Martedì 12 Novembre 2024
Emily Pomponi
Economia

Attacchi Houthi, colpite anche le reti internet: ma quanto costa la crisi del Mar Rosso?

I ribelli attaccano il cuore delle telecomunicazioni occidentali, sabotando una parte delle infrastrutture sottomarine. Sventato il rischio black-out, ora si fanno i conti per ripararli

Roma, 6 marzo 2024 - Non si ferma l’attacco degli Houthi sul Mar Rosso, in risposta all'offensiva militare di Israele a Gaza. Stavolta, però, il gruppo armato yemenita filo-iraniano sembra aver preso di mira i cavi sottomarini che trasmettono dati collegando Europa e Asia e sostanzialmente sostengono l’infrastruttura globale di Internet. Il sabotaggio stimato è pari al 25%, ma di che danni parliamo?  

Il portacontainer Msc colpito di recente dagli Houthi nel Mar Rosso (Ansa)
Il portacontainer Msc colpito di recente dagli Houthi nel Mar Rosso (Ansa)

L’attacco ai cavi marini

A riferire dei danni è Hgc Global Communications, la società di telecomunicazioni di Hong Kong, per cui sarebbe già stato colpito il 25% del traffico di internet. La società non ha parlato direttamente dei ribelli yemeniti; tuttavia, considerando l’avvertimento di una settimana fa del governo yemenita di un possibile attacco da parte del gruppo sembrerebbe avallare l’ipotesi. Non solo, ma scovati i messaggi sul gruppo Telegram delle stesse milizie, dove è stata pubblicata anche una mappa delle reti via cavo, l'attacco dei ribelli sembra l'ipotesi più probabile (sebbene resti da chiarire con quali imbarcazioni siano riusciti a raggiungere i cavi in profondità). Ad ogni modo, solo quando la società sarà in grado di operare sul cavo si potrà stabilire ufficialmente la causa del danno.

Quali sono i cavi danneggiati

I cavi sono quelli dello Stretto di Bab el Mandeb, il cui primo attacco risale allo scorso 27 febbraio. Si tratta dei cavi: Aae-1, un cavo, lungo 25 mila chilometri che collega Asia orientale ed Europa via Egitto. Seacom/Tgn Eurasia , che si estende per 17 mila chilometri, collegando Sudafrica, Kenya, Tanzania, Mozambico, Gibuti, Francia e India. Eig (Cavo Europe India Gateway), lungo 15 mila chilometri che collega l'Europa meridionale con Egitto, Arabia Saudita, Gibuti, Emirati Arabi Uniti e India. In particolare Seacom, la società sudafricana che controlla uno dei cavi danneggiati, ha rilevato un guasto in acque comprese tra 150 e 170 metri di profondità. Si tratta di un’area che gli Houthi, sostenuti dall’Iran, hanno preso di mira con droni e missili. Tuttavia, al momento, non è possibile stabilire se il cavo sia stato compromesso da un attacco degli Houthi o da altri fattori.

Le stime sui danni

Sicuramente l’incidente ha mostrato come le infrastrutture sottomarine siano vulnerabili. Nel  Mar Rosso, infatti, sono presenti circa 16 sistemi di cavi che fungono da collegamento tra l'Europa e l'Asia attraverso l'Egitto. Al momento non si sa ancora quali saranno i costi. Secondo il Sole24Ore, sebbene l'attacco sia stato considerevole, la situazione non sarebbe una minaccia così critica. Questo perché nella zona ci sono altri cavi non colpiti che continuano a garantire la connessione tra Asia, Africa ed Europa. La stessa Seacom avrebbe già reindirizzato il traffico su rotte alternative. Il problema principale ora rappresenterebbero i tempi di ripristino. Ci vorranno circa 8 settimane, evidenzia il quotidiano, per riparare i cavi. Ma soprattutto sarà difficile trovare una società per lavorare in una zona così pericolosa. In questo senso, oltre ai costi del ripristino dei cavi, andrà calcolato anche premio di rischio elevato, considerato il contesto e soprattutto i nuovi probabili attacchi degli Houthi.

In generale, l’Italia fa già i conti con gravi perdite. Come riporta SkyTg24, su un calcolo effettuato da Confartigianato, da novembre 2023 a gennaio 2024 i danni per il commercio estero ammontano a 8,8 miliardi, circa 95 milioni al giorno. È la Lombardia la regione italiana con il più alto valore di prodotti trasportati attraverso il Mar Rosso (12,9 miliardi di euro), seguita da Emilia Romagna (9,4), Veneto (5,7), Toscana (4,7), Piemonte (4,2) e Friuli Venezia Giulia (2). La stessa Coldiretti, qualche giorno fa, ha fatto presente come il blocco del Mar Rosso costituisca una minaccia per le esportazioni italiane in Cina. Queste esportazioni, che nel solo settore agroalimentare superano i 570 milioni di euro all'anno, sono particolarmente vulnerabili, poiché oltre il 90% del volume viaggia via mare.