di Elena Comelli
Scendono in campo gli spagnoli per Autostrade. Nel giorno del primo Cda di Atlantia convocato per discutere l’offerta della cordata composta da Cdp e fondi, è arrivato il blitz di Florentino Pérez, che ha fatto balzare del 3,1% il titolo di Atlantia a Piazza Affari. Il gruppo di costruzioni spagnolo Acs, guidato dal presidente del Real Madrid, ha contattato la holding dominata dalla famiglia Benetton per acquistare la sua quota dell’88% in Autostrade per l’Italia, valutando la società fino a 10 miliardi di euro.
Nella sua lettera, Pérez sottolinea "le forti relazioni tra i due gruppi e l’acquisizione di Abertis", principale gestore della rete autostradale iberica, in cui Acs è socia di Atlantia in joint-venture coi tedeschi di Hochtief. Di conseguenza, la società considera Aspi "un asset interessante e coerente con le nostre strategie di lungo termine". La valutazione di 9-10 miliardi di Aspi nasce da "informazioni pubbliche" e da "alcune valutazioni iniziali di alto livello svolte da Acs". La stessa forchetta, così come la cifra finale che sarà disposta a pagare per Aspi, dipenderà dall’approvazione del nuovo Pef e dal via libera alla transazione da parte delle autorità competenti.
"Come azionista di peso di Atlantia, accogliamo con favore l’offerta di Acs, ampiamente superiore all’offerta fatta da Cdp e dai suoi partner", ha replicato subito Jonathan Amouyal, partner del Fondo Tci che controlla direttamente e indirettamente circa il 10% di Atlantia. Amouyal è sempre stato ostile all’offerta di Cdp considerando la troppo bassa. Naturale l’entusiasmo con cui ha accolto la proposta di Pérez, che valuta Aspi il 20% in più. Pérez ha aggiunto che Acs sarebbe disposta ad accogliere altri investitori nell’offerta, tra cui Cdp. Chris Hohn, numero uno di Tci, si aspetta "che il cda di Atlantia agisca nel migliore interesse di tutti gli azionisti, e si impegni ad esplorare l’offerta fatta da Acs". Hohn ha aggiunto: "Aspi dovrebbe essere venduta al miglior offerente, senza interferenze da parte del governo italiano".
L’esecutivo guidato da Mario Draghi ha finora assunto una posizione meno interventista. Enrico Giovannini, ministro dei Trasporti, spera che la questione venga risolta per consentire all’azienda di concentrarsi sulla manutenzione e sugli investimenti infrastrutturali.