Lunedì 13 Gennaio 2025
ANTONIO TROISE
Economia

Fisco, il taglio per il ceto medio. Ma le risorse sono un rebus

Il viceministro Leo conferma l’intenzione per il 2025: il progetto di ridurre l’aliquota intermedia al 33%

Maurizio Leo, 69 anni, viceministro dell’Economia e delle Finanze

Maurizio Leo, 69 anni, viceministro dell’Economia e delle Finanze

Roma, 13 gennaio 2025 – Il Governo ci ritenta. Lo aveva già annunciato la premier, Giorgia Meloni, durante la sua conferenza stampa di “inizio d’anno”, spiegando che l’attenzione dell’esecutivo resta concentrata sul ceto medio, grande deluso dell’ultima manovra. E ieri, il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, dalle colonne del Corriere della Sera, ha assicurato che il 2025 sarà l’anno del taglio delle tasse per questa fascia di reddito. Tutto bene? Non proprio. Perché restano tutte da trovare le coperture necessarie per finanziare il taglio delle imposte. E il Mef non ha alcuna intenzione di abbandonare la strada del rigore e della riduzione del deficit.

Sul tavolo, già da qualche mese, c’è il progetto condiviso da tutti i partiti del centrodestra, a cominciare dalla Lega, per ridurre l’aliquota intermedia dell’Irpef dal 35 al 33%. Forza Italia vorrebbe spingersi oltre, portando lo scaglione da 50mila a 60mila euro. Ma per farlo servono almeno 4,5 miliardi. Il governo aveva puntato tutto sul “concordato preventivo biennale”, i cui incassi, però, si sono fermati a 1,7 miliardi rispetto ai 2,5 previsti.

Per trovare coperture alternative, si stanno valutando due strade. La prima riguarda i crediti fiscali non riscossi, una montagna che vale 1.275 miliardi di euro. “È stata istituita una commissione tecnica, incaricata di analizzare il ‘magazzino della riscossione’, ossia l’insieme dei crediti fiscali non riscossi, con l’obiettivo di proporre soluzioni che evitino l’ulteriore accumulo e il relativo smaltimento”, annuncia Leo, ricordando come nel 2024 lo Stato sia riuscito a recuperare 32,79 miliardi di euro, cifra in netto aumento rispetto al 2023 (31 miliardi). Una stretta che, però, non cambia rotta rispetto alla riforma fiscale, dove resta centrale, ribadisce il viceministro, “l’idea di un fisco che smette le vesti di ‘controllore sospettoso’ per diventare un ‘partner affidabile’”.

L’altra strada per fare cassa resta quella della “rottamazione quinquies. Lega e Forza Italia avevano già tentato di riaprire i termini prima con il decreto Omnibus e poi con la manovra. Tentativi andati a vuoto. Ora potrebbero tornare alla carica con un emendamento al decreto Milleproroghe. Ma la strada è in salita dal momento che non si tratterebbe di uno slittamento dei termini ma di una nuova rottamazione. Sarebbe in ogni caso la mossa più diretta per fare cassa. Infatti, secondo la relazione finale dell’ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini, nei primi 11 mesi dello scorso anno la rottamazione ha permesso di incassare 4,6 miliardi.