Giovedì 2 Gennaio 2025
SANDRO NERI
Economia

"Il lusso locomotiva dell’economia". Lunelli: un’opportunità per il Paese

Il presidente di Altagamma: il settore vale 1.500 miliardi e cresce dell’8-10%. Nonostante guerre e inflazione

"Il lusso locomotiva dell’economia". Lunelli: un’opportunità per il Paese

Il rallentamento c’è e si farà sentire soprattutto all’inizio del 2024, ma il comparto del lusso "già adesso con risultati del 20 per cento superiori ai livelli prepandemia continuerà a crescere da qui al 2030". Così Matteo Lunelli, imprenditore e presidente di Altagamma, la fondazione che riunisce le imprese dell’alta industria culturale e creativa italiana, riconosciute come autentiche ambasciatrici del Made in Italy nel mondo. Stando ai dati presentati ieri a Milano, il mercato globale del lusso registra una crescita dell’8-10% rispetto al 2022. Raggiunta la quota di 1.500 miliardi di euro come valore complessivo del comparto: un nuovo record a tre anni dalla crisi legata al Covid. "Il settore dell’alta gamma e del lusso ha mostrato forte resilienza - osserva Lunelli – la crescita è soprattutto fra i consumatori di fascia più alta e fra chi ama le esperienze di alta gamma: dai viaggi alle crociere, fino all’alta ristorazione".

Le guerre e il difficile contesto geopolitico non pesano sul settore?

"La crescita ha riguardato soprattutto i primi due trimestri, ora si teme un rallentamento. Difficile, a fronte di un contesto economico incerto e delle terribili guerre in corso, fare previsioni. Ma gli analisti concordano sul fatto che il settore può garantire una crescita di medio e lungo periodo. Un’opportunità per tutto il Paese".

Un messaggio al governo?

"Oggi i consumatori di questi prodotti nel mondo sono 400 milioni e diventeranno 500 nel 2030, con un crescente contributo delle nuove generazioni Y e Z. Il Made in Italy ha un ruolo da protagonista in questo mercato e significative quote in vari settori dell’industria culturale e creativa. Sarebbe imperdonabile perdere questo treno".

L’inflazione penalizza il comparto?

"Non è un problema per alcune fasce di consumatori, ma purtroppo colpisce il potere d’acquisto delle famiglie medie. Quelle che finora potevano permettersi l’acquisto di un bene di alta gamma per gratificarsi e ora avranno maggiori difficoltà. Il rallentamento riguarda soprattutto i prodotti di fascia media, ma non toglie al Made in Italy le sue grandi potenzialità".

Per esempio?

"La possibilità di proporsi a livello internazionale come locomotiva dell’economia del nostro Paese e traino di interi settori ed ecosistemi. I nostri marchi di eccellenza sono fortemente radicati nei loro territori e sono a capo di filiere o distretti che esprimono un saper fare artigiano che il mondo ci invidia".

Infatti a volte finiscono in mani straniere.

"È un rischio che persiste. In Francia esistono due grandi gruppi che hanno fatto aggregazione e che per questo hanno più forza per affrontare i mercati. Dobbiamo rafforzare le nostre imprese perché, sebbene più piccole, possano continuare a crescere e restare competitive".

La ricetta?

"Favorire gli investimenti in digitale, formazione e sostenibilità, come richiedono le sfide di questo particolare momento".