Giovedì 26 Settembre 2024

Puntare sull’azionario o investire nei bond?

Il portfolio manager Ruben Hovhannisyan analizza il contesto attuale dei mercati, evidenziando fragilità ed incertezze che potrebbero portare a una maggiore volatilità.

CON IL NUOVO SCENARIO sul fronte dei tassi meglio puntare sull’azionario o investire nei bond? Nell’ultimo trimestre ormai alle spalle, spiega Ruben Hovhannisyan (nella foto a destra), portfolio manager, Fixed Income, Tcw, i mercati hanno continuato ad apprezzare la narrativa che ipotizzava "tassi più alti e più a lungo" e un "perfect landing" (atterraggio perfetto) dell’economia, scontando tagli della Fed molto graduali per il biennio 2024-2025. In questo contesto, i mercati creditizi sono rimasti resilienti e le azioni hanno continuato la loro ascesa verso livelli molto alti.

Negli ultimi mesi però sono anche emerse alcune fragilità che rivelano la crescente sensazione che persistano alcune criticità sotto la superficie. I dati della fine del secondo trimestre suggeriscono infatti una diminuzione della resilienza economica, una tendenza, aggiunge Ruben Hovhannisyan "che stiamo monitorando attentamente. Le aziende che si rivolgono ai consumatori retail hanno mostrato segnali preoccupanti". Anche il mercato dei tassi globali ha mostrato una certa fragilità: gli investitori si sono resi conto dell’incertezza politica. ll rischio associato alle principali elezioni (Messico, India, Francia, Regno Unito e Stati Uniti), e le relative conseguenze fiscali, potrebbero non essere state adeguatamente scontate – un modello che probabilmente persisterà e sarà ancora fonte di volatilità dei tassi. I mercati degli asset più rischiosi hanno mostrato una certa debolezza, nonostante l’apparente calma e resilienza. Il rally azionario nel secondo trimestre non è stato particolarmente ampio mentre, nel mercato del credito, il credito di qualità inferiore (obbligazioni con rating CCC) ha iniziato a sottoperformare – e questo è spesso un indicatore precoce di stress sul mercato. Quindi, nonostante la persistente narrativa del ’perfect landing’, è sempre più diffusa la sensazione che le fondamenta dell’economia e dei mercati siano più fragili di quanto le attuali valutazioni lascino intendere. Riconoscendo che le prospettive rimangono complesse, conclude Ruben Hovhannisyan "riteniamo che questi segnali di fragilità non debbano essere ignorati. Crediamo che il secondo semestre dell’anno probabilmente confermerà un peggioramento della crescita economica, con la possibilità di ulteriori tagli da parte della Fed, oltre che una maggiore volatilità del credito".

A. Pe.