Il mercato dei mutui mette la freccia e sorpassa la Bce. Mentre la banca centrale ha preso tempo, confermando i tassi d’interesse al livello attuale del 4,5% almeno fino a giugno, le banche italiane continuano ad allentare la stretta monetaria, registrando a marzo un tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni in calo al 3,79%, dal 3,89% di febbraio e dal 4,42% di dicembre. Una tendenza iniziata nell’ultimo trimestre del 2023 che prosegue anche nei primi dieci giorni di aprile e si ripropone anche per quanto riguarda il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese, sceso al 5,26% dal 5,34% di febbraio e dal 5,45% di dicembre.
"Rispetto a quei tassi che la Bce non ha ancora scongelato, quelli che noi pratichiamo sono nettamente inferiori" sottolinea il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli. Anche i prestiti a imprese e famiglie sono scesi del 2,6% rispetto a un anno fa, secondo calo consecutivo dopo quello di febbraio (-2,5%). Una discesa, sottolinea l’Abi nel suo rapporto mensile, "coerente con il rallentamento della crescita economica, che contribuisce a deprimere la domanda".
Meno prestiti ma anche meno soldi sui conti correnti degli italiani. Lo rileva l’ultimo rapporto Fabi, il sindacato autonomo dei bancari, secondo cui a fine 2023 il saldo totale ammonta a 1.153 miliardi, 43 in meno rispetto a un anno prima. Si tratta di una flessione del 3,6% causata dalla frenata del Pil, ma anche da inflazione e tasse che hanno eroso il potere d’acquisto e costretto gli italiani a prelevare parte dei propri risparmi.
La Lombardia detiene il record di liquidità con 235 miliardi (il 20% del totale), seguita da Lazio e Veneto con il 10,5% e il 9,2%, mentre il Sud è penalizzato sia sulla liquidità sia sui rendimenti rispetto al resto d’Italia. Basti pensare che con 5.000 euro sul conto corrente in banca si guadagnano 18,2 euro l’anno a Trento e Bolzano, 15 euro a Firenze, 13 euro a Roma, 11 euro a Milano e Perugia, mentre la stessa somma frutta appena 6,5 euro a Napoli. "Si registrano ampie divergenze territoriali e regionali nei rendimenti che le banche riconoscono sui ‘salvadanai’ della loro clientela" spiega la Fabi.
"Di là dai tassi non omogenei su base territoriale – commenta Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi – è opportuno ribadire che il conto corrente non è solo uno strumento di servizio, per gestire incassi e pagamenti, ma rappresenta, da sempre, anche una forma di risparmio e come tale andrebbe adeguatamente remunerata da parte delle banche. Che invece hanno alzato in maniera apprezzabile solo i tassi sui depositi vincolati o a durata prestabilita".