
Gender pay gap (foto iStock)
Roma, 5 marzo 2025 - Un'indagine retributiva, aggiornata al 30 settembre 2024 e portata avanti dalla società di consulenza HR 'ODM Consulting' appartenente a Gi Group Holding, mostra come il percorso per raggiungere l'equità di genere nel mercato del lavoro sia ancora molto lungo. Secondo l'analisi, infatti, è ancora purtroppo ben consolidato il divario retributivo uomo-donna, che aumenta con il passare dell'età ed è particolarmente accentuato nelle aree a prevalenza maschile. Il Gender Pay Gap, che al momento ha accumulato un valore in percentuale pari a -10,4%, non riguarda tuttavia soltanto le differenze nella retribuzione, ma si collega anche anche alle differenti opportunità di accesso a ruoli apicali e dirigenziali oltre che alle diverse possibilità di crescita personale all'interno delle aziende stesse.
L'analisi
Prendendo in considerazione la cifra media inerente alla retribuzione fissa annua lorda, l'indagine di ODM mette in luce una sostanziale differenza tra gli stipendi annuali delle donne e quelli dei colleghi uomini in Italia: si parla di divari che vanno dai 3mila agli oltre 14mila euro, in base all'inquadramento. Il Gender Pay Gap, che aveva subito una riduzione tra il 2017 e il 2019, è poi tornato a crescere esponenzialmente negli anni successivi fino a raggiungere il -10% nell'anno 2022. Nell'ultimo aggiornamento del 2024 il valore in percentuale si è assestato intorno al -10,4%, migliorando leggermente il -10,7% registrato nel precedente 2023. Soffermandosi, invece, sui singoli inquadramenti si nota come la più ampia differenza tra le retribuzioni fisse (RBA) maschili e femminili si registra maggiormente nell'ambito impiegatizio, seguito subito dopo da quello relativo ai dirigenti. Nello specifico, relativamente al 2024, la retribuzione fissa annua media di un dirigente uomo (pari a 125.289 euro) è maggiore del11,5% rispetto a quella di una collega femminile (pari a 110.843 euro), mentre il differenziale è ancora più ampio (-12,1%) nel rapporto tra lo stipendio annuale medio di due impiegati di differente genere (34.153 euro femminili contro i 38.877 euro maschili).
"Preoccupa anche il tasso di occupazione femminile"
“I dati che abbiamo analizzato diventano ancor più significativi se letti congiuntamente a quelli sull’occupazione femminile – commenta Miriam Quarti, Responsabile dell'area Reward&Engagement di ODM Consulting –. Secondo i dati Eurostat riferiti al 2023, in Italia il tasso di occupazione femminile tra i 20 e i 64 anni è pari al 56,5%, mentre quello maschile è del 76%, con un divario di 19,5 punti percentuali. Inoltre, i dati del recente Rapporto INAPP evidenziano che il 64% dell’inattività in Italia continua ad essere femminile e risulta prevalentemente legata a esigenze di carattere familiare. Questo quadro suggerisce non solo una maggiore difficoltà per le donne nell'entrare nel mondo del lavoro, ma anche la presenza di barriere che ne limitano la continuità professionale".
Ulteriori differenze
L'indagine di ODM ha effettuato ulteriori specifiche analisi, parallelamente a quella relativa alle retribuzioni annuali. Per quanto concerne le singole generazioni, ad esempio, si nota come l'aumento del Gender Pay Gap cresca insieme all'età: dalla differenza del -27,8% nei Baby Boomers si arriva al -3,5% per la Gen Z. Nell'ambito dell'inquadramento degli Impiegati, invece, il Gender Pay Gap che si riscontra è minore nelle aree con una più alta presenza femminile, come le Risorse Umane (dove le donne guadagnano mediamente il 3,9% in meno rispetto agli uomini), mentre tende ad ampliarsi nelle aree a prevalenza maschile, come le 'Operations' (-15,7%). Il Gap, infine, si riduce nelle aree contraddistinte da una carenza di competenze sul mercato, come ICT (-3,3%) ed Engineering (-4,7%).
Equità di genere e la direttiva UE 2023/970
Le aziende italiane stanno dimostrando un impegno sempre più forte negli ultimi anni per combattere il divario di genere, adeguandosi alla direttiva dell'Unione Europea 2023/970. Quest'ultima ha come compito quello di rafforzare la trasparenza salariale in modo da promuovere la parità retributiva tra uomini e donne. Le aziende stesse sono quindi chiamate all'adozione di misure adatte a garantire una retribuzione paritaria, sia nei confronti dei candidati sia all'interno dell'organizzazione. Nonostante i progressi, tuttavia, le donne restano ancora poco rappresentate nel mercato del lavoro e operano soprattutto in aree funzionali di staff. La loro presenza nei ruoli apicali e dirigenziali è inoltre ancora molto bassa: nei CdA meno del 5% delle donne presenti ricopre ruoli esecutivi, mentre soltanto il 2% occupa la carica di Amministratrice Delegata. “I risultati dell’indagine confermano che il divario di genere non riguarda solo gli aspetti retributivi - conclude Miriam Quarti -, ma si estende in modo significativo anche alle opportunità di crescita professionale e all’accesso ai ruoli apicali. Il conseguimento della Certificazione della Parità di Genere UNI PDR 125:2022 e l’adeguamento alla Direttiva UE 2023/970 rappresentano passi significativi verso una maggiore equità, ma c’è ancora molta strada da fare".