Roma, 09 dicembre 2017 - Il Giappone e l’Europa sono un pò più vicini. Tramontata la Trans Pacific Partnership per il ritiro degli Usa voluto da Trump, Tokio finalizza l’intesa con l’Ue – il cosiddetto JEFTA – che a partire dalla primavera del 2019 permetterà di eliminare il 90% dei dazi – pari a un miliardo di euro – che vengono pagati ogni anno dalle aziende europee che esportano in Giappone. In cambio, dopo un periodo di transizione, verrà tra l’altro aperto completamente il mercato auto europeo alle auto giapponesi (e l’esito non è scontato a favore del Giappone perchè un simile accordo siglato con la Corea del Sud ha visto triplicare l’export di auto europee verso quel paese).
L’intesa, dovrà essere approvata dal Consiglio e dal Parlamento Ue, è stata definita «di importanza strategica» dal presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker. «Il Giappone e l’Ue – ha detto il primo ministro giapponese Shinzo Abe – costruiranno uno spazio economico che si basa su regole giuste. E questo farà da modello per il sistema economico internazionale del XXI secolo». Secondo la Commissione Europea quando l’accordo sarà a regime potrà aumentare le esportazioni europee verso il Giappone del 24%: come dire 20 miliardi di euro. L’aumento sarà particolarmente elevato per i prodotti agroalimentari: tra il 170 e il 180%, pari a 10 miliardi di euro aggiuntivi. Oggi, infatti, il Giappone impone dazi doganali elevati su alimenti e bevande europei: 39.8%-40% sul formaggio; 38,5% sulle carni bovine; 15% sui vini; fino al 24% sulla pasta; fino al 30% sul cioccolato. Con l’accordo di partenariato economico UE-Giappone il Giappone eliminerà i dazi su oltre il 90% delle esportazioni agricole dell’UE sin dal primo giorno mentre progressivamente cresceranno le quote per pasta, cioccolata e conserva di pomodoro. Per i formaggi a pasta dura si dovranno però attendere 15 anni prima di giungere alla completa eliminazione delle tariffe. Di contro tutti gli alimenti importati nell’UE provenienti dal Giappone – i timori erano per la radioattività dopo l’incidente di Fukushima, o per la carne agli ormoni – dovranno essere conformi alle norme dell’Unione in materia di sicurezza alimentare e alla normativa dell’UE.
Non meno importante, Tokio si è impegnata a riconoscere 205 tra Dop e Igp europee, tra le quali 44 italiane (a fronte però di oltre 280 registrate). Via libera, quindi, a Parmigiano Reggiano (i cui dazi caleranno però molto lentamente), Chianti, Aceto balsamico di Modena, speck dell’Alto Adige e molti altri, mentre altre Dop e Igp resteranno ancora non riconosciute. L’accordo salvaguardia il cosiddetto «principio di precauzione» (su questioni sanitarie, fitosanitarie, di requisiti tecnici dei prodotti, di diritto del lavoro e ambiente l’Ue, in caso di «prove preliminari obiettive di possibili effetti nocivi» potrà prevedere misure restrittive) e prevede anche aperture sul mercato dei servizi, in particolare la possibilità per le imprese europee di partecipare agli appalti di 48 grandi città del Sol Levante.