In una nota finale si parla di “proficuo incontro” e di “piena condivisione di vedute a sostegno di una manovra che, in continuità con le due precedenti, guarda alle esigenze del sistema sanitario, di famiglie, lavoratori e tessuto produttivo”. I leader – si fa sapere – hanno dato mandato al ministro Giorgetti di valutare, “alla luce delle coperture necessarie, la praticabilità di alcune proposte di modifica condivise da tutte le forze politiche della maggioranza, in particolare relative alle forze dell’ordine, alle politiche sociali e ai settori produttivi”. Su questi punti, dunque, c’è accordo.
E si tratterà di verificare le coperture. I fronti più delicati e di maggiore impatto restano, invece, aperti e destinati, forse, a non risolversi. Nello specifico, il taglio dell’aliquota Irpef dal 35 al 33 per cento costa circa 2,5 miliardi di euro: una cifra notevole, tanto più se sommata alle risorse che servirebbero per arrivare ai redditi fino a 60mila euro. Da qui anche l’ipotesi di rinviare a gennaio a uno apposito decreto legge l’operazione, quando il gettito del concordato sarà definito.
Nessun avvicinamento, invece, sul canone Rai: per la Lega va mantenuto a 70 euro, mentre per Forza Italia va portato a 90, come era in passato. È possibile che non si farà niente e si tornerà ai 90 euro. Resta da mettere a punto anche la modifica della norma sulla presenza dei controllori del Mef nei collegi sindacali della società: per Fratelli d’Italia va mantenuta, elevando la cifra del contributo a un milione di euro. Per Forza Italia va cancellata senza se e senza ma. Come si vede, serviranno altri summit, magari a Palazzo Chigi, per arrivare a dama