Roma, 15 novembre 2024 – Una cordata italiana libera Mps dalle mani del Tesoro, ponendo le basi per la nascita del terzo polo bancario. A poco meno di un anno dall'avvio della privatizzazione chiesta da Bruxelles, il Mef colloca il 15% dell’istituto senese. La mossa frutta alle casse dello Stato oltre 1 miliardo di euro e porta il Tesoro a scendere fino all’11,7% del capitale dell’istituto senese. Il collocamento rappresenta un segnale forte indirizzato a Bruxelles rispetto alla risoluzione del Tesoro a rispettare l’impegno a privatizzare la banca entro fine anno, termine entro il quale dovrebbe scadere la proroga concessa dall'Ue per dismettere la quota. Ma non solo, considerando che a rilevare le azioni della banca di Siena sono state soprattutto realtà italiane, l’intervento scongiura per il momento l’ingresso di un contendente straniero per uno dei principali gruppi bancari italiani. Ad aggiudicarsi il collocamento sono infatti il gruppo Caltagirone che compra il 3,5% e la Delfin degli eredi di Leonardo Del Vecchio per un altro 3,5%. Il piatto più ricco è però di Banco Bpm, anche grazie alla quota rilevata dal gruppo del risparmio gestito Anima, il cui controllo è nei radar di Piazza Meda.
Il Tesoro incassa 1,1 miliardi
A mercati chiusi il Tesoro annuncia di aver avviato il collocamento di circa il 7% di Mps, pari a circa 88,2 milioni di azioni. Poco dopo l’operazione si chiude con la vendita di oltre il doppio del capitale inizialmente previsto, ovvero il 15 per cento. Il Mef giustifica la straordinarietà dell’operazione con una domanda altrettanto raddoppiata. Il Tesoro registra così un incasso di 1,1 miliardi di euro, vendendo le azioni di Siena a un premio del 5% rispetto alla chiusura di Borsa. Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti brinda alla manovra battezzandola come operazione “di politica bancaria e finanziaria italiana volta a rafforzare l’azionariato di un player importante nel mercato del credito in modo serio e riservato come da sempre dichiarato in questi due anni di governo”.Di fatto per il governo il saldo dei collocamenti effettuati su Mps è pari a circa 2,6 miliardi. In portafoglio al Mef resta una quota dell’11,7% che in Borsa vale circa 800 milioni. Il Tesoro scende quindi sotto il 20% del capitale di Siena, soglia fissata dall’Ue come obiettivo della privatizzazione. Il Monte dei Paschi torna quindi in mano privata, a sette anni dal salvataggio pubblico che ha evitato il fallimento della banca più antica del mondo.
Il ruolo di Banco Bpm
Dopo la mossa a sorpresa di mercoledì sera, Banco Bpm gioca un ruolo di primo piano nell’azionariato del Monte e per il gruppo guidato da Giuseppe Castagna vi sono ulteriori margini per affermarsi al terzo posto nel panorama bancario nazionale. Banco Bpm rileva il 5% di Mps annunciandolo con una nota pubblicata al termine di un cda straordinario. L’operazione da circa 530 milioni avviene tramite Banca Akros, la banca di investimento del gruppo. Insieme a Bpm c’è Anima, la società di gestione del risparmio di cui Piazza Meda è primo azionista con il 22% del capitale e su cui può salire al 100% in caso di esito positivo dell’Opa appena lanciata. Anche Anima approfitta del collocamento e mette le mani su una quota del 3% del capitale di Mps offerto dal Tesoro. Il conto aggregato è pari al 9% del capitale, portando Banco Bpm e Anima a diventare il secondo azionista di Siena dopo il Mef. Banco Bpm assicura di non avere ulteriori mire nei confronti di Mps. La mossa, spiega il Banco, "si inserisce nel contesto più ampio dell'offerta pubblica di acquisto" sull'asset manager "ed è coerente con la strategia del gruppo di rafforzamento delle proprie fabbriche prodotto". Castagna assicura di non avere intenzione di chiedere alla Bce l'autorizzazione a "superare la soglia del 10%" e di restare "focalizzato” sugli obiettivi del piano al 2026, confermando “la propria strategia stand alone".
Gli effetti sul panorama bancario italiano
Nessuna fusione sarebbe dunque in vista per Banco Bpm. Ma la sua presa di posizione nel capitale dell’istituto di Siena, insieme a quella di Caltagirone e Delfin, segna una nuova fase per il panorama bancario nazionale. Il rafforzamento di Banco Bpm getta infatti le basi per un potenziale terzo polo, sebbene i tempi siano ancora incerti. Inoltre la mossa per il Banco sembra avere una valenza difensiva rispetto a un possibile tentativo di espansione da parte del principale azionista Crédit Agricole, che possiede oltre il 9% del capitale e potrebbe essere interessato a un’operazione simile a quella di Unicredit su Commerzbank. L'operazione, di fatto, rende meno probabile un intervento di Unipol per entrare nel capitale di Mps. Solo pochi giorni Unipol aveva criticato i benefici del Danish Compromise, norma che consente alle banche di calcolare i requisiti patrimoniali in modo vantaggioso quando possiedono società assicurative. Banco Bpm potrebbe avvalersi di questa norma per l’acquisizione di Anima tramite la sua controllata assicurativa, mentre le assicurazioni non possono usare lo stesso meccanismo per acquistare banche.