Venerdì 21 Febbraio 2025
ANNA GIORGI
Economia

Google versa al Fisco 326 milioni. Chiuso il contenzioso tributario

La Procura di Milano chiede l’archiviazione. Il colosso del web aveva già versato 300 milioni

Il ceo di Google Sundar Pichai, 52 anni, indiano naturalizzato statunitense

Il ceo di Google Sundar Pichai, 52 anni, indiano naturalizzato statunitense

Google chiude un contenzioso tributario con il fisco italiano versando 326 milioni di euro all’Agenzia delle Entrate e la Procura di Milano, che indagava per evasione fiscale sulla Google Ireland Limited, chiede l’archiviazione del procedimento. In parole semplici la società irlandese del colosso di Mountain View e l’Agenzia delle Entrate italiane hanno trovato un accordo: Google ha ribadito la regolarità della sua condotta, ma ha acconsentito al pagamento di tasse tecnicamente non evase, ma eluse.

Il Fisco, dal canto suo, ha ’scontato’ la richiesta passando da un miliardo di euro a 365 milioni e ha ammesso che sì, in effetti più che una violazione del diritto tributario c’è stato un abuso dello stesso, sulla base di quanto scritto dai pm di Milano Giovanna Cavalleri, Giovanni Polizzi e Cristiana Roveda nella richiesta di archiviazione: il caso presentava una "incertezza interpretativa tale da rendere impossibile formulare una ragionevole prognosi di condanna con riferimento alle ipotesi di reato". Accordo siglato, regolarizzata la pendenza, il sigillo finale è stato messo dalla Procura milanese che ha chiesto all’ufficio gip l’archiviazione del reato di "omessa dichiarazione dei redditi" per il quale era indagata una manager irlandese.

Il capo della procura milanese Marcello Viola, in una nota, ha spiegato: "Dagli accertamenti – si legge – è emerso che l’impresa estera, relativamente alle attività condotte sul territorio nazionale, aveva omesso la dichiarazione e il versamento delle imposte sui redditi prodotti in Italia per il tramite di una ipotizzata stabile organizzazione occulta di tipo materiale, costituita dai server e dall’infrastruttura tecnologica essenziale per il funzionamento dell’omonima piattaforma per l’offerta di servizi digitali".

In particolare, si legge ancora, è emersa "l’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali dei redditi prodotti in Italia e l’omessa presentazione delle dichiarazioni annuali di sostituto d’imposta, relativamente alle ritenute che Google Irl avrebbe dovuto applicare sulle royalties corrisposte alle società estere appartenenti al Gruppo, in ragione dell’utilizzo e sfruttamento, da parte della stabile organizzazione, di tutti i programmi, algoritmi, marchi e proprietà intellettuali costituenti, nel loro complesso, la tecnologia Google". Nel corso delle indagini è stata ricostruita l’intera attività economica svolta dalla società, in particolare i ricavi conseguiti tramite la vendita di spazi pubblicitari, con conseguente contestazione dell’omessa dichiarazione degli imponenti redditi derivanti da queste operazioni.

Non è la prima inchiesta della procura milanese su profili fiscali e tasse evase o ’eluse’ dai colossi del web e dell’high tech. La stessa web company californiana aveva già risarcito il Fisco italiano nel 2017 con 306 milioni, chiudendo così le pendenze tributarie e sanando i 15 anni precedenti. A Milano è ancora aperta inchiesta su Amazon, mentre di recente è stata chiusa un’indagine che per la prima volta ha affrontato il tema del peso finanziario e fiscale dei dati degli utenti sui social, con profili su Facebook e su Instagram, contestando a Meta l’omessa dichiarazione e il mancato pagamento dell’Iva, tra il 2015 e il 2021, per un totale di oltre 877 milioni di euro.

Simile a quella su Google, invece, era l’indagine su Netflix, che nel maggio del 2022 aveva pagato 55 milioni e 850 mila euro in un’unica soluzione al Fisco.