Domenica 22 Dicembre 2024
ELENA COMELLI
Economia

Germania, la locomotiva è in panne. Crolla la produzione, il Bund soffre

L’economista Daniel Gros: "Non si riprenderà in tempi brevi. E per l’Italia potrebbe essere un vantaggio"

Germania, la locomotiva è in panne Crolla la produzione, il Bund soffre

La locomotiva d’Europa si sta fermando? Diversi segnali in arrivo dalla Germania annunciano una battuta d’arresto più seria del previsto e anche per Daniel Gros, economista tedesco basato a Bruxelles, "ci vorranno diversi anni per recuperare il terreno perduto con il rallentamento cinese". E’ di ieri il dato diffuso dall’ufficio di statistica Destatis sul calo molto superiore alle attese della produzione manifatturiera in giugno: -1,5% rispetto a maggio (il consenso stimava una contrazione attorno allo 0,5%). Il dato coincide con il sentimento negativo rilevato nelle aziende tedesche dall’indice Ifo Business Climate a fine luglio, che rende l’arrivo quest’anno di una vera e propria recessione in Germania più probabile, prolungando la recessione tecnica registrata con il Pil in territorio negativo nel quarto trimestre dello scorso anno (-0,5%) e nel primo trimestre di quest’anno (-0,3%).

La Germania si è fermata?

"La Germania sta soffrendo della debolezza del commercio internazionale e in particolare della scivolata della domanda cinese, che non si riprenderà in tempi brevi. Negli anni passati ha goduto della crescita cinese e adesso paga questa esposizione eccessiva. Ci vorranno anni per inventarsi un altro modello".

Ne stanno risentando anche i titoli di Stato tedeschi, tanto che ieri i Bund trentennali sono arrivati ai massimi dal 2014...

"Non penso che ci sia una perdita di fiducia nella Germania da parte del mercato, ma è chiaro che ci sono segnali di debolezza. Non credo che dureranno a lungo".

In prospettiva, come si aggiusta il tiro?

"L’industria tedesca deve reinventarsi, soprattutto quella automobilistica, che è la più colpita da questa frenata. Lo Stato ci può fare poco, ma ho fiducia nella capacità di reazione delle imprese per riconquistare la competitività sul mercato globale".

E quali saranno le conseguenze sull’industria europea?

"L’economia europea è correlata a quella tedesca, ma non è detto che il rallentamento della Germania debba tirarsi dietro tutta l’Europa. Ci sarà sicuramente un periodo di bassa crescita, ma con alcuni settori, tipo il turismo e i servizi, che potrebbero andare un po’ meglio. Per l’Italia questa potrebbe essere un’ancora di salvezza".

Quindi lei non prevede ripercussioni disastrose per l’Italia?

"La debolezza della Germania non porta solo conseguenze negative. Ad esempio caleranno le tensioni all’interno della zona euro. Il rapporto fra l’economia tedesca forte e quella italiana e altre deboli non è sempre positivo, anzi, talvolta crea squilibri e tensioni che sarebbe meglio evitare. Adesso queste tensioni si allenteranno da sole".

Se si ferma la locomotiva d’Europa, però, qualche danno lo sentiremo anche in Italia...

"La Germania non è mai cresciuta a un ritmo tale da tirarsi dietro gli altri, ma è chiaro che Berlino è il cuore industriale dell’Europa e se non riesce a esportare, frena anche la componentistica italiana. L’Italia però ha un settore dei servizi e consumi interni forti. Questi andranno avanti da soli".