Domenica 24 Novembre 2024
FRANCESCA CONTI
Economia

Google nel mirino della giustizia Usa: vendere Chrome per spezzare il monopolio

L’accusa è abuso di posizione dominante. Mountain View replica: “Danno anche per i consumatori e la leadership tecnologica americana”. Alphabet crolla del 5,6 per cento a Wall Street

Google nel mirino del Dipartimento di Giustizia statunitense per abuso di posizione dominante (Ansa)

Google nel mirino del Dipartimento di Giustizia statunitense per abuso di posizione dominante (Ansa)

Roma, 20 novembre 2024 – Costringere Google a cedere Chrome: una mossa radicale per contrastare il presunto monopolio tecnologico del colosso di Mountain View. È questa la richiesta che il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DoJ) ha avanzato nei confronti di Google, marcando una netta presa di posizione nei confronti del colosso tecnologico. Con un documento di 23 pagine presentato in Tribunale, il governo ha chiesto misure senza precedenti, tra cui anche la revisione del sistema operativo Android per limitare il presunto abuso di posizione dominante. Le richieste mirano a limitare l’influenza di Google nei settori strategici dei motori di ricerca e dei sistemi operativi per smartphone e tablet. La notizia ha avuto un impatto immediato sull’andamento dei mercati, con il titolo di Alphabet, la holding che controlla Google, crollato del 5,6% a Wall Street.

Le richieste della Giustizia Usa

Le autorità americane non si sono limitate a chiedere la vendita di Chrome, ma hanno proposto un aut aut a Google sul futuro di Android. Secondo le autorità, queste misure mirano a riequilibrare un mercato dominato dal gigante tech. Il colosso tecnologico sarebbe obbligato o a vendere il suo sistema operativo oppure a rinunciare all’obbligatorietà dei suoi servizi sui dispositivi che lo utilizzano. Se queste misure non bastassero a garantire una reale apertura del mercato, il Dipartimento di Giustizia USA ha previsto la possibilità di forzare la cessione di Android in un secondo momento. Inoltre il governo ha chiesto di impedire a Google di stipulare accordi a pagamento con Apple e altri produttori di smartphone per diventare il motore di ricerca selezionato automaticamente sugli smartphone e nei browser. Il colosso tech dovrebbe anche essere obbligato a consentire ai motori di ricerca rivali di accedere ai suoi dati per un decennio, al fine di riequilibrare il mercato e stimolare una maggiore concorrenza.

I precedenti

Con una sentenza dello scorso agosto il giudice distrettuale statunitense Amit Mehta aveva già bollato l’azienda come monopolista e sancito che Google avesse abusato della propria posizione dominante per ostacolare i competitor. Il Dipartimento USA ha dunque proposto dei rimedi che rappresentano il più significativo intervento antitrust dai tempi del caso Microsoft del 2000, quando si cercò senza successo di smantellare l’azienda. Il caso richiama anche lo ‘spezzatino’ di AT&T negli anni Ottanta, una delle poche operazioni antitrust di successo negli Stati Uniti.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti chiede a Google di vendere Chrome
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti chiede a Google di vendere Chrome

La risposta di Google

Google non ha tardato a replicare alle richieste del governo statunitense. Lee-Ann Mulholland, vicepresidente dell’azienda, ha dichiarato che le richieste del DoJ fanno parte di un’agenda “radicale" che rischia di danneggiare non solo l’azienda, ma anche “i consumatori, gli sviluppatori e la leadership tecnologica americana proprio nel momento in cui ce ne ha più bisogno". Secondo Mulholland le proposte non solo sarebbero inadeguate, ma avrebbero effetti collaterali devastanti sull’innovazione e sulla competitività del settore tecnologico. Nel frattempo gli analisti restano scettici sulla fattibilità delle misure proposte. Secondo molti esperti le proposte del DoJ difficilmente saranno approvate in Tribunale, ma soprattutto non riusciranno a superare i probabili ricorsi presentati da Google. Il caso potrebbe essere destinato a proseguire per anni attraversando diversi gradi di giudizio e aprendo scenari di incertezza per l’intero settore tecnologico.

Il contesto politico

II cambio di protagonisti nella politica statunitense aggiunge ulteriore complessità alla vicenda. L’amministrazione del presidente uscente Joe Biden ha mostrato finora una posizione aggressiva verso le big tech, ma l’imminente insediamento del presidente eletto Donald Trump potrebbe influire sulle sorti del caso. Sebbene l’approccio dell’amministrazione repubblicana alle questioni antitrust sia meno prevedibile, la recente nomina di Brendan Carr, noto critico delle grandi aziende tecnologiche, alla guida della Federal Communications Commission lascia ipotizzare un clima tutt’altro che disteso per Google. Con il cambio di amministrazione il futuro del caso resta incerto: l’approccio meno prevedibile di Trump potrebbe sia raffreddare le tensioni sia inasprire lo scontro con le big tech.

L’impatto sul mondo tecnologico

Se il giudice Mehta decidesse di accogliere le richieste del DoJ, l’impatto sarebbe significativo per Google. La vendita di Chrome e Android priverebbe il gruppo di due pilastri fondamentali della sua strategia commerciale. Chrome, il browser più utilizzato al mondo, rappresenta uno strumento essenziale per il controllo dell’ecosistema digitale, mentre Android, che alimenta la maggior parte degli smartphone, costituisce una fonte strategica per l’espansione dei servizi del colosso tech. Ma una decisione favorevole al DoJ potrebbe avere inoltre ripercussioni ben oltre i confini di Mountain View, creando un precedente per ulteriori interventi regolatori. L’intero ecosistema tecnologico potrebbe essere riscritto, segnando un punto di svolta nelle relazioni tra le autorità regolatorie e le grandi piattaforme digitali.