Roma, 9 dicembre 2023 – Il dibattito sulle gabbie salariali è tornato al centro dell'attenzione dopo la recente bocciatura del salario minimo alla Camera. Secondo questo sistema, più alto è il costo della vita, più elevato è lo stipendio e viceversa. Questo implicherebbe che, a parità di mansione, i lavoratori del centro-nord Italia percepirebbero una retribuzione superiore rispetto ai colleghi del sud. Tale approccio potrebbe favorire i consumi al centro-nord, dove il costo della vita attuale frena gli acquisti delle famiglie, e allo stesso tempo fornire risorse alle imprese del sud, abbassando i costi del lavoro. Ma è davvero così?
Origine delle gabbie salariali
Le gabbie salariali sono già state adottate in passato in Italia e non hanno avuto una grande fortuna, spazzate via dall'autunno caldo del '69. Introdotte nel 1945 grazie ad un accordo tra Confindustria e Cgil, unico sindacato di allora, avevano come obiettivo – e lo avrebbero anche oggi – di adeguare gli stipendi al costo della vita, aumentato a causa dell'inflazione. All'epoca c'era la lira, le aziende aumentavano gli stipendi e in contemporanea aumentavano anche i prezzi dei prodotti, portando ulteriormente verso l'alto inflazione. Un circolo vizioso, con i lavoratori che, pur con gli stipendi più alti, si ritrovavano ad affrontare un costo della vita che diventava ancora più alto.
Con le gabbie salariali, si adeguavano i salari al costo della vita che c'era in un determinato territorio. Alla fine l’Italia venne divisa in sette zone 'salariali', tre al Nord e quattro al Sud. Ma il gap tra uno stipendio e l'altro poteva raggiungere anche il 30 per cento. Il salario più alto fu fissato nella provincia di Milano, il più basso a Enna, con un divario appunto del 30 per cento tra l'uno e l'altro, secondo quanto emerge da uno studio di Guido De Blasio e Samuele Poy, pubblicato anche sul sito della Banca d'Italia.
Pro e contro delle gabbie salariali
La discussione sulle gabbie salariali è aperta. I sostenitori di questo sistema ritengono che possa ridurre le disuguaglianze, uniformare le retribuzioni tra le regioni e promuovere uno sviluppo economico più equo. Inoltre, attraverso la contrattazione collettiva, le gabbie possono tutelare i lavoratori con minore potere contrattuale, assicurando loro retribuzioni adeguate, specialmente per i ruoli meno qualificati.
D'altra parte, i critici sostengono che le aziende potrebbero essere limitate nella gestione delle retribuzioni basate sul merito, impedendo loro di attirare talenti chiave o di premiare i dipendenti più meritevoli. Inoltre, le gabbie salariari potrebbero determinare distorsioni economiche anche all’interno di una stessa regione e disincentivare la produttività, mentre alcune aree potrebbero risentire di una diminuzione delle opportunità di lavoro a causa dei costi imposti dalle restrizioni salariali.