Roma, 8 ottobre 2019 – Allarme dell'Istat sull'evasione fiscale che "persiste a livelli elevati" e mina il rafforzamento della crescita. Sempre in tema di fisco, oggi Bankitalia solleva l'esigenza di una riforma "complessiva e organica" che "non può consistere nell’abbattere tutte le imposte".
Evasione fiscale
I dati contenuti nella Relazione sull’economia non osservata allegata alla Nota di aggiornamento al Def “mostrano la persistenza di livelli elevati di evasione fiscale e contributiva, aspetti critici per il rafforzamento della capacità competitiva e di crescita del nostro Paese e per l'efficacia e l'equità delle politiche pubbliche”. Così il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo nell’audizione sulla Nadef. Le stime della relazione evidenziano in media, nel triennio 2014-2016, un gap complessivo pari a circa 109,7 miliardi. Motivo per cui Bankitalia vede “con favore” gli incentivi ai pagamenti tracciabili che aiuteranno il contrasto dell’evasione e di “altri comportamenti illegali; fermi restando i presidi necessari per evitare invadenze indebite nella sfera privata e per tutelare chi ha ancora difficoltà a usare” la moneta elettronica. Lo afferma il vicedirettore generale Signorini, che prosegue: “Serve un’adeguata riflessione tecnica, per minimizzarne il costo, la complessità concettuale e operativa” ed “eventuali effetti distorsivi, e quindi per massimizzarne l’efficacia”. DAZI – Dopo la lotta all’evasione fiscale, il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo si è soffermato sul tema dei dazi. “L’imminente introduzione di nuovi dazi all’importazione negli Usa, secondo una logica di tipo selettivo differenziata per tipologia di prodotti a seconda del paese Ue di provenienza, impatta in modo significativo su un numero limitato di prodotti di eccellenza della nostra filiera agro-alimentare”, ha dichiarato il presidente dell’Istat. Nel complesso, “il valore economico di questi prodotti ammonta nel 2018 a circa 400 milioni di euro, che incidono per meno dell’1% sull'export nazionale verso gli Usa, rappresentando quasi il 10% del valore economico delle vendite di prodotti alimentari italiani negli Usa”, ha sottolineato. “Le regioni che si caratterizzano per un maggiore peso di questi prodotti, sia rispetto all'export complessivo che a quello specifico dei prodotti alimentari verso gli Usa, sono la Sardegna (quasi il 10% dell'export totale, oltre l'80% su quello alimentare), la Valle D'Aosta (1,4% e oltre il 40%), l'Emilia Romagna (1,6% e oltre il 20%), la Lombardia (meno dell'1% e piu' del 15%). Seguono - ha concluso il presidente dell’Istat Blangiardo -, con un peso dei prodotti oggetto di nuovi dazi sul totale dei prodotti alimentari esportati compreso tra il 5% ed il 10%, Calabria, Lazio, Piemonte, Veneto e Campania”.
Bankitalia
Per Banca d'Italia “sembra necessaria una riforma fiscale complessiva e organica” che “non può consistere nell’abbattere tutte le imposte”. A sottolinearlo è il vicedirettore generale di Palazzo Koch, Luigi Federico Signorini, in audizione sulla Nota di aggiornamento al Def consegnato alle commissioni Bilancio di Camera e Senato. Nella definizione dei provvedimenti da adottare, spiega il vicedirettore, “sarà opportuno prendere in considerazione in modo complessivo gli strumenti disponibili, incluse le imposte indirette”. RIDURRE IL DEBITO... – Per la Banca d’Italia “la situazione di questi anni è storicamente eccezionale. I tassi nominali – spiega ancora il vicedirettore generale Signorini – sono i più bassi che si ricordino”. Perciò, “questa situazione va sfruttata per mettere il rapporto tra debito e prodotto su un sentiero di durevole discesa. Molto – prosegue – dipende dalla politica di bilancio nel medio e lungo periodo. È sicuramente opportuno modulare il percorso di riduzione del debito alla luce del contesto macroeconomico; tuttavia, solo nella misura in cui il perseguimento dell’obiettivo fondamentale resta convinto e credibile si può contare su un minore sacrificio in termini di interessi, su una minore fragilità rispetto alle incertezza dell’economia europea e globale”, aggiunge. “Ridurre il debito richiede che si programmino, nel medio periodo, avanzi primari abbastanza elevati da conseguire l’equilibrio di bilancio concordato in sede europea e previsto dalla nostra carta costituzionale”. ... E IL CUNEO FISCALE – Per Bankitalia uno stimolo “non irrilevante” per il rilancio dell’economia può derivare anche dalla riduzione del cuneo fiscale. Misura che secondo il vicedirettore generale Signorini accrescerebbe “sia la competitività delle imprese, sia i redditi reali e quindi i consumi delle famiglie. “La scelta di disattivare integralmente le clausole nel 2020 – spiega Signorini – limita l’ammontare di risorse che possono essere dedicate alla riduzione del cuneo”.