Mercoledì 15 Gennaio 2025
MADDALENA DE FRANCHIS
Economia

Guerra dei cioccolatini, il colosso svizzero Lindt ha la meglio (per ora) su Aldi

Il tribunale ha dato ragione al produttore di cioccolato e ha vietato alla catena di supermercati svizzeri di distribuire le palline di cioccolato della marca ‘Moser Roth’, di proprietà di Aldi: “Troppo simili ai Lindor”

I Lindor, le celebri palline di cioccolato della Lindt

I Lindor, le celebri palline di cioccolato della Lindt

Roma, 13 gennaio 2025 – È andato a Lindt & Sprüngli, azienda svizzera produttrice di cioccolato – celebre, in particolare, per i suoi ‘Lindor’ – il primo atto di quella che i media hanno già ribattezzato come ‘la guerra dei cioccolatini’, ovvero la controversia legale che vede contrapposti il colosso delle praline e il marchio della grande distribuzione Aldi Suisse (filiale elvetica del grande retailer tedesco). Negli ultimi anni, Lindt ha intrapreso numerose azioni legali per proteggere i propri prodotti iconici da imitazioni sul mercato: quella intentata contro Aldi Suisse riguarda le palline di cioccolato vendute, esclusivamente in Svizzera, con il marchio ‘Moser Roth’, di proprietà di Aldi. Tali cioccolatini sarebbero troppo simili alle celebri palline ‘Lindor’ di Lindt.

La controversia legale: i dettagli

Avviata nel 2020, la causa legale contro Aldi Suisse intende dimostrare che i cioccolatini venduti da Aldi violano i diritti di marchio relativi alle praline Lindor. Il tribunale commerciale del cantone di Argovia, pronunciatosi nelle scorse settimane, ha stabilito che si tratta di un’imitazione non autorizzata dei noti cioccolatini Lindt, a seguito di una denuncia da parte del produttore. Secondo quanto riportato dal settimanale specializzato Lebensmittel Zeitung, Aldi non è più autorizzata a vendere il prodotto.

Cosa prevede la sentenza

Il discount vendeva i cioccolatini come specialità natalizia, sia online che nei negozi fisici, da settembre. Sebbene vi siano alcune lievi differenze tra il prodotto originale e l’imitazione a marchio privato, l’impressione generale è di “oggettiva somiglianza con le palline Lindor”, ha sentenziato il tribunale. Confezionate in involucri rossi e blu, le praline richiamerebbero fin troppo esplicitamente i Lindor, con cui, secondo quanto accertato dallo stesso tribunale, Lindt realizza, solo in Svizzera, un fatturato annuo di 44,8 milioni di franchi, pari a quasi 48 milioni di euro. Il tribunale argoviese ha ora stabilito che Lindt & Sprüngli ha tempo fino al 13 marzo prossimo per intentare una causa contro Aldi Suisse in un "procedimento principale". Il tribunale commerciale, inoltre, ha riconosciuto che il divieto immediato di vendita dei cioccolatini ‘incriminati’ e l’obbligo di ritirare le scorte dal mercato avranno un impatto negativo su fatturato e utili conseguiti da Aldi nel periodo natalizio.

I precedenti

Lindt è stata coinvolta in altre dispute legali per proteggere i suoi prodotti distintivi. Un caso rilevante riguarda il famoso coniglietto di cioccolato avvolto in carta dorata: nel 2022, un tribunale svizzero ha ordinato al gigante Lidl di distruggere i propri coniglietti di cioccolato, ritenuti troppo simili a quelli di Lindt, per evitare confusione tra i consumatori.

Un caso anche nel nostro Paese

In Italia, i più attenti ricorderanno, poco meno di un anno fa, una simile controversia legale – ribattezzata ‘guerra dei biscotti’ – tra Mulino Bianco e le aziende Tedesco e Sapori Artigianali. L’inizio della vicenda risale, in realtà, al giugno 2023, quando l’azienda di Parma ha chiesto al tribunale di Brescia di vietare alle aziende Tedesco e Sapori Artigianali la vendita di nove tipi di biscotti (Tondolotti, Amiconi, Raggi di Sole, Maramao, Armoniche, Gocciolotti, Cruschetti, Zuccheri, Tuorlini e biscotti con cereali e frutta), oltre all’immediato ritiro dal commercio. I motivi erano da ricercare nell’eccessiva somiglianza della forma con i biscotti Mulino Bianco denominati Macine, Abbracci, Campagnole, Molinetti, Galletti e Tarallucci, Pan di Stelle, Gocciole Pavesi (marchio di proprietà di Barilla), Gran Cereale e Grancereale alla frutta. Se, nel primo grado di giudizio, era stata Barilla ad avere la meglio, il secondo round giudiziario ha dato, invece, ragione alle aziende citate nella controversia. Secondo i giudici pronunziatisi in secondo grado, la sagoma e l’aspetto dei biscotti sono oramai ‘volgarizzate’, essendo largamente utilizzate da molti altri produttori (ad esempio, i colossi della grande distribuzione come Coop ed Esselunga). Per questo motivo, tali prodotti non sono più in grado di suggerire al consumatore una certa origine (Mulino Bianco e altri marchi di Barilla) e, quindi, di svolgere la funzione distintiva propria del marchio.