Roma, 27 marzo 2024 – Un guadagno per lo Stato che “non ne perderà il controllo” e permetterà alle Poste di rafforzarsi, con l’attenzione del Governo su “garanzie per l’occupazione”. Così il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha parlato delle operazioni di cessione di quote di aziende partecipate dal Mef, fra cui appunto le Poste.
"Le risorse che potranno essere ottenute dalla realizzazione dell'operazione dipenderanno dall'ammontare della quota che sarà collocata sul mercato. Laddove si procedesse alla cessione dell'intera partecipazione (29%) direttamente detenuta dal Mef, ferme rimanendo le valutazioni che potranno essere effettuate in merito al mantenimento della partecipazione pubblica maggioritaria nel capitale, il controvalore desunto sulla base dei più recenti dati di mercato disponibili potrebbe ammontare a circa 4,4 miliardi”, ha spiegato il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti in audizione alle Commissioni riunite Bilancio e Trasporti della Camera e Programmazione economica, Finanze e Ambiente del Senato sull'alienazione di una quota della partecipazione detenuta dal Mef nel capitale di Poste italiane.
"L'operazione di dismissione rappresentata nel Dpcm attualmente all'esame del Parlamento deve essere considerata una cornice che individua un valore minimo della partecipazione dello Stato, che potrà essere raggiunto progressivamente e in più fasi, in modo da salvaguardare il controllo strategico pubblico su questo asset”, ha detto il ministro.
"In un quadro più generale, è opportuno considerare anche gli effetti dell'operazione sulla fiducia degli investitori istituzionali nazionali ed esteri verso l'Italia, che potrebbero risultare in un miglioramento dell'appetibilità del debito pubblico, con conseguenti effetti positivi in termini di riduzione dello spread e del costo del debito”.
"Nell'ottica della tutela degli interessi pubblici il governo si impegnerà a porre in essere tutte le azioni necessarie a garantire la continuità dell'attività di Poste, sotto il profilo della dimensione della raccolta, anche nel nuovo assetto che si andrà a configurare successivamente alla realizzazione dell'operazione di dismissione”. “Il Mef remunera la liquidità, derivante dall'attività di raccolta del risparmio postale e depositata su un conto di tesoreria statale, mediante la corresponsione di interessi a Cassa Depositi e Prestiti, che costituiscono una quota rilevante del conto economico di quest'ultima. Parte di tale remunerazione torna al Mef sotto forma di dividendi. Tale meccanismo, dunque – ha spiegato –, come evidente dalla descrizione risulta profittevole per entrambi i soggetti ed è essenziale, pertanto, che rimanga invariato”.
Sugli effetti dell'alienazione di una quota del Mef in Poste "sui livelli occupazionali”, “ricordo che il Piano industriale presentato lo scorso 20 marzo dalla società non contempla alcun impatto negativo sugli stessi, ma sarà cura del governo monitorare le decisioni aziendali, al fine di garantirne la salvaguardia”, ha detto Giorgetti.
"Le risorse ottenibili dalla dismissione si concretizzeranno in una riduzione del debito pubblico che, a sua volta, consentirà di ottenere un risparmio in termini di spesa per interessi passivi pari a circa 200 milioni annui”. “La valutazione complessiva” dell'operazione, “uscendo dalla logica contabile della differenza tra i proventi derivanti dalla alienazione e gli eventuali introiti derivanti dai dividendi percepiti», deve tenere conto di questo, ma anche – ha aggiunto – degli effetti positivi sulle performance aziendali connesse a tali operazioni”.