Genova, 4 agosto 2020 - Genova ha di nuovo il suo viadotto sul Polcevera, ieri è stato infatti inaugurato il nuovo 'Ponte San Giorgio'. La ricostruzione è un esempio in un’Italia con i cantieri bloccati. Il ruolo del commissario e l’eliminazione di molti paletti decisivi per velocizzarsi.
Operai al lavoro senza sosta col commissario
La regia dell’opera è stata affidata a un Commissario, il sindaco di Genova, Marco Bucci, che ha operato in deroga a ogni disposizione diversa da quella penale, fatto salvo il rispetto del codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione oltre ai vincoli inderogabili derivanti dall’appartenenza all’Unione Europea. Senza il suo intervento, per la realizzazione di un’opera con queste dimensioni, sarebbero stati necessari fra i sei e i nove anni. Ha gestito le attività di demolizione, rimozione, smaltimento e conferimento in discarica dei materiali di risultati oltre alle attività per l’affidamento e la ricostruzione del ponte. Inoltre, la nomina del Commissario è stata di estrema importanza nella fase finale della realizzazione dell’opera, quando si è dovuto affrontare anche lo scoglio dell’epidemia di Covid-19 che ha rallentato o interrotto il lavoro di molti cantieri. In questo caso si è andati avanti rivedendo il progetto settimana per settimana, per rendere compatibili le attività con la difesa dei lavoratori dal rischio di contagio.
Procedure ambientali semplificate
Le procedure Vas e Via, ovvero Valutazione ambientale strategia e Valutazione di impatto ambientale, sono state molto accelerate. In questo caso, infatti, l’opera già pre-esisteva e quindi non ha dovuto ottenere una ulteriore autorizzazione per completare il progetto esecutivo. Stesso discorso anche per la Conferenza dei servizi. Un team di 80 persone è stato dedicato alla gestione del progetto per seguire le fasi costruttive, i tempi di realizzazione, i costi, l’avanzamento dei lavori, 7 giorni su 7, 24 ore su 24 senza alcuna interruzione in quasi due anni, con l’unica chiusura nel giorno di Natale del 2019.
Grazie a Piano niente bando per il progetto
Un’altra grande differenza rispetto alle procedure ordinarie ha riguardato la fase della progettazione. Il progetto è stato donato da Renzo Piano e quindi non c’è stato alcun bisogno di indire una gara per arrivare, poi, alla progettazione esecutiva. Con le regole ordinarie, ci sarebbero stati almeno 3 passaggi: la progettazione preliminare, quella definitiva e quella esecutiva. Inoltre è proprio la prima, saltata a piè pari con la donazione, quella dove i tempi di attesa sono superiori: fra i 2 e i 6 anni.
Risorse certe: stabilite per legge
Anche in questo caso il nuovo ponte ha potuto contare su due fattori che raramente (anzi, quasi mai) si verificano nella realizzazione delle grandi opere pubbliche in Italia: la certezza dei finanziamenti e la disponibilità immediata dei fondi. Si sapeva, infatti, fin dall’inizio e per legge, che, qualunque fosse, il costo sarebbe stato pagato dalla società che aveva la concessione. La certezza delle risorse ha reso anche possibile un’organizzazione del lavoro serrata, 24 ore per sette giorni. Un ritmo così intensa è sostenibile solo grazie ai finanziamenti eccezionali che non guardano, ad esempio, i costi per straordinari.
Affidamenti diretti col codice appalti di tipo europeo
Rispetto alle procedure ordinarie, non si è seguito il codice degli appalti italiano ma quello europeo. Una mossa che ha consentito di forzare al massimo tutte le procedure di gara che si sono trasformate in semplici richieste di manifestazione di interesse, concluse di fatto con un affidamento diretto. La procedura è stata seguita sia per il progetto, dove la valutazione preliminare dei costi è stata sommaria, sia per l’assegnazione degli appalti, dove ci si è affidati alle più importanti imprese italiane, a partire da Fincantieri e Salini. La procedura semplificata ha anche consentito una maggiore flessibilità nella gestione dei lavori, tanto che il Commissario è riuscito a far partire, in contemporanea, fino a 20 cantieri, procedendo agli aggiustamenti necessari in corso d’opera. Il progetto, in sostanza, è stato ritoccato in tempo reale, cercando le soluzioni più idonee ai problemi che si manifestavano. Nelle procedure ordinarie bisogna invece procedere a colpi di varianti, con tempi medi che variano dai cinque mesi agli otto anni. Al netto del rischio ricorsi a Tar e Consiglio di Stato