Giovedì 24 Ottobre 2024
CLAUDIA MARIN
Economia

La Finanziaria in Parlamento: sulla Sanità salta il piano assunzioni, per le pensioni è subito scontro

Giorgia Meloni: “Senza il Superbonus avremmo potuto aumentare le minime con 20mila euro per ogni pensionato”

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti

Il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti

Roma, 24 ottobre 2024 – La legge di Bilancio da 30 miliardi approda in Parlamento, firmata dal Capo dello Stato. A comporla 144 articoli che confermano l’impianto varato una settimana fa: dalle misure per ridurre le tasse ai lavoratori e aiutare le famiglie ai «sacrifici» a carico di banche e assicurazioni, dai tagli ai ministeri al tetto agli stipendi dei manager degli enti. Ma se su questi fronti non ci sono polemiche accese, è sulla sanità e sulle pensioni che si consuma lo scontro: gli interventi previsti deludono i sindacati dei medici che proclamano lo sciopero e fanno salire sulle barricate direttamente Elly Schlein. E anche l’aumento degli assegni minimi finisce nel mirino: per gli anziani con il trattamento più basso – calcolano i sindacati – sono appena 10 centesimi al giorno, 3 euro mensili. Anche se Giorgia Meloni avvisa: senza il Superbonus avremmo potuto aumentare le minime con 20mila euro per ogni pensionato.

Irpef e cuneo, i pilastri

Nei 144 articoli del disegno di legge si spazia dal nuovo meccanismo per rafforzare le busta paga dei dipendenti (arriva un bonus fino a 20mila euro e meccanismo fiscale a décalage fino a 40mila euro) alla stretta sulle detrazioni per chi ha un reddito oltre i 75mila euro con quoziente familiare, dal tetto ai compensi per gli enti alle risorse per i contratti pubblici, dall’estrazione aggiuntiva per il Superenalotto al restyling dei bonus edilizi, fino alle pensioni, con la proroga di Quota 103, Ape sociale e Opzione donna.

Pensioni minime a secco

Sul fronte previdenziale c’è anche l’aumento delle pensioni minime, che dal 2025 salgono del 2,2% a 617,9 euro: tre euro in più dai 614,77 attuali. Ma senza un’intervento sarebbero calate, scese a 604 euro. La Uil pensionati, però, fa i calcoli: i pensionati si dovranno «accontentare di 10 centesimi al giorno per il 2025 e probabilmente circa 4 centesimi per il 2026». «Un’elemosina senza pudore», la definisce il leader M5s Giuseppe Conte. Ma la Meloni non ci sta e torna all’attacco del Superbonus (senza –avvisa – «avremmo potuto» ampiamente «aumentare le minime» con «20mila euro per ogni pensionato») e rivendica: si concentra sulle priorità, «lavoro, salari, famiglia e sanità e lo fa senza aumentare le tasse e mantenendo i conti in ordine». E poi dal prossimo anno, con maggiori risorse – spiega facendo implicito riferimento al concordato – la sfida è quella di ridurre gli scaglioni del ceto medio.

Scontro sulla sanità

La contesa più rilevante tra governo, sindacati e opposizioni è per la sanità. La manovra stanzia 1,3 miliardi per il 2025 e risorse per i contratti. Promettendo assunzioni dal 2026. Per i sindacati dei medici e degli infermieri non basta: si «conferma la riduzione del finanziamento rispetto a quanto annunciato», denunciano Anaao, Cimo e Nursing Up, che il 20 novembre incroceranno le braccia e scenderanno in piazza. A incalzare è la leader del Pd, Schlein: «Il testo della manovra purtroppo conferma i nostri timori: il governo Meloni ha deciso di dare un altro colpo al Servizio sanitario nazionale, riducendo il finanziamento rispetto agli annunci roboanti delle scorse settimane. Così si calpesta la sanità pubblica e non è un caso che i medici abbiano confermato lo sciopero nazionale. Con 1,3 miliardi non si raggiunge nemmeno la metà dei fondi necessari per tagliare le liste d’attesa e assumere nuovo personale sanitario. Scompare il piano straordinario per le nuove assunzioni. È una batosta clamorosa per il servizio sanitario nazionale». Altrettanto drastico il verdetto della Cgil: «Un vero e proprio festival dei tagli al welfare universalistico, agli investimenti e ai servizi pubblici che si scaricherà per intero sulle fasce popolari».

Banche

Il contributo per le banche si concretizza nel rinvio delle deduzioni sulle Dta (imposte differite attive) con cui il governo conta di incassare 4 miliardi nel 2025 e 2026: un «sacrificio» per le banche, ma «non mi aspetto un aumento di tariffe e costi dei servizi» per i clienti, perché «saranno assorbite nei conti economici» degli istituti di crediti, assicura il presidente dell’Abi Antonio Patuelli. Le assicurazioni, invece, dovranno pagare annualmente l’imposta di bollo sulle polizze vita.