Il Leone è "nella migliore forma di sempre". Pronto a creare valore per tutti gli stakeholder, a riempire le tasche degli azionisti con dividendi miliardari e fare il pieno di utili fino al 2027. Lo ha confermato un raggiante Philippe Donnet, presentando ieri a Venezia il nuovo piano industriale 2025-2027, “Lifetime Partner 27: Driving Excellence”, approvato il giorno precedente dal cda di Generali, che prevede dividendi cumulativi superiori a 7 miliardi di euro nel triennio (+30% rispetto ai 5,5 miliardi del piano precedente) come conseguenza di "ambiziosi target" di sviluppo. Nel mirino del Leone c’è anche una crescita degli utili compresa tra l’8 e il 10%, con una generazione di cassa netta prevista oltre gli 11 miliardi – supportati da circa 14 miliardi di rimesse dalle controllate – e il riacquisto di azioni proprie per almeno 1,5 miliardi.
L’ambizione è il denominatore comune di quello che l’ad, con una metafora tennistica, ha definito il quinto set: "Sono in splendida forma, non solo perché abbiamo lavorato su questo piano, ma soprattutto perché abbiamo realizzato con successo i piani precedenti in un contesto globale complesso. Ora intendiamo accelerare il perseguimento dell’eccellenza, con l’obiettivo di guidare un’ulteriore crescita degli utili e della generazione di cassa" ha affermato Donnet, offrendo all’assemblea del prossimo 8 maggio la propria disponibilità a guidare Generali nella realizzazione del nuovo piano e quindi a ricandidarsi – nella lista di Mediobanca – insieme al presidente Andrea Sironi e alla maggioranza dell’attuale board che ha scelto di non presentare una propria lista. Nessun commento, invece, sulla partita Mps-Mediobanca e sui possibili riflessi su Generali: "Siamo qui per commentare il piano che è stato approvato dal board", ha risposto il manager.
Tornando ai numeri, non più di 1,5 miliardi sono disponibili per le acquisizioni, la metà rispetto al piano precedente, perché il focus è ora sulle operazioni già realizzate ma da integrare (le statunitensi Conning e Mgg) o ancora da mandare in porto. È il caso della contrastata joint venture con la francese Natixis, definita "un’opportunità unica e trasformativa per accelerare il percorso strategico del business". Sull’argomento Donnet ha precisato che l’operazione "non sarà trasformativa per Generali ma per l’asset management di Generali" e ha assicurato che "avremo più controllo, sarà meglio di prima", replicando così indirettamente ai suoi maggiori azionisti privati – Delfin e Caltagirone – e alla politica, preoccupata che i risparmi degli italiani finiscano in mani estere. In ogni caso, pur inclusa nel piano, Natixis avrà un impatto del tutto marginale e l’effetto, se le nozze si celebreranno, si vedrà solo dal 2028 senza modificare l’utile per azione di Generali, previsto in aumento dell’8-10% annuo.
Al di là del dossier Natixis, il Leone mette a disposizione tra 500 e 700 milioni per supportare la crescita del business e altre iniziative strategiche. Nella parte assicurativa l’utile operativo nel ramo Danni è visto in crescita dell’8-9% all’anno e nel ramo Vita del 4-5%. Previsti inoltre forti investimenti, tra 1,2 e 1,3 miliardi, nell’Intelligenza Artificiale e nelle tecnologie. I numeri del piano, in gran parte superiori al consensus degli analisti, hanno spinto il titolo Generali a concludere la seduta di ieri a Piazza Affari in rialzo dell’1,13% a 30,41 euro.