Roma, 1 gennaio 2024 – La spada di Damocle del gas russo torna a pendere su Italia ed Europa. Anche se, stavolta, lo stop non sembra destare particolari timori. Dalle 8 di stamattina ora di Mosca (6 in Italia) Gazprom ha interrotto la forniture di gas russo tramite l’Ucraina. "Dato che Kiev ha ripetutamente e chiaramente rifiutato di estendere gli accordi in tal senso" con la Russia, si legge in un comunicato diffuso dal colosso energetico, l'azienda "ha perso in data odierna la capacità tecnica e legale di far transitare il gas attraverso l'Ucraina". Terminato l’accordo di transito con Kiev, insomma, Mosca ha chiuso i rubinetti. Le consegne a partire dal 1 gennaio 2025 sono scese a zero.
L’interruzione avrà “un impatto drastico su tutti noi nell'Ue, non solo sulla Federazione Russa", afferma in un video su Facebook il primo ministro slovacco Robert Fico, uno dei pochi in Europa a rimanere vicino al Cremlino. Di ben altro tono la posizione della Commissione europea che nelle conclusioni della sua valutazioni allo stop ricorda come la Ue sia “ben preparata” ad affrontare la “prevista” fine del transito. Bruxelles indica anche le rotte alternative di approvvigionamento "per portare i volumi necessari" in Europa attraverso i "quattro principali percorsi di diversificazione, con volumi provenienti principalmente dai terminali Gnl in Germania, Grecia, Italia e Polonia ma forse anche dalla Turchia".
Forniture già ridotte
Secondo un documento preparato dalla Commissione europea per la riunione dei Ministri dell'Energia dell'UE nel dicembre 2024, nel 2023 il blocco ha ricevuto complessivamente 14,65 miliardi di metri cubi di gas, rispetto ai 40 miliardi di prima della guerra, mentre al 1 dicembre 2024 ne erano arrivati 13,7 miliardi. Attualmente solo la Repubblica Ceca, l'Ungheria, l'Italia, la Slovenia, l'Austria e la Slovacchia continuano ad approvvigionarsi del gas russo che transita attraverso l'Ucraina, ma gli ultimi due saranno i più colpiti perché rappresenta circa il 60% della loro domanda.
Le rotte alternative
La prima rotta alternativa di Bruxelles è quella attraverso la Germania grazie alla "recente e significativa espansione" dei terminali GNL e alle importazioni di gas tramite gasdotti da Norvegia, Paesi Bassi e Belgio.
Dalla Germania ulteriori volumi di gas potrebbero essere convogliati in Austria, Repubblica Ceca e Slovacchia attraverso le infrastrutture già esistenti.
Il secondo ‘percorso’ faciliterebbe l'accesso del gas norvegese e del GNL dagli Stati Uniti e dall'Ucraina dalla Polonia alla Slovacchia attraverso l'interconnessione tra i due Paesi e da lì alla Repubblica Ceca, Austria, Ungheria e Ucraina.
Con una terza alternativa, invece, il gas verrà trasportato dall'Italia all'Austria e poi in Slovacchia e Slovenia solo tenendo conto delle capacità attuali.
Infine, la cosiddetta rotta transbalcanica può trasportare il gas dalla Grecia, dalla Turchia e dalla Romania verso nord per rifornire non solo i Paesi dell'Europa centrale e orientale, ma anche l'Ucraina e la Moldavia, grazie alle interconnessioni tra Grecia, Bulgaria, Romania, Ungheria, Moldavia, Ucraina e Slovacchia.
La Commissione Ue ha sottolineato che la sicurezza energetica dell'Ue è stata rafforzata negli ultimi anni anche con lo sviluppo delle energie rinnovabili e con misure volte a migliorare l'efficienza energetica. Bruxelles ha già comunicato che l'impatto della fine del transito del gas russo attraverso l'Ucraina sarà limitato sia in termini di volumi che di portata e, in particolare, spera di supplire attraverso le quattro rotte alternative.