Domenica 22 Dicembre 2024
Antonio Petrucci
Economia

Gli immobili di proprietà e l’efficientamento energetico. Solo il 4% è a norma. Gli scenari possibili

Il tema della transizione verde è molto importante e attuale per gli italiani. Il 77% vive in casa di proprietà, cioè 19,8 milioni di famiglie sulle 25,7 recensite nel nostro Paese, un dato molto superiore ad esempio a Germania e Svizzera, dove non si arriva nemmeno al 45%

Gli immobili di proprietà e l’efficientamento energetico

Roma, 18 luglio 2024 – È un tema caldo, che riguarda gran parte degli italiani, quello della transizione verde. Infatti, stando ai dati di Confedilizia, il 77% vive in casa di proprietà, cioè 19,8 milioni di famiglie sulle 25,7 recensite nel nostro Paese, un dato molto superiore ad esempio a Germania e Svizzera, dove non si arriva nemmeno al 45%. Alla luce di ciò, ci si trova dinanzi a prospettive di evoluzione molto importanti, dopo le recenti normative europee che riguardano la sostenibilità degli edifici. Crif, nell’ambito del proprio ESG Outlook - osservatorio sulla sostenibilità di imprese, individui e immobili - ha analizzato il processo di efficientamento energetico degli immobili italiani già in atto e gli scenari di sviluppo possibili in base a diversi fattori.

I risultati dell'osservatorio Crif

Il Crif Esg Outlook ha esaminato i primi risultati relativi al Green Asset Ratio (GAR) pubblicati dalle maggiori banche italiane. Dall’analisi emerge come i prestiti garantiti da immobili residenziali rappresentino circa il 90% del totale che le banche possono utilizzare e sono per la maggior parte (66%) già in linea con le regole europee per la finanza verde. Il dato dimostra come i mutui per le case costituiscano la principale attività “sostenibile” per le banche e rappresenta una buona base su cui innestare incentivi statali al fine di allinearsi agli obiettivi della direttiva “Case Green” dell’UE. Infatti, la recente normativa Performance of Buildings Directive (EPBD) dell’UE, nota appunto come “Direttiva Case Green”, promuove la riqualificazione energetica in ogni stato membro degli immobili residenziali e non residenziali dal 2030, indicando alcune scadenze intermedie: dal 1° gennaio 2030, è previsto che tutti gli immobili (residenziali e non) di nuova costruzione siano a emissioni zero; per gli immobili residenziali esistenti, è prevista una riduzione del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e una riduzione del 20-22% entro il 2035 (garantendo almeno il 55% della riduzione di consumo medio di energia primaria attraverso la ristrutturazione di edifici a bassa prestazione energetica); per gli immobili non residenziali esistenti, è prevista una riduzione del consumo medio di energia del 16% entro il 2030 e una riduzione del 26% entro il 2033.

Un percorso già avviato

Secondo i dati Siape e Crif, attualmente solo il 4% degli immobili residenziali italiani è in classe energetica A. Tuttavia, oltre il 40% degli immobili ristrutturati nel 2023 sono stati portati alla classe energetica A mentre le nuove costruzioni sempre in questa classe superano il 90%. Un processo di efficientamento che è dunque già in corso. Questo percorso verso l’efficienza energetica oltre al supporto degli incentivi governativi non può prescindere, secondo gli esperti, dalle misure di politica monetaria dettate dal contesto macroeconomico.

Tre possibili scenari

Questi elementi sono stati considerati da Crif nell'elaborazione, attraverso modelli statistici proprietari, di tre scenari distinti che considerano l’evoluzione delle classi energetiche degli immobili residenziali in Italia entro il 2050. Nello scenario più avverso, la riduzione di immobili in classe G sarà limitata - nel 2030 rappresenteranno il 34% e nel 2050 il 29% del totale degli immobili - mentre la quota della classe energetica A migliorerà lentamente, passando al 6% nel 2030 e al 14% nel 2050. Lo scenario intermedio contempla moderati sforzi per migliorare l’efficienza energetica, in linea con le tendenze in atto e supportati da incentivi paragonabili a quelli già in vigore, che porteranno a un graduale miglioramento delle classi energetiche degli immobili, con la riduzione degli immobili di classe G al 13% e con immobili di classe A che coprono il 31% nel 2050 del totale degli immobili. Tuttavia, resterebbe una significativa quota di edifici appartenenti alle classi meno efficienti. Considerando invece lo scenario ottimistico, si riscontrano miglioramenti più netti, con una riduzione degli immobili in classe G al 26% entro il 2030 e al 7% entro il 2050, e un aumento significativo degli immobili in classe A che toccano il 14% nel 2030 e il 37% nel 2050 sul totale degli immobili.

Il ruolo delle banche

“Dalle evidenze contenute nel nostro studio emerge che un processo di efficientamento degli immobili è già in atto in Italia ma tanto si può e si deve ancora fare. Il ruolo delle banche è fondamentale per incanalare i flussi finanziari verso progetti e immobili sostenibili e la riqualificazione energetica. Sarà inoltre necessario un intervento statale incisivo con politiche e incentivi mirati, che si innesti in modo sinergico con il sistema bancario, al fine di poter raggiungere gli obiettivi tracciati dall’Unione Europea nella direttiva Case Green”, - afferma Marco Macellari, Director & Head of Risk Management di Crif. “La transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e un futuro sostenibile deve proseguire senza sosta ed essere obiettivo comune di tutte le parti coinvolte, poiché rappresenta non solo una necessità ambientale ma anche un’opportunità strategica di innovazione per il settore finanziario, migliorando la fiducia di clienti e investitori”, conclude Macellari.