Giovedì 31 Ottobre 2024

"Rigenerazione delle città: in campo finanza e risparmio"

La trasformazione urbana e infrastrutturale, guidata da trend demografici, ambientali, sociali e tecnologici, impatterà sull'economia mondiale. Il ruolo cruciale di finanza e risparmio nel gestire gli effetti futuri sulle città emerge da studi di McKinsey&Company e Acri. Coima promuove investimenti sostenibili per affrontare sfide come il cambiamento climatico e la rigenerazione urbana in Italia.

"Rigenerazione delle città: in campo finanza e risparmio"

La trasformazione urbana e infrastrutturale, guidata da trend demografici, ambientali, sociali e tecnologici, impatterà sull'economia mondiale. Il ruolo cruciale di finanza e risparmio nel gestire gli effetti futuri sulle città emerge da studi di McKinsey&Company e Acri. Coima promuove investimenti sostenibili per affrontare sfide come il cambiamento climatico e la rigenerazione urbana in Italia.

LA TRASFORMAZIONE, appena iniziata, è destinata ad avere una forte accelerazione. Trend demografici (crescente livello di urbanizzazione, invecchiamento della popolazione e mobilità connessa alla migrazione verso la città), ambientali (riduzione di consumi ed emissioni, mitigazione della città come principale contributore, necessità di indipendenza energetica), sociali (polarizzazione sociale, modifiche nella domanda, costante crescita della polarizzazione nella ricchezza e divario tra prezzi e salari) e tecnologici (intelligenza artificiale, digitalizzazione e mobilità) andranno a impattare fortemente nei prossimi anni l’economia mondiale, che sarà condizionata tanto da dover affrontare la necessità di una transizione urbana e infrastrutturale strategica. Lo attesta una ricerca elaborata da McKinsey&Company per Coima, la società che ha appena suggellato, col progetto Inspiring Cities, i suoi primi cinquant’anni di attività.

Se la sfida è affrontare, mitigare e finanziare processi per gestire gli effetti e gli impatti previsti in futuro sulle città, mondo della finanza e del risparmio ricoprono un ruolo cruciale, anche per le possibili ricadute di natura sociale, oltreché sotto il profilo economico e industriale. Emerge con forza dall’ultima indagine Acri su italiani e risparmio la fotografia di una marcata "percezione del ruolo sociale del risparmio, strumento fondamentale per garantire crescita economica, sviluppo sociale e civile del Paese" e, soprattutto, una salda "consapevolezza del legame tra risparmio e crescita del Paese all’insegna di uno sviluppo sociale e civile (che passa dal 75% al 78%). Una consapevolezza di fatto trasversale a tutte le generazioni", anche se sono i giovani a mostrare "maggiore sensibilità verso i temi della sostenibilità economica e sociale (il 60% li ritiene molto importanti)". Accanto al risparmio privato, gli investitori istituzionali (enti e casse di previdenza, fondi pensione, fondazioni, assicurazioni, private equity, family office) sono in grado di attivare importanti risorse considerando che, come rilevato da AdEpp nel ultimo Report annuale, nel corso degli ultimi sette anni il patrimonio delle casse di previdenza ha registrato una crescita costante – con un +60% dai circa 65,6 miliardi di euro nel 2013 a circa 104 miliardi di euro alla fine del 2022 – e che il 27% del totale degli investimenti, pari a 23,4 miliardi di euro circa, è destinato a investimenti Esg.

Un’attenzione alla sostenibilità cruciale per il futuro delle città, visto che queste, nonostante ricoprano a livello mondiale solo il 3% della superficie terrestre, sono in realtà responsabili di oltre il 70% di tutte le emissioni di anidride carbonica, provenienti principalmente da edifici, dai processi di produzione energetica e dai trasporti. E che consumano l’80% dell’energia primaria mondiale. Coima ha scelto di concretizzare il proprio approccio ponendo come driver principali la sostenibilità e l’innovazione: "Crediamo che la naturale evoluzione della nostra società – precisa Kelly Russell Catella (nella foto sotto), Head of Sustainability & Communication – sia promuovere una strategia investimenti a impatto nelle comunità e città nelle quali operiamo. Contribuire positivamente alle sfide che il mondo deve affrontare oggi, come il cambiamento climatico, la creazione di comunità inclusive con pari opportunità, e allo stesso tempo raggiungere il rendimento economico atteso dai nostri investitori è il traguardo per una visione comune a lungo termine per un modello sano e resiliente".

Come osserva Manfredi Catella (nella foto sopra) – founder e ceo di Coima – nella sua introduzione al volume pubblicato in occasione dei 50 anni della società, l’Italia conta oltre il 40% di edifici costruiti prima del 1960, contro una media europea del 30%, gli edifici non occupati sono oltre il 20% rispetto a una media europea del 10%, gli edifici a rischio sismico più del 70% contro una media del 30% e i beni immobili di proprietà pubblica che potrebbero essere oggetto di trasformazione nel prossimo decennio sono oltre 130 milioni di metri quadrati, con una previsione di investimenti diretto di oltre 200 miliardi di euro e un indotto significativamente superiore. È quindi evidente la grande opportunità che il nostro Paese ha nel creare progetti di rigenerazione urbana. L’Italia potrebbe – secondo Coima – diventare così uno tra i centri più avanzati al mondo di modellizzazione, di progettazione e di realizzazione di un programma avanzato di rifunzionalizzazione infrastrutturale e urbana, in particolare, del patrimonio esistente, data la dimensione del perimetro edilizio, fra patrimonio pubblico e privato, arrivato al termine del ciclo funzionale di origine.

Con quali progetti finanziare un piano industriale di sviluppo economico fondato e orientato alla trasformazione del territorio? "Il mondo della finanza, il risparmio privato, gli investitori istituzionali nazionali (fondi pensione e assicurazione, anzitutto) possono assumere e ricoprire un ruolo cruciale nei processi di rigenerazione urbana, consentendo un’accelerazione di molti progetti e una positiva collaborazione pubblico privato". La visione di Catella punta, infatti, a individuare "capitali italiani, innanzitutto, sia istituzionali sia delle famiglie, attraverso la canalizzazione incentivata verso programmi di investimento e finanziamento allineati all’agenda del piano industriale con rendimenti finanziari coerenti con i profili di rischio e solidi nel tempo. I capitali internazionali continueranno a essere determinanti, in particolare, se veicolati per amplificare e per accelerare il raggiungimento degli obiettivi industriali del piano, in una chiave principalmente di coinvestimento con i capitali nazionali e non di sostituzione. L’Italia – conclude Catella – ha le risorse fisiche e intellettuali e può alimentare progetti virtuosi, in particolare, se ci decidiamo ad attivare il gioco di squadra".