Quasi 10.000 euro a testa, per la precisione 9.949: è il debito (statistico) a fine 2023 di ogni cittadino italiano, neonati compresi, secondo i dati di Assoutenti. E per ogni famiglia il valore medio del debito verso banche e società finanziarie è di 22.674 euro. Valori medi, per l’appunto, che significa che in realtà ci sono persone e famiglie più indebitate di altre, ed è per questo che l’associazione mette in guardia dal rischio usura. Secondo l’associazione, in questi due anni, il rialzo dei prezzi al dettaglio (+8,1% l’inflazione media del 2022, +5,7% quella acquisita per il 2023) a parità di acquisti ha determinato un aggravio 4.185 euro a famiglia. Capitolo dolorosissimo quello dei mutui a tasso variabile: ad esempio, chi ha stipulato un mututo a tasso variabile da 150mila euro della durata di 25 anni, oggi ha una rata mensile che in media è salita di 365 euro rispetto al 2021, per un totale di 4.380 euro all’anno.
Gli italiani hanno reagito a tutti questi aumenti in due modi, spiega Assoutenti. In primo luogo, intaccando i risparmi (i dati Istat parlano di un -3,6% di propensione al risparmio rispetto al 2022), poi ricorrendo a prestiti e piccoli finanziamenti anche per affrontare le spese quotidiane. A fine anno il valore del credito al consumo in Italia raggiungerà il record di 160 miliardi di euro. stima ancora Assoutenti, con una crescita monstre del +220% rispetto a 20 anni fa: a fine 2002 era sotto i 50 miliardi di euro. Lo stock dei mutui accesi dalle famiglie ammonta oggi a 425 miliardi di euro: 162 miliardi di euro il valore dei soli mutui a tasso variabile. Prestiti, mutui e finanziamenti che pesano complessivamente 585 miliardi di euro, pari ad un debito medio, considerata la popolazione italiana, di 22.674 euro a famiglia, quasi 10mila euro a testa.
Sul fronte del costo del denaro non sono previsti cali, almeno per i primi mesi del 2024. Lunedi la presidente della Bce, Christine Lagarde, in commissione Affari economici dovrebbe confermare la linea prudente della Banca Centrale. Sempre questa settimana ma venerdì, è previsto il discorso del governatore della Fed Powell. Ma il focus in questo caso dovrebbe essere sull’innovazione tecnologica e non sui tassi.
Notizie un po’ migliori invece per l’inflazione, che sta lentamente rallentando. Giovedì 30 arriveranno i dati dell’Eurozona a novembre: è atteso un rallentamento sia pur minimo, dal 2,9% al 2,8% annuo.