Martedì 24 Dicembre 2024
ANDREA
Economia

Il paradosso del debito pubblico

Andrea

Ropa

Il debito pubblico, diceva il presidente Ronald Reagan, è abbastanza grande da badare a se stesso. Ma era l’America degli anni Ottanta. L’Italia di oggi, invece, rischia di non riuscire più a badare al proprio debito. Una montagna di euro (a fine marzo Bankitalia lo ha fissato alla cifra ‘monstre’ di 2.790 miliardi) in continua crescita che, mese dopo mese, brucia record storici e alimenta le preoccupazioni di Bruxelles. Soprattutto perché sfugge alla regola aurea della teoria economica, secondo cui il debito pubblico si paga con la crescita e quindi scende se il Pil sale. Nel nostro Paese, al contrario, il debito continua ad aumentare nonostante il prodotto interno lordo sia cresciuto del 12% negli ultimi tre anni, dopo il -9% registrato durante la pandemia. E crescerà almeno fino alla fine del 2024, secondo la Commissione Ue che ieri ha rialzato le previsioni sul Pil italiano a +1,2% nel 2023 e +1,1% l’anno successivo. Dati che hanno fatto sobbalzare dalla sedia il commissario Paolo Gentiloni, il quale ha definito la crescita italiana "la più alta tra le maggiori economie" del vecchio continente.

Da fanalino di coda a locomotiva d’Europa, dunque, a dispetto del macigno che ne frena la corsa. Un paradosso solo apparente, figlio degli squilibri di un sistema complesso all’interno del quale convivono in ordine sparso eccellenze produttive proiettate nel futuro e ataviche inefficienze di settori impermeabili a ogni riforma. Compresa quella recente del Patto di Stabilità Ue, secondo cui uno Stato dovrebbe avere un rapporto debitoPil inferiore al 60% o (come nel caso dell’Italia) dare segnali di riduzione. Segnali di fumo in una notte di nebbia, visto che il Belpaese viaggia allegramente verso il 150% e la stretta monetaria portata avanti dalla Bce in funzione anti-inflattiva determina, per il Tesoro, un maggiore esborso per pagare gli interessi sui titoli di Stato. E quindi più debito pubblico. I nuovi tempi dell’economia post Covid richiedono soluzioni diverse dal passato: serve un mix creativo di rigore e sviluppo per invertire la rotta.