Roma, 22 novembre 2023 – “Saranno i fatti a parlare”. Il ministro per gli Affari Europei, il Sud, le Politiche di Coesione e il Pnrr Raffaele Fitto risponde così a chi gli riporta l'allarme dei Comuni sul taglio delle risorse in conseguenza della revisione del Pnrr. “Quando ci sarà l'approvazione della revisione – spiega – contemporaneamente ci sarà un'altra copertura finanziaria”. Entro dicembre arriveranno i 35 miliardi del Pnrr, assicura il ministro. Così come saranno i fatti a parlare a proposito del rilancio del Sud nel quadro della legge su cui ha messo il suo sigillo, già decreto Sud e ora Legge Fitto. È quel che auspica la Fondazione Mezzogiorno secondo cui la legge rappresenta un “momento di discontinuità rispetto alle inadeguatezze e ai ritardi di decenni di meridionalismo assistenziale”. Lo si legge nel documento “La Legge Fitto e la svolta da imprimere alle politiche per lo sviluppo” (link), presentato e discusso alla presenza dello stesso Fitto lunedì scorso nella sede di Unione Industriale Napoli, in un incontro moderato dal condirettore di Quotidiano Nazionale Raffaele Marmo e dal direttore del Mattino Francesco De Core. “L’obiettivo da perseguire - ha detto Antonio D’Amato, Ceo Seda International Packaging Group e Presidente della Fondazione Mezzogiorno – è far diventare il Sud l’area al primo posto d’Europa per attrazione degli investimenti. Per raggiungerlo occorre innanzitutto di evitare di sprecare risorse così come in questi ultimi decenni si è fatto sul piano regionale. Dobbiamo diventare tutti più intransigenti, più rigorosi con chi non è stato capace di spendere i fondi in modo adeguato”. È per questo che l’ex numero uno di Confindustria accoglie con favore la centralizzazione della gestione dei fondi prevista dalla Legge. “Se stiamo registrando un ritardo così importante nella spesa delle risorse comunitarie, è proprio perché la politica che fino ad oggi abbiamo seguito non funziona”, ha spiegato D'Amato, che propone di trasformare il Piano Strategico delle Zes in un “piano industriale di straordinaria intensità” per ridurre il gap di tasso di occupazione della popolazione attiva che penalizza il Mezzogiorno e l’Italia intera rispetto alla media europea, e arrivare in 5 anni dal 47% al 53%. “Per la riforma del Fondo sociale di Coesione – ha aggiunto Costanzo Jannotti Pecci, Presidente Unione Industriali Napoli – sarà importante, in ogni caso, destinare una consistente quota delle risorse agli strumenti per l’attrazione degli investimenti e la crescita delle imprese, come i contratti di sviluppo. Ai contratti di sviluppo dovrebbe essere indirizzata anche una parte cospicua delle risorse Pnrr stornate da investimenti e iniziative di cui, nell’opera di revisione effettuata, si sia verificata l’impossibilità di completamento entro la scadenza fissata per fine 2026”. Fra gli obiettivi della Legge che piacciono agli imprenditori del Sud c’è l’idea di creare una “regia unica” degli interventi per il Mezzogiorno, la decisione di preservare i principi di complementarietà ed addizionalità del fondo di Sviluppo e Coesione, la clausola di destinazione dell’80% delle risorse al Su e, appunto, la creazione di una Zona economica speciale unica che comprende tutte le otto regioni del Mezzogiorno. “Un’unica area Zes per tutto il Sud rappresenta – ha infatti precisato Fitto – una grande opportunità per competere con il resto del mondo. Giochiamo una partita importante sul fronte della semplificazione e del sostegno fiscale. Nel 2022 il costo complessivo del credito di imposta dell’intero Mezzogiorno è stato di 1,4 miliardi. Nel 2024 ci saranno a disposizione 1,8 miliardi”. Occorre superare logiche assistenzialistiche” ha continuato il Ministro Fitto. “Se mettiamo in campo una mole di risorse per le due grandi transizioni, verde e digitale, e non ci si pone il tema delle competenze, rischiamo di spendere queste risorse e non avere un livello adeguato sulle capacità di risposta a livello occupazionale”.
EconomiaFitto: “Entro dicembre i 35 miliardi del Pnrr”. D'Amato: Sud centrale per la ripresa