
Alvaro Pereira. , capo economista dell’O. cse
I dazi di Trump? Un vero e proprio boomerang. Perché frenano la crescita globale e riaccendono l’inflazione anche negli Usa. Oltre a mettere a rischio una relazione, quella tra le due sponde dell’Atlantico, che secondo l‘American Chamber of Commerce to the European Union vale 9.500 miliardi di dollari in scambi e investimenti bilaterali. E’ salato il conto della guerra commerciale scatenata dalla Casa Bianca: l’alert emerge chiaro dalle nuove stime dell’Ocse, secondo cui la crescita mondiale è destinata a ridursi a causa "delle barriere commerciali più elevate in diverse economie del G20 e di una maggiore incertezza geopolitica che grava su investimenti e spesa delle famiglie".
Nelle sue prospettive economiche intermedie, infatti, l’organizzazione con sede a Parigi prevede che il Pil globale si espanderà del 3,1% quest’anno, meno del 3,2% registrato nel 2024, per poi rallentare ancora al 3% nel 2026. E a frenare saranno praticamente tutte le economie mondiali, con l’inflazione che tornerà a minacciare le politiche monetarie accomodanti inaugurate la scorsa primavera dalle banche centrali, che pertanto dovranno restare "vigili dinanzi all’elevata incertezza e il potenziale aumento dei costi commerciali che fa aumentare le pressioni sui salari e sui prezzi".
Sul fronte della crescita, a pagare il prezzo dei dazi di Trump saranno soprattutto gli stessi Stati Uniti, il cui Pil, secondo l’Ocse, "rallenterà rispetto al suo forte ritmo recente", attestandosi al 2,2% nel 2025 e all’1,6% nel 2026: si tratterebbe del peggior risultato per l’economia a stelle e strisce dal 2011 (escludendo gli anni della pandemia). Forte l’impatto anche sui confinanti Canada e Messico, mentre la Cina passerà dal 4,8% di quest’anno al 4,4% del 2026. Più modesto l’effetto dei dazi sulla crescita in Europa e in Italia: nel nostro Paese il Pil si fermerà a +0,7% quest’anno e +0,9% nel 2026, con un taglio rispetto alle stime di dicembre rispettivamente di 0,2 e 0,3 punti percentuali. "Per le nostre stime abbiamo preso in esame solo le politiche commerciali annunciate e già approvate, e finora non è cambiato nulla – ha precisato il capo economista dell’Ocse Alvaro Pereira – Tuttavia l’Italia è un Paese con una forte vocazione all’export e se il mondo diventa più protezionista, chi esporta molto ne risentirà".
Per quanto riguarda le altre economie principali dell’Eurozona, l’Ocse vede la Germania uscire dalla crescita negativa registrata lo scorso anno (-0,2%) con un’espansione dello 0,4% quest’anno e dell’1,1% il prossimo, stime comunque ridotte rispettivamente dello 0,3% e e dello 0,1% rispetto alle proiezioni di dicembre. Per la Francia la crescita è attesa allo 0,8% nel 2025 (-0,1%) e all’1% nel 2026 (invariata), mentre la Spagna continua a correre dopo il 3,2% del 2024, con un tasso di espansione atteso rispettivamente al 2,6% (+0,3%) e al 2,1% (+0,1%).
Alla luce della "situazione eccezionale" scatenata dai dazi al 25% introdotti da Trump, Bruxelles intende proporre "entro il terzo trimestre 2025" tutele a lungo termine per l’acciaio per garantire "un livello appropriato di protezione alle frontiere oltre il 30 giugno 2026". Lo si legge nell’ultima bozza del piano d’azione Ue per l’acciaio, che sarà presentato domani. La Commissione valuta inoltre l’apertura di un’indagine sul mercato dell’alluminio per introdurre "eventuali misure di salvaguardia" che prevedano come per l’acciaio restrizioni temporanee all’import per scongiurare il dumping da Paesi terzi.