Sabato 21 Dicembre 2024
REDAZIONE ECONOMIA

I buchi del Pnrr: trasporto elettrico, città e ricariche

I grandi assenti tra le ipotesi contenute nel piano

Le grandi assenti dai fondi per la mobilità sostenibile sono le città e le auto elettriche. Nel Pnrr manca qualsiasi accenno allo sviluppo di un’adeguata rete di ricarica elettrica nazionale ad uso pubblico e vengono assegnati solo 7,5 miliardi alla mobilità urbana e regionale, contro i 23 miliardi necessari in base alle stime del centro di ricerca europeo Transport & Environment.

L’allarme su questi vistosi buchi è stato lanciato dalle principali associazioni ambientaliste Kyoto Club, Legambiente, Cittadini per l’Aria, Wwf e Greenpeace, secondo cui il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza brilla per la sua assenza su tre importanti punti critici: l’elettrificazione dei trasporti, la mobilità urbana, gli investimenti sulle reti e sulla sicurezza delle persone nelle strade. "I veicoli elettrici sono destinati a passare da nicchia a tecnologia predominante nel giro di pochi anni e i principali Paesi europei stanno investendo in modo massiccio nella creazione della catena di valore della mobilità elettrica, tanto che molti hanno già indicato una data limite di fine vendita delle auto a combustione interna. L’Italia invece non investe neanche un euro, su un pacchetto da oltre 200 miliardi, per la necessaria riconversione del settore produttivo automobilistico", fa notare Veronica Aneris di Transport & Environment.

Non ci sono accenni, fa notare, nemmeno alla questione dello sviluppo di una adeguata rete di ricarica elettrica nazionale ad uso pubblico, per servire i 6 milioni di veicoli elettrici previsti entro il 2030 dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima. "Il Pnrr è la nostra occasione per portare a compimento quella transizione verso un’economia a zero emissioni nette al 2050, realizzando la filosofia che è alla base dell’Accordo di Parigi e del più recente Green Deal Europeo. L’indicazione di una data, il 2030, oltre la quale si potranno vendere solo auto elettriche rappresenterebbe uno stimolo formidabile per accelerare gli investimenti in questa nuova filiera", sostiene Gianni Silvestrini, direttore scientifico di Kyoto Club.

L’altro grande tema è un eccessivo sbilanciamento del Pnrr verso gli investimenti sulle grandi opere extraurbane, quando servirebbe invece dare centralità al potenziamento della mobilità su ferro regionale, locale e del trasporto urbano. Per questo Legambiente e Kyoto Club hanno presentato una proposta di utilizzo dei fondi per la mobilità in città, che investa 23 miliardi su sicurezza stradale e mobilità sostenibile, trasposto ferroviario regionale, trasporto pubblico locale e sharing, cambiando la cultura della mobilità oggi incentrata sull’egemonia dell’auto privata. Le collisioni stradali uccidono ogni anno nel mondo 1,35 milioni di persone e sono la principale causa di morte per i ragazzi nell’età compresa tra 5 e 29 anni. In Italia nel 2019 gli incidenti stradali, oltre alla morte di 35 bambini, 534 pedoni e 253 ciclisti, hanno provocato quella di 1411 automobilisti e 698 motociclisti.

Nel Pnrr brilla la scarsità di investimenti per ridurre l’uso dell’auto privata, con appena 7,5 miliardi dedicati ai trasporti pubblici locali e alla mobilità ciclabile. "Questi fondi sono davvero insufficienti per dare una svolta e migliorare il trasporto locale e non sono in linea con i Piani urbani di mobilità sostenibile delle principali città italiane, molto più ambiziosi rispetto al Pnrr", fa notare Aneris. Per la sicurezza stradale, infine, sono previste solo le briciole con 1,6 miliardi, nonostante la dura lezione del crollo del Ponte Morandi. Le associazioni ambientaliste si appellano dunque al Parlamento per correggere queste carenze.