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Prodotti a km zero
Roma, 1 marzo 2025 – Nati oltre 30 anni fa in Emilia Romagna, i Gruppi di acquisto solidale (Gas) stanno vivendo un periodo di grande brillantezza, complice l’aumento dell’inflazione e le paure per le tante tensioni internazionali, che spingono sempre più italiani ad approntare tecniche volte al risparmio ma anche ad avere sempre più a cuore il tema della salute propria e dell’ambiente. Una delle principali caratteristiche dei Gas è proprio quella di ridurre gli imballaggi e l’inquinamento per il trasporto delle merci. Inoltre, alla base di queste associazioni di cittadini, che si organizzano insieme per comprare prodotti alimentari, e che sono ormai oltre duemila sul territorio nazionale, vi è anche la creazione di rapporti e relazioni con i piccoli produttori locali.
Come funzionano i Gas
Questi gruppi di cittadini hanno la capacità di creare relazioni fra i membri, essendo piccoli e legati al territorio, e quella di saper fare rete coi produttori locali. Inoltre, questi gruppi di consumatori critici hanno a cuore l’ambiente e cercano di aiutare coltivatori che altrimenti sarebbero messi in ginocchio dalla grande distribuzione, anche salvaguardando tradizioni e prodotti tipici. L’obiettivo nella compravendita è quello di avere un prezzo giusto, prodotti freschi, con attenzione al biologico e alla corta filiera. La legge 244/2007 definisce tali attività non commerciali, quindi non tenute a pagare l’Iva e l’imposta sui redditi. I Gas hanno come forma giuridica quella di un’associazione senza scopo di lucro, quindi possono essere un’Asp (associazione senza profitto) oppure una Odv (organizzazione di volontariato).
Il pensiero di Jason Nardi
"Bisognerebbe prima di tutto capire come definiamo un Gas oggi – afferma Jason Nardi, presidente della Rete italiana economia solidale – Ries. In passato erano gruppi di singoli, famiglie e amici che informalmente si univano per creare una modalità nuova di rapportarsi con i produttori locali, fare patti e acquistare insieme, secondo dei valori condivisi. Oggi ci sono anche altri modi per comprare in modo responsabile, piccoli empori o food-coop o realtà specializzate nella distribuzione online per esempio”. Se ne erano calcolati circa 3mila ma si dice che potrebbero essere almeno il doppio. Non è stato fatto un censimento effettivo, però sappiamo per esempio che nelle Regioni del Centro-nord Italia ce ne sono almeno un migliaio vivi e vegeti. Chi faceva parte dei Gas 30 anni fa oggi ha trent’anni in più – prosegue Jason Nardi – e nel frattempo le nuove generazioni hanno trovato modalità diverse di organizzarsi. L’accesso al cibo ben fatto e il rapporto coi produttori locali è considerato importante, ma l’impegno che si è disposti a mettere personalmente in campo è minore: la fascia di popolazione fino ai 40 anni fa lavori molto più precari e fatica ad avere una programmazione regolare come quella richiesta da un gruppo di acquisto solidale”.
L’indagine sul consumo responsabile
Dal 2018 l’Osservatorio per la Coesione e l’Inclusione Sociale ha avviato un’indagine biennale sul consumo responsabile in Italia. Il 2 febbraio 2022 la società Swg ha effettuato la terza rilevazione su un campione di 1200 cittadini italiani maggiorenni. Fra i principali risultati, è emerso che il 62,6% dichiara di adottare scelte di consumo responsabile, un dato stabile rispetto alle altre rilevazioni, mentre è in crescita, 32,7%, quello di chi afferma di aver acquistato beni e servizi da imprese responsabili che rispettano il divieto di sfruttare il lavoro minorile, non inquinano l’ambiente e devolvono una parte di surplus a fini di beneficenza. Si osserva poi una notevole crescita del livello di conoscenza delle diverse forme di consumo responsabile. Infatti, la diminuzione della percentuale di persone che dichiaravano di non conoscere i gruppi di acquisto solidale, passa dal 60,4% del 2018 al 47,5% del 2020, e per il 2022, i cui dati non sono ancora disponibili, è prevista ancora in diminuzione. Nel biennio 2018-2020 i Gas hanno visto una crescita del +2,3% delle vendite, coinvolgendo in modo più o meno costante il 12,3% della popolazione italiana.