È CONOSCIUTA in tutto il mondo la straordinaria capacità italiana nella costruzione di infrastrutture, a partire dal primato (tuttora imbattuto) degli antichi Romani. Lo è molto meno la leadership italiana a livello globale nel monitoraggio di dighe, gallerie, ponti, ferrovie, grattacieli e miniere: la incarna oggi Sisgeo, azienda di Masate nell’hinterland di Milano fondata da Romano Lamperti e Domenico Bruzzi. L’azienda, che ha appena compiuto trent’anni di vita, si posiziona oggi tra i cinque più importanti gruppi al mondo nella progettazione, produzione e installazione di strumenti di precisione per il monitoraggio di opere civili e di ingegneria geotecnica, in corso d’opera e in esercizio. Piezometri, inclinometri, pendoli, centraline di lettura, datalogger e altri strumenti all’avanguardia dell’azienda di Masate sposano la tradizione della manifattura italiana con le tecnologie più avanzate. Ma paradossalmente sono applicati e apprezzati soprattutto all’estero, a causa dell’iper-burocrazia e della lentezza che dominano gli iter autorizzativi nel nostro Paese.
Impressionante la lista dei Paesi e delle maxi-sfide in cui è impegnato oggi il gruppo milanese. In Europa spicca, ad esempio, il cantiere del Grand Paris Express. E’ la più grande rete urbana di collegamento, per lo più sotterranea, che collega la capitale francese al suo hinterland: Sisgeo fornisce gli strumenti per misurare gli scavi e le interferenze che questi generano con tutto ciò che c’è in superficie. In Gran Bretagna Sisgeo è impegnata invece sul cantiere dell’alta velocità HS2: nel tratto tra Londra e Birmingham sono stati utilizzati dispositivi esclusivi che monitorano il comportamento del terreno, mediante speciali sensori in grado di rilevare sia lo spostamento orizzontale sia l’assestamento verticale. Tra Italia e Francia c’è poi il maxi-cantiere dell’alta velocità ferroviaria Torino-Lione, mentre nel cuore d’Italia Sisgeo è attiva sul cantiere complesso della Metro C a Roma. Con i loro progetti gli uomini e le donne di Sisgeo sono i "guardiani tech" delle infrastrutture. Ma in questo ingranaggio perfetto che unisce persone e tecnologie c’è un "granello di sabbia": la mancanza di personale qualificato. È questa l’emergenza attuale (e ancor più futura) della manifattura made in Italy: un’emergenza con cui, tuttavia, il sistema Italia non ha ancor deciso di fare i conti.
Francesco Delzio