Giovedì 21 Novembre 2024
ANTONIO TROISE
Economia

Il Pil frena più del previsto Rebus manovra, mancano 6 miliardi

Nel secondo trimestre -0,4%, rallentano gli investimenti. E il dato tendenziale dell’anno scende a 0,7%. Il governo aveva previsto una crescita dell’1%: le coperture da minori introiti da trovare con tagli alla spesa.

Il Pil frena più del previsto  Rebus manovra, mancano 6 miliardi

Il Pil frena più del previsto Rebus manovra, mancano 6 miliardi

di Antonio Troise

Il sentiero della prossima manovra economica sta diventando sempre più stretto. Tanto da spingere la premier, Giorgia Meloni, a serrare i ranghi lanciare un messaggio diretto alla sua maggioranza: "A settembre sarà vietato sbagliare sulle riforme e la manovra". Come a dire: le scelte dell’esecutivo dovranno essere coerenti con un quadro economico che si va deteriorando.

Ieri la doccia fredda è arrivata dall’Istat che ha ritoccato al ribasso la stima del secondo trimestre del Pil, portando la diminuzione allo 0,4% rispetto allo 0,3% annunciata a luglio. Un trend che ridimensiona anche la crescita acquisita per quest’anno allo 0,7% rispetto allo 0,8% di partenza. A frenare l’andamento dell’economia soprattutto la domanda interna, con il rallentamento dei consumi e degli investimenti. Unica nota positiva, la discesa dei prezzi alla produzione, calati del 10%. D’accordo che sono pur sempre decimali. Lievi scostamenti contabili. Tutto dipenderà da come l’Azienda Italia reagirà nei prossimi due trimestri. E, soprattutto, se riuscirà ad evitare la cosiddetta "recessione tecnica" prevista con due risultati negativi consecutivi.

C’è spazio, insomma, per recuperare. Anche perché sono appena due i decimali che separano il dato Istat da quello messo nero su bianco nel Documento di Economia e Finanza, l’1%, che ora potrebbe essere rivisto al ribasso nel caso di una variazione nulla del Pil nel terzo e nel quarto trimestre. Il problema è, però, soprattutto per il 2024, dal momento che il Mef aveva programmato una crescita dell’1,5% che, a questo punto, tutto lascia pensare che sarà ridimensionata della Nadef, la Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza e che conterrà i numeri "reali" della prossima legge di Stabilità.

Un quadro che in ogni caso rischia di rendere più complicato il rebus dei conti pubblici, dal momento che la minore crescita ha un effetto diretto sul rapporto deficit-Pil, che il ministro Giorgetti vuole tenere inchiodato al 3,7%. Insomma, in queste condizioni, per confermare l’obiettivo di contenimento del disavanzo, il Mef potrebbe essere costretto ad azzerare anche quel tesoretto di 5-6 miliardi di euro che poteva essere utilizzato per coprire almeno una parte delle misure della prossima manovra economica.

A questo punto, quindi, le coperture andranno trovate quasi tutte con i tagli alla spesa o ricorrendo a nuove entrate, vale dire tasse. La seconda ipotesi, al netto dell’imposta sugli extra-profitti degli istituti di credito già varata, è sicuramente da escludere. Resta aperto, invece, il capitolo dei tagli alla spesa: entro il 10 settembre i ministeri dovranno indicare gli interventi per asciugare i bilanci e, soprattutto, quelli da "definanziare" perché non rientrano nelle strategie dell’esecutivo. Ma le richieste già arrivate sul tavolo del Mef si attestano fra i 35 e i 40 miliardi mentre l’asticella del governo, a quanto risulta, non dovrebbe andare al di là del 20-25 miliardi. Per questo occorrerà fare delle scelte. E, per la Meloni, l’obiettivo principale resta quello di sostenere i redditi tagliando il cuneo fiscale sugli stipendi e aiutando le famiglie, soprattutto quelle più numerose.

Nel frattempo il ministero dell’Economia registra il buon andamento del fabbisogno che ad agosto si è chiuso con un avanzo di 2,1 miliardi di euro contro i 652 milioni dello stesso mese dell’anno precedente.