland Limited, titolare dei social network Facebook e Instagram", a seguito degli accertamenti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Milano. “Attraverso le attività investigative svolte è stato verificato come il Gruppo Meta, per consentire agli utenti l'utilizzo del proprio software e dei correlati servizi digitali, acquisisca e gestisca, per scopi commerciali, dati, informazioni personali e interazioni sulle piattaforme di ciascun iscritto, così da instaurare con i fruitori del servizio - in virtù della connessione diretta in termini di proporzionalità quantitativa e qualitativa tra le contrapposte prestazioni - un rapporto di natura sinallagmatica, ricondotto, ai fini dell'applicazione dell'imposta sul Valore Aggiunto, all'interno della cornice normativa di cui all'articolo 11 del D.P.R. n. 633/72, quale operazione permutativa. Le indagini hanno permesso di evidenziare gli analitici elementi di fatto e di diritto idonei a supportare la configurazione, in capo ai rappresentanti Legali della società Meta Platforms Limited, soggetto erogatore del servizio e titolare del trattamento dei dati conferiti dall'utente, del reato di 'omessa Dichiarazione' ai fini I.V.A.di cui all'articolo 5, comma 1, del D.Lgs. n. 74/2000 per i periodi d'imposta dal 2015 al 2021, in quanto avrebbe omesso di dichiarare un imponibile pari a euro 3.989.197.744,05, cui corrisponde un'Imposta sul Valore Aggiunto evasa pari a euro887.623.503,69”.

L’iscrizione degli utenti

Ma cosa significa? In sostanza, l'Iva non versata riguarda l'iscrizione degli utenti sulle piattaforme social. Iscrizioni che avvengono sì gratuitamente, ma con l'utente che in realtà paga una sorta di 'fee', perché mette a disposizione i propri dati personali e con tanto di potenziale profilazione di quei dati. Ed è proprio attraverso questo scambio, formalmente gratuito, che Meta può trarre comunque un profitto. Guadagni che, in base a valutazioni giuridiche e fiscali, devono essere tassati, secondo i pm, con l'applicazione dell'imposta sul valore aggiunto, che Meta, invece, negli anni non ha mai versato.

La natura non gratuita dei servizi offerti da Meta era già stata affermata dall'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, dal TAR del Lazio (Sentenza n. 260 del 2020) e dal Consiglio di Stato (Sentenza n. 2631 del 2021), oltre che da autorevole dottrina, e ha trovato riscontro nelle attività ispettive della Guardia di Finanza, negli atti dell'Agenzia delle Entrate e infine nelle risultanze dell'indagine penale.

La posizione della società

"Siamo fortemente in disaccordo con l'idea che l'accesso da parte degli utenti alle piattaforme online debba essere soggetto al pagamento dell'Iva". Così un portavoce di Meta. "Abbiamo collaborato pienamente con le autorità rispetto ai nostri obblighi derivanti dalla legislazione europea e nazionale e continueremo a farlo. Prendiamo sul serio i nostri obblighi fiscali e paghiamo tutte le imposte richieste in ciascuno dei Paesi in cui operiamo" aggiunge il portavoce.