Non è un vero e proprio asse, ma tra Giorgia Meloni, Raffaele Fitto e Paolo Gentiloni l’intesa trasversale per rilanciare il Pnrr è nei fatti. E riguarda un doppio target: portare a casa i 19 miliardi della terza rata del Piano attesa dall’Italia per gli obiettivi del secondo semestre del 2022 e ridiscutere e aggiornare i traguardi da raggiungere da qui al 2026 per renderli realistici.
E così, mentre infuriano gli attacchi delle opposizioni sui ritardi, veri o presunti, del Programma, la parola d’ordine di Palazzo Chigi, secondo fonti beninformate, è "evitare polemiche con il Pd e i grillini, perché si finirebbe per dover coinvolgere il precedente governo di Mario Draghi, che loro hanno appoggiato". Dunque, dalla Presidenza del Consiglio e dai ministri vicini al delicato dossier, come Raffaele Fitto e Antonio Tajani, non c’è nessuna intenzione di ribattere colpo su colpo a Carlo Calenda e Giuseppe Conte o a Elly Schelin che accusa il governo di "aver detto che erano pronti, ma tanto pronti ci sembra che non sono e, infatti, abbiamo chiesto al ministro Fitto di venire a riferire in aula. È una questione di interesse nazionale, noi tifiamo per l’Italia". Nessuno, insomma, dentro il governo vuole parlare di braccio di ferro o di tensioni con l’Europa. Il ministro degli Esteri ricorda che "anche le regole si scrivono insieme. Il Pnrr è nato in una certa situazione che è stata stravolta dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Bisogna dialogare, siamo per la flessibilità del Pnrr e discuteremo con le istituzioni comunitarie".
Di flessibilità parla anche il ministro degli Affari Europei e del Pnrr, che nei giorni scorsi aveva detto: "È scientifico, non riusciremo a ultimare il piano per il 2026". La proposta del governo italiano, spiega Fitto, è di poter "connettere i tre programmi Pnrr, Coesione e Coesione e Sviluppo dando una visione comune nell’utilizzo delle risorse" e sfruttare anche i diversi orizzonti temporali. "Abbiamo una specificità – incalza – e questa specificità deve essere considerata rilevante".
Lo stesso commissario europeo all’Economia Paolo Gentiloni tiene ferma la prospettiva del dialogo e della collaborazione e minimizza sulla decisione di proroga della consegna della terza tranche per necessità di ulteriori valutazioni. "È un segnale dell’attenzione con cui i nostri servizi verificano il pieno raggiungimento degli obiettivi. Non bisogna enfatizzare" questa decisione perché analoghe decisioni di proroga sono state prese per altri "sette o otto Paesi". "Per il momento i progressi dell’Italia verso il raggiungimento delle tappe e degli obiettivi" del Pnrr "sono stati positivi" rassicurano d’altra parte dalla Commissione europea.
Fuori dall’ufficialità, però, da Palazzo Chigi ci tengono a far sapere ugualmente che dei 55 obiettivi fissati per dicembre la Commissione, nel suo assessment, ha messo in discussione tre cose: alcuni piani urbani e, principalmente, quelli che prevedono lo stadio di Firenze e il Bosco dello sport di Venezia, che Draghi nella relazione al Parlamento considera come obiettivo raggiunto, ma che la Commissione contesa; la durata delle concessioni portuali, che un decreto sempre del precedente governo considera legittima, ma che ugualmente la commissione contesta; e, terza partita, un bando sul teleriscaldamento, analogamente messa in discussione, dopo che era stata considerata dal precedente governo raggiunta come target addirittura a giugno 2022.
Su tutto questo – si fa sapere – "stiamo combattendo per salvare lo Stadio di Firenze e il Bosco di Venezia, ma se non si dovesse riuscire nell’obiettivo, non possiamo accettare di essere considerati gli affossatori di queste opere, quando a bloccarli sarà semmai la Commissione, sulla base di un errore iniziale di chi li ha inseriti malamente nei bandi per i piani urbani".