
"NEUTRALI sui titoli di Stato americani (Treasury bond), ancora prudenti sui Bund tedeschi e positivi sulle obbligazioni governative dei cosiddetti...
"NEUTRALI sui titoli di Stato americani (Treasury bond), ancora prudenti sui Bund tedeschi e positivi sulle obbligazioni governative dei cosiddetti Paesi europei periferici come l’Italia". È la posizione espressa nelle scorse settimane da Mauro Valle (nella foto) capo del segmento del reddito fisso di Generali Asset Management, società di gestione del risparmio appartenente al gruppo assicurativo Generali. In un co,mmento, Valle ha analizzato innanzitutto lo scenario internazionale, complicatosi per ragioni legate soprattutto agli eventi geopolitici. Negli Stati Uniti è iniziata la politica protezionistica di Trump, che sta erigendo (o minaccia di erigere) barriere doganali sui commerci esteri, imponendo dazi sulle merci importate. Ciò preoccupa la comunità finanziaria, che teme un possibile rallentamento dell’economia internazionale, con il rischio di una vera e propria recessione negli Stati Uniti. Al di qua dell’Atlantico, invece, la fase di stagnazione dell’economia tedesca prosegue, mentre il governo di Berlino cerca di contrastarla con un programma di stimoli da centinaia di miliardi di euro.
"Da metà gennaio i tassi Usa sono scesi di circa 60 punti base (0,6%), tornando in area 4,2%, cioè sui livelli osservati all’inizio di novembre", ricorda Valle, aggiungendo: "La discesa è stata più marcata da metà febbraio in poi, cioè da quando Trump ha cominciato ad annunciare, rinviare o modificare i dazi verso Canada, Messico e Cina, preannunciandone inoltre di nuovi verso l’Europa. Questa politica protezionistica ha aumentato l’incertezza tra gli investitori, che non riescono a valutarne l’impatto in termini di crescita economica e inflazione". Nella prima metà di marzo si sono accentuati i timori di un rallentamento economico significativo, dopo trimestri di crescita sostenuta.
Nelle ultime settimane, osserva Valle, i mercati sono passati da un Trump trade (caratterizzato da tassi e mercati in rialzo, elevata spesa pubblica e basso impatto delle tariffe) a uno scenario opposto, in cui il presidente americano sta modificando l’assetto geopolitico, attuando con decisione la politica protezionistica e riducendo le spese statali. I mercati hanno quindi riprezzato il rischio di recessione negli Stati Uniti, determinando un calo dei tassi e degli asset rischiosi, come le azioni.
"Anche le aspettative sulle prossime mosse della Federal Reserve sono cambiate: ora il mercato prevede tre tagli entro la fine dell’anno", aggiunge Valle. L’andamento dei tassi americani dipenderà dai rischi crescenti di rallentamento economico, dall’evoluzione dell’inflazione e dalle notizie relative alle decisioni sui dazi. "Dato l’elevato livello di incertezza, continuiamo ad avere una visione neutrale riguardo ai tassi statunitensi", afferma Valle. L’annuncio da parte dei due principali partiti tedeschi di un massiccio programma fiscale per infrastrutture e difesa ha innescato, in soli due giorni, una salita di 40 punti base nei tassi dei Bund decennali, passati dal 2,5% al 2,9%.
"Il mercato ha riprezzato questo storico cambio di paradigma da parte della Germania", osserva Valle, sottolineando che il piano tedesco prevede, in base alle informazioni disponibili, una spesa annua pari a circa l’1,5% del pil (60 miliardi di euro) per la difesa e 500 miliardi in dieci anni per le infrastrutture. In termini fiscali, ciò si traduce in un deficit più elevato nei prossimi anni e in un trend crescente del rapporto debito/pil. Tuttavia, evidenzia il gestore di Generali Investments, "questo piano rappresenterà sicuramente uno stimolo per la crescita economica tedesca nel prossimo futuro". Secondo Valle, la Germania sembra comunque in grado di sostenere un tale intervento senza compromettere, almeno per ora, il proprio status di Paese con rating tripla A, grazie alla solidità dei conti pubblici. Le prospettive per i tassi dei Bund tedeschi, però, rimangono incerte. L’offerta di titoli sul mercato è destinata inevitabilmente ad aumentare e, come già sottolineato, persistono le incertezze legate alla politica protezionistica dell’amministrazione Trump.
In questo contesto, la Banca centrale europea (Bce) ha ridotto il tasso di interesse ufficiale di 25 punti base (0,25%), portandolo al 2,5%, con l’obiettivo di stimolare l’economia ed evitare un rallentamento marcato. Tuttavia, secondo Valle, il punto di arrivo della politica monetaria nel Vecchio Continente appare ora meno chiaro. La presidente della Bce, Christine Lagarde, ha ribadito che la banca centrale adotterà un approccio data dependent, ovvero prenderà le sue decisioni in base all’andamento dei dati economici. È opinione diffusa che gli stimoli fiscali decisi dal governo tedesco avranno effetti positivi anche sull’economia degli altri Paesi dell’Eurozona, Italia e Francia incluse.
Per questo motivo, Valle ha confermato a marzo una visione positiva sui titoli di Stato europei dei Paesi periferici, inclusi i Btp italiani. Sui Bund tedeschi, invece, il consiglio è di rimanere prudenti: un ulteriore calo dei prezzi e un aumento dei rendimenti potrebbero creare opportunità di acquisto, ma è meglio procedere con cautela. Mentre a marzo i Bund decennali hanno iniziato a rendere il 3% lordo, i Btp di pari scadenza hanno offerto un rendimento leggermente superiore, attestandosi intorno al 3,9%. Per gli investitori alla ricerca di un flusso cedolare più interessante, i titoli italiani risultano dunque più generosi rispetto ai loro omologhi tedeschi.