FONDI COMUNI, AZIONI bond o Btp? Di fronte a queste quattro alternative, nel 2023 molti risparmiatori italiani hanno fatto una scelta netta: hanno voltato le spalle ai prodotti del risparmio gestito come i fondi di investimento, per acquistare in maniera crescente obbligazioni e titoli di stato. A dirlo sono i dati di Assoreti, l’associazione di categoria che rappresenta in Italia le banche che operano attraverso i network di consulenti finanziari. Tra gennaio e fine novembre del 2023 (in attesa delle rilevazioni di dicembre), le reti di consulenti finanziari italiane hanno raccolto oltre 38 miliardi di euro di nuovi risparmi, poco meno rispetto ai 39 miliardi circa dello stesso periodo del 2022. Di questo tesoretto, però, ben 37 miliardi sono stati investiti nel cosiddetto risparmio amministrato, cioè nell’acquisto diretto di titoli come appunto le azioni, le obbligazioni e i Buoni del Tesoro Poliennali (Btp).
Soltanto 800 milioni circa sono andati invece al risparmio gestito, cioè sono stati investiti in quote di fondi comuni. In un anno, la raccolta del risparmio gestito attraverso le reti di consulenti finanziari è crollata da 14 miliardi a meno di un miliardo di euro. Il perché di questo trend non è difficile da capire: tra il 2022 e il 2023, la Banca centrale europea ha innalzato velocemente i tassi d’interesse che, fino a un paio di anni fa, erano inchiodati ai minimi storici, addirittura sotto lo zero. E così, i titoli a reddito fisso come i Btp e le altre obbligazioni sono tornati a rendere fino al 4-5% lordo, spingendo molti nostri connazionali a riscoprire il loro vecchio amore, quello per le attività finanziare che garantiscono un interesse sicuro e predeterminato, senza dipendere dall’incertezza dei mercati azionari. È stata la scelta giusta? La risposta ovviamente dipende dalle specifiche esigenze di ognuno. L’importante è che si tratti comunque di una scelta consapevole, all’interno di un portafoglio ben diversificato e costruito seguendo i consigli giusti. Di sicuro, guardando ai dati di Assoreti, emerge che i consulenti finanziari in Italia riescono a mantenere una certa forza nell’industria del risparmio e a raccogliere molti soldi tra le famiglie, anche se sono cambiate le preferenze degli investitori. Tra le banche che operano attraverso le reti di consulenti, la raccolta maggiore è stata realizzata nel 2023 (sempre con dati aggiornati a fine novembre) da Fideuram ISPB che fa capo al gruppo Intesa Sanpaolo e ha registrato flussi complessivi per quasi 11,6 miliardi di euro. In seconda posizione Fineco, che ha già pubblicato i dati sull’intero 2023 e in 12 mesi, con la sua rete di consulenti finanziari, ha raccolto 7,1 miliardi. Ai primi posti della classifica anche Banca Mediolanum che lo scorso anni ha registrato flussi positivi per oltre 7 miliardi i di euro. La rete del gruppo guidato da Massimo Doris (nella foto sopra) è però quella che ha avuto la raccolta maggiore (4 miliardi circa) nel risparmio gestito che, secondo gli addetti ai lavori, è il segmento di business notoriamente più redditizio, poiché permette alle banche di incassare maggiori commissioni e di instaurare un rapporto di lungo periodo con la clientela.
Nella graduatoria di Assoreti, svettano per entità della raccolta nel 2023 Allianz Bank Financial Advisors con circa 5,2 miliardi di flussi positivi (con dati aggiornati a fine novembre). E si piazza ai primi posti anche Banca Generali con oltre 5,86 miliardi di euro di raccolta sull’intero anno passato. Ha da poco pubblicato i dati sui flussi del 2023 anche il gruppo Azimut, presente in forze anche all’estero. Nell’arco di 12 mesi, la società guidata da Pietro Giuliani ha raccolto in totale 6,9 miliardi di euro.