Lunedì 23 Dicembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Il leader Cisl: “Misure per i giovani, il governo pensi a sanità e lavoro. Più fondi dagli extraprofitti"

Sbarra: comprensibile la cautela di Giorgetti, per noi la pensione di garanzia è una priorità. "Sensibilità diverse con la Cgil di Landini, parlare di sciopero è prematuro e autolesionista"

Luigi Sbarra, segretario Cisl

Il ministro Giancarlo Giorgetti ha dato la sveglia a tutti sulle risorse scarse a disposizione per la manovra: il libro delle richieste, però, è ampio. Quale è la vostra impostazione?

"La cautela del ministro Giorgetti – avvisa Luigi Sbarra, numero uno della Cisl – è comprensibile, e deve portare a scelte precise orientate dalla bussola della coesione. Vuol dire affrontare i nodi della riduzione delle tasse su lavoratori e pensionati e sulle famiglie, investire per risollevare la sanità pubblica oggi al collasso, rendere la previdenza più flessibile, socialmente sostenibile, inclusiva e attenta ai bisogni dei giovani e delle donne. Occorre poi contrastare il lavoro povero e la precarietà, incentivando quello stabile. E vanno rilanciati gli investimenti pubblici e privati sulle infrastrutture materiali e immateriali, con una nuova prospettiva di politica industriale ed energetica che sblocchi le assunzioni e stabilizzi il precariato nei settori pubblici".

Sono richieste che comportano la mobilitazione di fondi notevoli, incompatibili all’apparenza con lo stop del ministro dell’Economia. Su quali priorità concentrarsi?

"Occorre un’intesa che apra a una nuova politica dei redditi tra sindacati, imprese e governo contro la speculazione soprattutto sui beni energetici e sui carburanti e sui prodotti di prima necessità, con un controllo serrato su prezzi e tariffe, con l’impegno a rinnovare subito tutti i contratti pubblici e privati. Bisogna poi rendere strutturale la riduzione del cuneo contributivo, detassare le tredicesime a scaglioni, in modo da rendere la riforma progressiva e redistributiva. Chiediamo anche l’azzeramento del prelievo sui risultati della contrattazione di secondo livello e un forte investimento su istruzione, pubblico impiego e sistema-salute".

Le parole di Giorgetti, però, pongono soprattutto un’ipoteca sulla riforma delle pensioni.

"Discutiamo con il governo di previdenza dal mese di gennaio sulla base di una proposta unitaria che indica priorità e contenuti precisi: pensione di garanzia per i giovani, rilancio della previdenza complementare, estensione e strutturalità dell’Ape Sociale, misure di flessibilità in uscita superando la teoria e la rigidità delle quote. L’esecutivo ha sempre confermato l’impegno politico di superare la legge Fornero. Quanto alla denatalità, è certamente un problema serio che va affrontato con sostegni forti alla famiglia, servizi sociali più estesi e favorendo il lavoro stabile di giovani e donne".

La questione rimane una sola: dove prendere le risorse?

"Si può redistribuire integralmente l’extra gettito dell’Iva che c’è stato dall’inizio dell’anno, ed estendere il contributo di solidarietà oltre che alle banche anche alle multinazionali che in questi anni hanno registrato utili, fatturati e profitti altissimi nell’energia, digitale, logistica, farmaceutica. Ogni euro recuperato va ridato a lavoratori e pensionati. Il governo deve avere molto più coraggio anche sull’evasione fiscale e contributiva, che sottrae dalle tasche dei cittadini e dalle casse dello Stato quasi 100 miliardi l’anno. In più vanno considerati i risparmi cospicui che ci sono stati in questi anni con la riforma Fornero".

L’altro grande nodo è il salario minimo. Il governo ha passato la palla al Cnel. Condividete questa impostazione?

"Ben venga il percorso indicato dal governo al Cnel per individuare le condizioni di un accordo ampio e condiviso secondo un’impostazione politica bipartisan, coinvolgendo attivamente le parti sociali. Ma l’intervento deve essere finalizzato a rafforzare ed estendere la contrattazione, come indica anche l’Europa. Prendiamo a riferimento il Trattamento economico complessivo dei contratti prevalenti ed estendiamolo con una norma leggera, settore per settore, ai comparti affini non coperti da Ccnl o colpiti da contrattazione pirata".

Sono i contratti pirata la causa del lavoro povero?

"No. Il lavoro povero dipende solo in parte dall’incidenza dei cosiddetti contratti pirata. Ci sono tantissime persone, in particolare donne, incastrate nel part-time involontario, giovani e meno giovani imprigionati nel lavoro parasubordinato, nei falsi stage e tirocini extracurriculari, nelle cooperative spurie, in studi professionali che non pagano neanche i rimborsi spese. Per queste persone il problema non è la paga oraria, ma rinnovare i contratti collettivi scadenza, lavorare le giuste ore e con le giuste tutele che solo un buon contratto può assicurare".

Il leader della Cgil, Maurizio Landini, ha definito finti i tavoli di confronto con il governo: andrà in piazza da solo ad ottobre. Si va verso un autunno caldo e con il fronte sindacale spaccato?

"Ci sono indubbiamente sensibilità diverse, ma gli obiettivi restano convergenti. Parlare di sciopero oggi è prematuro, e potenzialmente autolesivo, poiché rischia di bruciare l’interlocuzione faticosamente riallacciata con l’esecutivo. Procediamo con le nostre mobilitazioni. Questo è il momento di negoziare e di portare contenuti ai tavoli aperti con il governo. Faremo poi il bilancio di fronte ai contenuti della manovra. E sapremo regolarci di conseguenza".