INNOVAZIONE, SICUREZZA e collaborazione. Sono le parole chiave che guidano i trend del settore dei pagamenti digitali e la strategia operativa di uno dei protagonisti di questo mercato come CBI. Una fintech e Società Benefit partecipata da circa 400 banche e altri intermediari che svolge un ruolo fondamentale nell’ecosistema finanziario da oltre 30 anni. Adottando un approccio Business to Business to Customer, CBI sviluppa infatti infrastrutture, servizi innovativi ed ecosistemi digitali per il settore finanziario, supportando i pagamenti digitali, il transaction banking, i servizi di e-billing, con il servizio Cbill, e le soluzioni di open banking e open finance.
In particolare CBI sta lavorando attivamente, e ha già presentato, una serie di servizi interbancari che mirano a contrastare la minaccia delle frodi e a rendere, appunto, più sicuri i pagamenti. Parliamo di servizi come Check Iban o Name Check, che consentono di verificare la corretta associazione tra Iban e Partita Iva/Codice fiscale e nominativo del beneficiario di un pagamento, o CBI Safe Trade, che consente di raccogliere in un unico database le informazioni sulle fatture anticipate, in ottica multi-banca e multicanale, al fine di mitigare il rischio derivante dall’uso fraudolento delle stesse fatture.
CBI inoltre, spiega il dg Liliana Fratini Passi (nella foto) – è al lavoro per favorire il servizio Request to Pay a livello europeo in conformità con lo schema dell’European Payments Council, partendo da tutti i pagamenti verso la Pubblica Amministrazione. La RTP consente a consumatori e imprese di richiedere e ricevere pagamenti direttamente dal proprio conto bancario, indipendentemente dalla banca o dal fornitore di servizi di pagamento utilizzato.
Anche questa soluzione può supportare i servizi antifrode grazie a processi strutturati e verifiche in tempo reale. "È importante sottolineare – aggiunge Liliana Fratini Passi – come il successo di questi servizi derivi anche dalla capacità di aggregare vari player dell’ecosistema finanziario al fine di beneficiare degli effetti della cosiddetta “Network economy“, secondo il principio per cui quanti più utenti utilizzano un servizio, maggiore è il suo valore per tutti gli utenti".
E ancora: "L’economia di rete facilita la collaborazione tra diverse aziende e settori, promuovendo standard comuni che facilitano l’interoperabilità tra diversi sistemi e piattaforme e stimolando l’innovazione e lo sviluppo di nuovi prodotti e soluzioni, che possono essere anche personalizzati in base alle esigenze specifiche degli utenti, migliorando l’esperienza complessiva. Inoltre, la condivisione di risorse e infrastrutture può ridurre i costi operativi generando economie di scala e contribuendo a ridurre i rischi associati alle operazioni commerciali, migliorando la resilienza complessiva del sistema".
Quali sono le linee evolutive sulle quali CBI si muoverà nei prossimi anni? "Stiamo rilasciando un piano strategico quadriennale che impegnerà CBI come asset fondamentale per l’industria finanziaria nella governance di infrastrutture", risponde il dg di CBI Società Benefit . E prosegue: "Il piano vede azioni specifiche tra cui, solo per citarne alcune, il rafforzamento della postura internazionale per garantire la massima raggiungibilità e interoperabilità, in particolare su servizi di Verification of Payee, con il servizio CBI Name Check, anche attraverso l’ampliamento di partnership con altre piattaforme europee e internazionali. Quindi favorire la Request to Pay a livello europeo in collaborazione con Nexi/Eba Clearing".
"A questo si aggiungono – conclude – l’attenzione alla possibilità di integrare l’Intelligenza Artificiale generativa nell’open finance e l’importante percorso di sostenibilità intrapreso da CBI diventata Società Benefit nel 2023 a cui è seguita la presentazione della prima Relazione di Impatto nel 2024".