Roma, 7 settembre 2023 – Il malato d’Europa, la fine del boom, il fallimento del modello economico tedesco. Sono solo alcuni dei titoli che girano sulle testate economiche e finanziarie del mondo, facendo venire mal di testa a Berlino.
La produzione industriale in calo
La produzione industriale della Germania, dopo un dato in giugno in negativo dell’1,4%, a luglio è scesa dello 0,8%, superando persino la stima media degli analisti dello 0,5%. Su base annuale si tratta di un calo del 2,25%.
Le previsioni
Ma non solo. La quarta economia mondiale e la più grande in Europa si trova in acque turbolente e sta affrontando problemi strutturali che potrebbero segnare la fine di quasi due decenni di prosperità, scrive il quotidiano spagnolo El Pais. Secondo le stime del Fondo monetario internazionale (Fmi), l’economia tedesca sarà l’unica tra quelle sviluppate a non registrare una crescita quest’anno.
Pil, inflazione e stagflazione
Ma cos’è che non va in Germania? Il Pil tedesco non ha visto una vera ripresa dal settembre 2022. Dopo essere entrato in recessione all’inizio di quest’anno, nel secondo trimestre è rimasto stabile (0,1%). L’inflazione, inoltre, si sta dimostrando particolarmente resistente nel paese che è tra i più colpiti dalla crisi energetica. L’inflazione elevata e la recessione economica, infine, hanno portato alla stagflazione. Allo stesso tempo, la Germania ha il tasso di disoccupazione più basso dell’Eurozona, fatto per cui molti economisti ritengono che l’etichetta di ‘malato’ sia un’esagerazione.
Le rassicurazioni della Bundesbank
“La Germania non è il malato d'Europa. Credo che questa sia una diagnosi sbagliata, che viene colta troppo facilmente da molte persone. Dovremmo essere più sicuri di noi stessi”. Lo ha affermato il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel, in un'intervista al quotidiano tedesco di economia e finanza Handelsblatt. “Rispetto ad altri Paesi, la Germania sta andando bene nel complesso, non solo in termini di occupazione e sostenibilità del debito”, ha dichiarato Nagel. “Non dobbiamo lasciare sminuire il 'Made in Germany'. Il modello economico tedesco non è in scadenza. Ma ha bisogno di un aggiornamento”, ha concluso.
Dal gas russo all’export in Cina
E’ difficile negare, tuttavia, che i recenti cambiamenti dell’ordine geopolitico abbiano messo in luce le debolezze del modello. Il successo dell’economia tedesca, sottolinea Wolgang Münchau in un’analisi per Eurointelligence, si basa sostanzialmente su tre ingredienti: la competitività dei costi, la leadership tecnologica nell’industria e la stabilità geopolitica. “Tutti scomparsi”, aggiunge l’esperto. Da un lato, il taglio del gas russo ha colpito duramente l’industria elettrointensiva tedesca, dato che copriva il 50% del consumo di gas in Germania. Inoltre, è diventata evidente l’eccessiva dipendenza dal commercio con la Cina: le esportazioni verso il gigante asiatico, che rappresentano il 3% del Pil tedesco, a luglio sono crollate di oltre il 6% su base annuale. Le possibilità di invertire la situazione nel breve termine sono scarse e il panorama politico (con una coalizione di tre partiti al governo) non aiuta.
Lo scandalo Bilancio
Negli ultimi giorni poi è esploso lo “scandalo Bilancio” in Germania. La Corte dei conti tedesca ha sostanzialmente accusato il Governo di aver “truccato i conti”. Una manovra che avrebbe fatto apparire i conti tedeschi meglio di quello che realmente sono. spostato nei veicoli finanziari della discordia impegni straordinari extra pluriennali, come i 100 miliardi per la Bundeswehr e i 212 miliardi per la lotta ai cambiamenti climatici, presumibilmente auspicando di bypassare il freno al debito e offuscare lo stato dei conti di Berlino. Numeri che potrebbero mettere in forse anche le cifre legate al Patto di Stabilità europeo di cui la Germania è stato sempre strenuo difensore a discapito di altre economie come quella italiana. Se le indicazioni della Corte dei conti tedesca fossero confermate il mito del “rigore dei conti tedesco” verrebbe sfatato. Un problema sia economico che di credibilità internazionale.