Roma, 16 dicembre 2023 – Il 16 dicembre del 1964 l’Italia lancia in orbita il suo prime satellite artificiale, il San Marco 1. Il satellite è sferico, a strisce, e dotato di lunghe antenne, viene subito battezzato lo “Sputnik tricolore”. Ecco che ha inizio l’era spaziale italiana. A distanza di quasi 60 anni dal primo lancio, in questa stessa data si festeggia la Giornata nazionale dello spazio, arrivata alla sua terza edizione. Questa ricorrenza, istituita nel 2021, mira a sensibilizzare e informare i cittadini italiani sui contributi che la scienza e la tecnologia applicate allo Spazio portano al miglioramento della condizione umana.
Il Made in Italy nello spazio
L’Italia è da sempre uno tra i maggiori protagonisti del settore, grazie ad investimenti, a eccellenze e a una dinamica agenzia spaziale, L’Asi (Agenzia spaziale italiana), che ha un’attività sul campo molto florida. Il dinamismo del sistema spaziale italiano è cresciuto nel tempo, sia per capacità industriale che per esperienza scientifica, tanto che l’Italia compare oggi tra i pochi Paesi al mondo a poter vantare una filiera spaziale completa. Ma in cosa siamo specializzati? “L’Italia ha una caratteristica unica: ha una filiera spaziale che comprende tutti gli ambiti necessari per le missioni spaziali, dal lanciatore Vega, ai satelliti, ai nano-satelliti fino a specifiche tecnologie emergenti come quella delle telecomunicazioni quantistiche – commenta Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana –. Il nostro paese ha grandi attori industriali con partecipazioni di altri paesi europei, ma ha anche una filiera di piccole e medie imprese e startup che permettono di eccellere in innovazione e tempi di realizzazione minimi”.
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I progetti
Sono molti i progetti che l’Agenzia spaziale italiana sta seguendo. Uno tra i più importanti è Iride: la costellazione di satelliti che permetterà l’osservazione della superficie terrestre. Il programma sarà realizzato in Italia, entro il 2026, su iniziativa del Governo e grazie alle risorse del Pnrr. Ma una della attività in cui Asi sta investendo più energie sono i programmi legati all’esplorazione della Luna e di Marte, come il programma Artemis della Nasa. Il punto di partenza di questa missione sono gli Artemis Accord: l’Italia è stata tra i primi firmatari al mondo di questa sfida di cooperazione internazionale, che nel 2024 porterà la prima donna e il prossimo uomo sul satellite.
Da Apollo ad Artemis
Il Programma Artemis è rivoluzionario: è una missione che non punta soltanto a riportare l’uomo sulla Luna, ma si propone di farcelo rimanere, dando il via a progetti che porteranno alla costruzione di una stazione spaziale nell’orbita della Luna e della prima colonia permanente sul satellite. Il nome del programma non è casuale: Artemide, dea della caccia e della Luna, nella mitologia greca è la sorella del dio Apollo, il nome della prima spedizione che portò l’uomo sul satellite. Un passaggio di testimone, insomma, ma i cui presupposti sono molto diversi: “Cambia tutto, Apollo era una missione “toccata e fuga” anche se ripetuta ben sei volte con successo. Si trattava di un ambito diverso: era la frenetica corsa durante la guerra fredda tra Usa e Urss, che gareggiavano per la supremazia del nuovo ambiente strategico: lo spazio. Questa volta andiamo per restare – afferma Teodoro Valente –. Le missioni di oggi sulla luna si differenziano per sicurezza e budget: si minimizzano i rischi per gli astronauti e si lavora con budget nazionali. Questo richiede di procedere passo dopo passo, con cautela, sostenibilità tecnologica ed economica”.
La prima casa sulla luna
l’Italia sta contribuendo in maniera attiva al progetto, sia in un’ottica sperimentale che infrastrutturale. La nostra prima casa sulla Luna, per esempio, sarà Made in Italy “Contribuiremo creando il modulo abitativo Multi Purpose Habitatuion Module (Mph), una delle prime “abitazioni” per la base sul polo sud della Luna - fa sapere Valente - Qui verranno ospitati gli astronauti durante le loro missioni, dove potranno svolgere esperimenti di diversa natura. È presente anche una serra per produrre cibo”.
Lunar Gateway
Ma i progetti non finiscono qua: l’Italia sta collaborando anche alla realizzazione della Lunar Gateway, la futura stazione spaziale in orbita attorno alla Luna, il cui lancio inaugurale è previsto per il 2024. È un comodo scalo nel viaggio da e verso la Luna. Arrivare sul satellite, infatti, direttamente dalla Terra è complicato, mentre risulterebbe più semplice raggiungere la Luna in due passaggi, arrivando prima sul Gateway. Sarà anche un ottimo punto di interscambio e rifornimento.
Ossigeno e regolite
Asi sta lavorando anche sul progetto Oracle (Oxygen Retrieval Asset by Carbothermal-reduction in Lunar Environment), in collaborazione con il Politecnico di Milano, che si pone l’obiettivo di estrarre ossigeno dalla regolite, l'insieme dei sedimenti, polvere e frammenti di materiale, che compongono lo strato più esterno della superficie dei pianeti rocciosi. La regolite è alla base anche di un altro progetto: Glams (Geopolimeri per Additive Manufacturing e Monitoraggio Lunare), progetto che intende costruire basi lunari attraverso cementizi formulati a partire dai sedimenti del suolo lunare.
Perché andare sulla Luna è così importante per l’Italia (e per il mondo)?
La luna rappresenta un passo necessario per provare tecnologie e infrastrutture e prepararsi alla sfida successiva: Marte. Letteralmente from Moon to Mars. “Il programma Artemis impone a tutti i partecipanti un lavoro di coordinamento per poter raggiungere i vari obiettivi in modo sicuro e sostenibile. Per l’Italia in particolare è il naturale riconoscimento di capacità di ricerca elevata e industriale legato ai moduli abitativi, sistemi robotici e servizi di telecomunicazione e navigazione”, ha commentato il presidente Asi.
Cosa faremo una volta arrivati sulla Luna?
Come occuperanno le loro giornate gli astronauti che approderanno sulla Luna? “Faranno viaggi continui dalla Terra alla Lunar Gateway in orbita lunare, da qui scenderanno regolarmente sui diversi siti esplorativi soprattutto al polo sud della Luna”, fa sapere Valente. E perché proprio nella parte meridionale? Perché è lì che si trovano profondi crateri in cui è presente del ghiaccio d’acqua. “L’acqua e altri materiali presenti sulla Luna saranno usati per la vita degli astronauti e per costruire infrastrutture e persino carburante per i razzi. Tutta l’esperienza di questa base lunare permanente permetterà di sperimentare e sviluppare nuove tecnologie che saranno usate per il passaggio verso Marte”, commenta il presidente di Asi.