ROMA – I numeri dell’occupazione e dell’export, come quello dell’inflazione, lasciano ancora ben sperare. Il ministro Giancarlo Giorgetti, a sua volta, considera in cascina il Pil all’1 per cento. Ma i mesi estivi, più che diradare le ombre, sembrano aver consolidato il clima d’incertezza sulle prospettive a breve dell’economia, con l’emergere di alcuni segnali di rallentamento.
E, al di là delle difficoltà dell’industria, che sconta i deludenti andamenti della domanda estera e interna, anche tra i servizi si cominciano a registrare sintomi di fragilità. A segnalarlo è l’indagine sulla congiuntura dell’Ufficio studi di Confcommercio che, nella sua nota aggiornata, indica come la stima per il Pil del terzo trimestre è di una variazione congiunturale nulla, corrispondente a una crescita dello 0,6% rispetto a un anno prima. Questa valutazione, sempre basata su dati destagionalizzati e corretti per gli effetti di calendario è sintesi di una riduzione a luglio, lievemente superiore alle stime preliminari anche per un andamento del turismo meno favorevole, e di un modesto recupero ad agosto, a cui è seguita una stagnazione a settembre. Le oscillazioni mensili degli indicatori congiunturali, sintetizzati nel Pil mensile, tradiscono la mancanza di una chiara direzione di marcia dell’economia italiana. Il che significa che il terzo trimestre è andato perso. Si punta sul quarto. Le stime per agosto 2024 confermano, a livello di macro-funzioni di spesa, un andamento articolato improntato al generalizzato rallentamento. Relativamente ai servizi per il tempo libero, che avevano sostenuto in misura significativa la domanda anche nella prima parte del 2024, i segnali di rallentamento, già osservati nel secondo trimestre, sembrano confermati anche nei mesi estivi. La componente più dinamica è quella dei servizi ricreativi (2,0%), mentre per il comparto degli alberghi e pubblici esercizi le dinamiche appaiono più contenute (+0,6%). Sebbene in forma provvisoria, i dati di giugno e luglio indicano una moderata riduzione delle presenze turistiche in Italia, con la componente dei residenti a luglio in problematico calo (-6,2% tendenziale). I primi sette mesi nel complesso indicherebbero, comunque, ancora una crescita di oltre il 2% rispetto al 2023.
Dopo i miglioramenti registrati a giugno e luglio il settore dell’automotive è tornato in territorio negativo ad agosto (-9,1%), a segnalare come siano necessari interventi di più ampio respiro per rivitalizzare un settore da tempo in difficoltà. Elementi di debolezza continuano a interessare, forse in modo strutturale, anche altri segmenti di consumo più tradizionali. In quest’ottica può essere letto il calo, rilevato anche ad agosto 2024, dalla domanda per l’abbigliamento e le calzature (-2,0% su base annua), dato che aggrava una situazione già difficile che non sembra essere stata migliorata dalla stagione dei saldi. Analoghe valutazioni possono essere fatte per il segmento relativo ai mobili e agli articoli di arredamento (-1,3%) e ai tabacchi (-3,7%). Con questo trend – spigano gli esperti di Confcommercio – si complicherebbe la possibilità di una crescita del Pil per il 2024 attorno o poco superiore all’1%, salvo poi la probabile correzione al rialzo della stima per l’anno nel complesso dovuta al fatto che il 2024 ha 4 giornate lavorative in più del 2023. Si spera. Del resto, che l’imminente revisione dei conti da parte dell’Istat procuri sorprese favorevoli non solo sui livelli correnti del prodotto ma anche sui profili trimestrali a valori reali. Trascurando le mere congetture, resta il fatto che in questo contesto non mancano, comunque, alcuni elementi molto positivi, dall’evoluzione dei quali dipenderà il raggiungimento o meno di buone performance per l’anno in corso. Il mercato del lavoro conferma la sua dinamicità, con il numero di occupati che ha toccato a luglio il massimo storico, e l’inflazione si mantiene su valori contenuti: per settembre la nostra stima è di una variazione congiunturale nulla e di una crescita su base annua dello 0,9%. Questi dati, ormai consolidati, comportano un miglioramento del reddito disponibile reale, già registrato nel primo quarto grazie ai rinnovi contrattuali. La catena reddito-fiducia-consumi sembra però essersi inceppata. La spesa delle famiglie non cresce o, almeno, non cresce quanto potrebbe. Probabilmente una nuova crescita della fiducia a settembre e ottobre porterebbe a superare di slancio questa fase attendista. Ma è un processo tutto da costruire, assieme alla crescita decisiva dell’ultimo quarto dell’anno. Secca la conclusione di Carlo Sangalli, Presidente di Confcommercio: “Occupazione in crescita e inflazione sotto controllo ci dicono che la nostra economia è in buona salute. Ma preoccupano il clima di incertezza e la debolezza dei consumi. Con la nuova legge di bilancio occorre confermare il taglio del cuneo fiscale, l’accorpamento delle aliquote Irpef e ridurre progressivamente, e in modo strutturale, il carico fiscale su famiglie e imprese”.