Roma, 2 dicembre 2024 – È trascorso poco più di un anno dalla fondazione della startup e gli investitori dimostrano di credere nella scommessa del ‘cioccolato senza cacao’: Foreverland - startup fondata nel 2023 a Conversano, nel Barese, con l’obiettivo di proporre un’alternativa sostenibile al cioccolato, a base di carrube italiane – ha chiuso, di recente, un round seed (letteralmente, ‘raccolta fondi iniziale’) da 3,4 milioni di euro.
L'azienda – fondata da Massimo Sabatini, Riccardo Bottiroli, Giuseppe D’Alessandro e Massimo Brochetta - ha ottenuto i finanziamenti da un gruppo di investitori, tra cui alcuni verticali sul food (come Grey Silo ventures, Eatable adventure e Kost capital), e altri come Cdp Venture, Exor ventures, 2100 ventures, Ulixes capital partners, Newland syndicate, Moonstone. La raccolta di capitali consentirà di completare la realizzazione del primo impianto produttivo in Puglia, a Putignano (Ba), che sarà operativo dall’inizio del 2025, e la commercializzazione del suo ingrediente innovativo, Choruba, ricavato dalla polpa di carrube.
Può esistere un cioccolato senza cacao?
È la domanda che i 4 founder della startup si sono posti di fronte a un mercato, quello del cacao, sempre più scosso dai rincari conseguenti al cambiamento climatico, da un lato, e dai dati che ne documentano la scarsa sostenibilità, ambientale e sociale, dall’altro. Nelle piantagioni di cacao in Ghana e Costa D’Avorio - Paesi da cui provengono circa due terzi del cacao mondiale – viene infatti impiegato lavoro minorile illegale. La coltivazione di cacao ha un’impronta di carbonio fra le più elevate al mondo per un prodotto alimentare (dopo carne bovina e formaggio) ed è causa di un’importante deforestazione, messa in atto per far posto al business delle piantagioni (45% di alberi andati in fumo, ogni anno, solo nel continente africano). Non solo: per produrre un chilo di cioccolato sono necessari, complessivamente, 24mila litri d’acqua. Secondo gli studiosi, se continuassimo a produrre cioccolato con i volumi attuali, il cacao potrebbe scomparire entro il 2050. A ciò si aggiungono gli effetti del cambiamento climatico, che ha falcidiato le ultime campagne di raccolta e fatto schizzare le quotazioni internazionali della fava di cacao, solo nell’ultimo anno, di oltre il 93% (dati Aretè). Un’impennata che ha allarmato l’intero settore alimentare.
L’alternativa si chiama Choruba
Probabilmente in tanti non ne sentivano parlare dai tempi delle scuole medie: la carruba, pianta assai diffusa in Sicilia e nei paesi del Mediterraneo, è citata infatti nel capolavoro di Giovanni Verga, ‘I Malavoglia’, nonché in diversi passaggi dei Vangeli, il più celebre dei quali è certamente la parabola del figliol prodigo. La cultura popolare associava già da tempo questo antico legume al cioccolato, tant’è che spesso la carruba è definita ‘il cacao del Mediterraneo’ per la sua polpa dolce e pastosa, in grado di ricordare quella del cioccolato. Se, fino agli anni agri della Seconda guerra mondiale, la carruba è servita a sfamare migliaia di persone – come ricordano importanti testimonianze storiche siciliane – ora è impiegata quasi esclusivamente per l’alimentazione del bestiame, o sotto forma di addensante ed emulsionante. In particolare, l’industria farmaceutica, cosmetica e alimentare sfruttano le proprietà addensanti dei semi, mentre scartano tutto il resto del frutto, compresa la polpa.
Arriviamo, così, all’intuizione dei fondatori di Foreverland: utilizzare un sottoprodotto di un cibo povero e, finora, scarsamente valorizzato per dar vita a un ‘superfood’ ricco di proprietà nutrizionali, gustoso e invitante. Dopo innumerevoli prove in laboratorio, i quattro giovani founder di Foreverland hanno lanciato Choruba, ingrediente disponibile in gocce o liquido, che può trovare svariate applicazioni nel settore alimentare come alternativa al cacao.
Polvere, praline e creme spalmabili
Sono alcuni dei prodotti già lanciati dalla startup pugliese e disponibili sul sito web ufficiale (https://foreverland.it/it). A dire il vero, i prodotti risultano ora ‘sold out’: una conferma che anche il test sul mercato – oltre a quello della solidità finanziaria - è stato superato a pieni voti. Per Giuseppe D’Alessandro, founder e Cmo della startup, originario proprio del Barese, “l’esperienza legata al gusto è prioritaria”: per questo, sono in corso test con alcuni pasticceri, che si sono mostrati disponibili a sperimentare la soluzione nell’alta ristorazione. I fondatori hanno sottoposto, inoltre, un campione di consumatori ad alcuni test d’assaggio ‘al buio’: ebbene, il 93% di chi ha assaggiato Freecao dice che ‘è cioccolato’; il 78% lo comprerebbe se lo trovasse sugli scaffali.
Progetti per il futuro
“Ci siamo impegnati nella realizzazione di una filiera della carruba 100% ‘made in Puglia’, sul modello di quella già presente in Sicilia – spiega ancora D’Alessandro -. Se la filiera siciliana ha come focus il seme, mentre destina la polpa esclusivamente al settore della mangimistica, la nostra filiera avrebbe l’obiettivo di recuperare il loro scarto di produzione per ricavarne il nostro ingrediente Choruba. È un progetto con un potenziale notevole anche per l’agricoltura pugliese, perché renderebbe più appetibile la coltivazione di carruba, ad esempio nei terreni abbandonati dopo l’epidemia di Xylella che ha devastato gli uliveti del Salento. Per il momento, stiamo contribuendo a un censimento delle piante nella nostra regione, avviato di recente dall’Ateneo di Bari. E abbiamo diversi progetti in collaborazione con varie università italiane e straniere, in particolare quella di Wageningen, attualmente sulla cresta dell’onda proprio per l’attività scientifica in ambito foodtech”.
Necessario un cambio culturale
Choruba permette di ridurre del 90% il consumo di acqua e dell’80% le emissioni di Co2, valorizzando un ingrediente dimenticato come la carruba, con una filiera totalmente italiana. "È un prodotto sostenibile e privo di allergeni, ma soprattutto è buono – sottolinea infine D’Alessandro -: il gusto, in tal senso, è prioritario rispetto al tema della salute ed è l’aspetto su cui abbiamo lavorato di più in questi mesi. Ora è giunto il momento di parlare ai consumatori che ancora non ci conoscono: è per questo motivo che, da inizio 2025, saremo presenti anche sugli scaffali della grande distribuzione con alcuni nostri prodotti”.