Venerdì 22 Novembre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

Fondi pensione, Baretta gioca la carta detassazione. "Ma le casse aiutino le imprese"

Il sottosegretario all'Economia: "Con maggiori interventi governo propenso a nuove riduzione fiscali" - di CLAUDIA MARIN

Il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta (Ansa)

Il sottosegretario all'Economia, Pier Paolo Baretta (Ansa)

Roma, 19 agosto 2016 - «Le Casse previdenziali e i fondi pensione facciano di più la loro parte nel sostenere le imprese italiane e il governo farà la sua nel favorire questo tipo di investimenti». È netto il messaggio del sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, indirizzato ai vertici di istituzioni con un patrimonio da oltre 200 miliardi di euro. Un avviso ai naviganti che suona tanto più urgente in questo periodo di nuova gelata per l’azienda Italia.

In una fase di estrema difficoltà per l’economia italiana, si guarda alle risorse dei fondi pensione e delle Casse private. In che modo è possibile mobilitarle per sostenere la ripresa?

«Noi, lo scorso anno, abbiamo messo a disposizione delle Casse e dei fondi uno sconto fiscale che compensava l’aumento della tassazione nell’ipotesi di investimenti nell’economia reale: parlo del 6 per cento per le Casse e del 9 per i fondi. Ovviamente questo è stato collegato a un decreto che ha dato ampio spazio agli investimenti soprattutto in infrastrutture».

Ma gli investimenti di questo tipo erano pochi e tali sono rimasti.

«Dai dati risulta che, su 80 milioni messi nella legge di Stabilità come copertura di questo intervento, quest’anno ne sono già stati impegnati 38. È un punto di partenza, ma certo ci si poteva aspettare di più. Va stimolato, insomma, un ulteriore intervento da parte delle Casse e dei fondi. E questo può essere fatto migliorando quel decreto nei suoi punti deboli. Ma soprattutto creando un clima di fiducia, cosa che invece non è emersa quando si è trattato sulla disponibilità delle Casse a partecipare al Fondo Atlante. Insomma gli strumenti legislativi ci sono. Siamo disponibili e interessati a migliorarli e a renderli ancora più efficaci. Credo che ci voglia però uno scatto di volontà da parte delle Casse e dei fondi».

Il governo potrebbe mettere sul piatto un bonus fiscale più consistente per queste operazioni?

«Se da parte dei fondi e delle Casse ci fosse una propensione positiva, è chiaro che allora ci sarebbe uno stimolo anche per il governo ad andare avanti in un ulteriore processo di detassazione. In presenza di una risposta positiva, saremmo più motivati a trattare verso ulteriori riduzioni fiscali».

Casse e fondi sostengono, però, che fanno già la loro parte, per aiutare il Paese, con gli investimenti nei titoli pubblici e negli immobili.

«Non c’è dubbio, ma il problema vero sono le modalità con le quali si aiuta il Paese. Quello che a noi sembra importante in questo momento non è tanto un investimento di tipo soltanto garantista, ma anche un intervento che stimoli l’economia. Non è una giustificazione che già s’investa in immobili e in debito. Questo non esaurisce, infatti, la possibilità d’investimento, tenendo conto poi del fatto che parliamo di cifre molto piccole rispetto al patrimonio complessivo di fondi e Casse: con due, tre, cinque miliardi siamo già a investimenti rilevanti. Questo riduce molto anche il concetto di rischio».

Rischio che però rimane. Considerato che fondi e Casse gestiscono risparmio previdenziale, qual è il margine di rischio che queste istituzioni dovrebbero poter assumere? L’investimento nel Fondo Atlante lo era?

«Intanto quello nel Fondo Atlante è solo uno degli investimenti. Prima di questo, l’intervento nell’economia reale riguarda appunto investimenti di tipo infrastrutturale, coerenti anche con la natura delle Casse e dei fondi. Per esempio, per il Fondo dei medici è più facile investire in sanità che non in ponti o autostrade. È chiaro che è o può essere un investimento redditizio e comunque per cifre molto piccole rispetto al patrimonio complessivo, con un margine di rischio ampiamente sotto controllo».