Roma, 27 ottobre 2023 – “I dati congiunturali dell’ultimo mese tracciano un quadro a tinte fosche per l’economia italiana e internazionale. Un quadro che si tinge di scuro a causa del conflitto Israelo-palestinese, che causa morti e sofferenza, oltre che ricadute economiche”. Lo dichiara il segretario generale di Competere.Eu, Roberto Race, nel presentare l'analisi congiunturale di ottobre del think tank sull'andamento dell'economia italiana.
Economia che già prima del conflitto mostrava segni di indebolimento a causa della caduta della domanda interna - credit crunch e perdita di potere d’acquisto hanno fiaccato investimenti delle imprese e consumi delle famiglie - e che ora dovrà ‘fare i conti’ con scenari sempre più complicati.
Lente di ingrandimento alla mano, “dal punto di vista prettamente economico, l’impatto del conflitto Israelo-Palestinese sull’economia italiana non è ancora valutabile dal punto di vista quantitativo, ma i canali di trasmissione sono sia diretti che indiretti. Per quanto riguarda i primi, il canale principale potrebbe essere quello del commercio tra i due Paesi - spiega Race -: nel 2022 l’interscambio commerciale tra Italia e Israele valeva circa 4,8 miliardi di euro (con un saldo positivo per 2,3 miliardi di euro), con export concentrate prevalentemente in macchinari e apparecchiature, prodotti alimentari e gomma-plastica; mentre l’import da Israele è rilevante per i prodotti chimici e l’elettronica.
Gli effetti di second round, cioè indiretti, avverrebbero in particolare attraverso gli aumenti dei prezzi dei beni energetici, specie il gas, di cui l’Italia è ancora fortemente dipendente, e le tensioni internazionali che generano impatti sulla crescita globale, attraverso un rallentamento del commercio internazionale e degli investimenti. Inoltre, poiché Israele è tra i principali produttori al mondo di microchip avanzati, ci potrebbero essere ricadute significative sulla catena globale dei semiconduttori, come già avvenuto negli anni scorsi per altre ragioni, con conseguenze economiche rilevanti in svariati settori”.
Ma non è finita qui. La dettagliata analisi sottolinea inoltre che “per l’Italia, il Fondo Monetario Internazionale ha tagliato le stime di crescita sia per il 2023 che per il 2024, quando il Pil è atteso avanzare dello 0,7% in ciascun anno, con un taglio, rispettivamente, pari allo 0,4% e allo 0,2% dalle previsioni pubblicate a luglio scorso – prosegue –. Anche la Banca d’Italia, nel bollettino economico di ottobre, ha rivisto ampiamente al ribasso la dinamica del Pil italiano: +0,7% quest’anno e +0,8% il prossimo, con una revisione al ribasso di 0,6 punti per il 2023 e di 0,2 per il 2024.
Sono entrambe stime più pessimistiche rispetto a quanto il governo ha indicato nella Nadef (Pil +0,8% quest’anno e +1,2% il prossimo) e ciò non depone bene. Se si realizzasse una crescita del Pil più bassa rispetto a quanto atteso del governo, si avrebbero implicazioni significative su deficit e debito. La differenza viene sostanzialmente dalla capacità di realizzare nei tempi giusti e in maniera efficiente il Pnrr.
Tra gli aspetti che potranno dare un contributo positivo invece, per Competere.EU c’è la “decelerazione dell’inflazione. A fine mese verranno diffuse le stime preliminari sull’andamento dei prezzi al consumo in ottobre. Si potrà avere una forte decelerazione, spiegata prevalentemente da effetti base (ovvero dal fatto che la variazione annua dei prezzi si calcola con un indice che nell’ottobre del 2022 era rimbalzato a causa dei forti aumenti delle quotazioni del gas tra agosto e settembre). Ciò potrebbe portare a una correzione di almeno due punti percentuali, portando l’inflazione al di sotto della soglia del 3%, dal 5,4% attuale. Anche nei prossimi due mesi potrebbe confermarsi questa tendenza. Sarebbe un sollievo pur nella consapevolezza che i livelli dei prezzi sono comunque più elevati di circa il 18% rispetto a quelli pre-pandemia”. In ogni caso, conclude l’analisi di Competere.Eu, “l’incertezza è estremamente elevata e si è accresciuta nell’ultimo mese. Non è facile prevedere la direzione verso la quale si orienterà l’economia italiana; di certo i rischi sono al ribasso e il buon senso richiede un monitoraggio continuo da parte dei policy makers per potere programmare risposte adeguate a situazioni che potranno rapidamente peggiorare”.