Domenica 22 Dicembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

La guerra in Israele fa schizzare i prezzi di gas e petrolio. Forniture a rischio. Nomisma: “La benzina può arrivare a 2,5 euro”

Dopo l’esplosione del conflitto il greggio sale a 90 dollari, metano +15%. Rischio impatto pesante sulle bollette e i carburanti

Roma, 10 ottobre 2023 – L’attacco di Hamas a Israele, con l’esplosione del conflitto, proietta le sue lunghe e preoccupanti ombre anche sui prezzi di petrolio e gas (90 dollari al barile il primo, più 15% a 43,95 euro al MWh il secondo), meno sui mercati e sulle Borse, anche se lo spread ha chiuso a 206 punti. Ma le conseguenze potrebbero riguardare anche la stessa legge di Bilancio che il governo sta mettendo a punto in vista di metà mese, dopo il via libera alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. Dalla Corte dei Conti al Cnel, a Bankitalia, si insiste sui rischi di incertezza che la situazione produce e sull’impatto sui conti pubblici che potrebbe comportare.

Barili di petrolio
Barili di petrolio

Impennata di petrolio e gas, bollette a rischio

Partiamo dall’energia. Le quotazioni hanno riacceso i riflettori su prezzi dell’energia, creando panico sui carburanti e sulle bollette ma non solo. Secondo Simone Tagliapietra di Bruegel tra i possibili rischi della guerra ci sarebbero anche possibili attentati ai gasdotti mediterranei. "Ci sono rischi" anche per il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso che ha parlato di "situazione di emergenza".

Gli analisti di Goldman Sachs ritengono "improbabile un effetto immediato di grande portata a breve termine" sulla dinamica tra domanda e offerta e sulle scorte di petrolio. Sul prezzo del petrolio ci sono però "due potenziali implicazioni" con effetti opposti. La prima è una "riduzione della probabilità di normalizzazione saudita-israeliana e un conseguente aumento della produzione saudita", la seconda invece è il rischio di un ribasso della produzione petrolifera iraniana. Se però la guerra fosse lunga e allargata al Golfo Persico, secondo il presidente di Nomisma Energia Davide Tabarelli, il rialzo dei prezzi potrebbe essere "senza fine", con ipotesi estreme di 150 dollari al barile di greggio e di 2,5 euro al litro di benzina. Quanto allo spread, "gli aumenti delle ultime settimane – spiega il capo del Dipartimento di economia e statistica della Banca d’Italia Sergio Nicoletti – sono un campanello di allerta, che però non deve portare a eccessivi allarmismi, ma a rinforzare lo sforzo per mettere in sicurezza i conti pubblici".

Manovra con numeri incerti

Il nuovo scenario rischia di complicare il quadro su cui il governo ha improntato la prossima manovra di bilancio. Creando ulteriore "incertezza" e rendendo ancora più impervio un sentiero considerato stretto in partenza. A dare l’allarme sono i rappresentanti di autorevoli istituzioni, dalla Banca d’Italia alla Corte dei Conti. A sollevare il caso è il presidente del Cnel Renato Brunetta. Ora i saldi "saranno quelli indicati correttamente dalla Nadef pre-guerra o saranno ridotti?", chiede Brunetta. Il conflitto israelo-palestinese, infatti, rischia di produrre effetti "ancor più squilibranti" della guerra in Ucraina, soprattutto sul piano energetico. E la "serietà" di questa Nadef, che fa i conti con l’inflazione e il Superbonus e esclude manovre espansive per i prossimi anni, "potrebbe non essere sufficiente", osserva l’economista, che cita anche le mosse tardive della Bce: servirà un "sovrappiù di responsabilità".

Non è da meno Altimari di Bankitalia: c’è un contesto "fragile", che richiede una politica di bilancio condotta con "estrema prudenza". A preoccupare è soprattutto l’elevato rapporto tra il debito pubblico e il Pil: "Un serio elemento di vulnerabilità", che "riduce gli spazi di bilancio per fare fronte a possibili futuri shock avversi". Il debito allarma anche la Corte dei Conti. "Il perdurante stato di incertezza del quadro generale colloca ora la posizione debitoria del nostro Paese su un sentiero molto stretto", avvisa il presidente Guido Carlino, sottolineando la necessità di un "attento monitoraggio" affinché la "pur modesta" riduzione del debitoPil programmata per il triennio "sia effettivamente conseguita".

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